Celebrazione Eucaristica

presieduta da

S. E. Rev. ma Mons. Arturo Aiello

SOLENNITÀ DI MARIA MADRE DI DIO

Primi Vespri

Teano, 31 dicembre 2011

Chiesa Cattedrale

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Saluto iniziale

 

Mentre tutti i fornelli sono al massimo della potenza in queste ore, ci raccogliamo un attimo dinanzi all’altare per dire grazie al Signore del dono del tempo, del tempo che si chiude e del tempo che si apre. Poniamo tutto nelle Sue mani, anche i nostri timori, anche i ricordi negativi di questo anno: affidiamo tutto alla misericordia del Padre.

 

LETTURE

Numeri 6, 22-27

Galati 4, 4-7

Luca 2, 16-21

Omelia

 

Ho pensato di mettere da parte quello che avevo pensato di dirvi e di dedicare questo poco tempo – è sempre poco per chi parla e troppo per chi ascolta – a Paolo, uno dei giovani del gruppo ministranti della Cattedrale, che oggi compie 18 anni (l’ho appreso prima di uscire con la processione introitale). Dunque mi rivolgo a te, Paolo; magari gli altri possono pensare alle cinquecento portate e a ciò che già sta friggendo sui tanti fornelli in attesa del cenone: lasciamoli ai loro pensieri, alle loro distrazioni, ai vizi suoi diceva un testo di Renato Zero, che certamente non conosci perché datato.

Probabilmente, fin da quando hai avuto l’uso di ragione - ma questo è un termine che si usava una volta - ti sarai lamentato di essere nato il 31 dicembre, e tanto più questa sera ti è vietata la festa di 18 anni perché ci sono altre feste in giro che dovunque assorbono l’attenzione delle persone. Mi chiedo e ti chiedo se essere nato il 31 dicembre sia proprio una disgrazia, perché questa sera tutti, Paolo, anche i più superficiali, pensano al tempo e il compleanno è la grande occasione che ci viene offerta di ripensarci e di pensare al tempo, certamente non nei termini filosofici (non so se ne sei in grado o se in seguito avrai gli strumenti per farlo, ma la filosofia è la cosa più semplice di questo mondo, Paolo, perché risponde o tenta di rispondere ai perché della vita). Quindi questa sera anche l’uomo della strada dice che è passato un altro anno e lo sente sulla sua pelle, più che nelle altre sere - ma dovrebbe essere così ogni sera, anzi ogni minuto, ogni ora, ogni istante - pensa al tempo, lo avverte come amico, lo avverte come nemico: come amico perché il tempo è lo “spazio” (ed è strano parlare del tempo con categorie spaziali) dove si estende la nostra vita. Se dovessi utilizzare un termine più semplice per te e per gli altri, direi che il tempo sono le stanze, le stanze di un grande spazio che ci è offerto, che è la nostra vita, e che noi dividiamo attraverso dei muri, degli archi, attraverso una nostra architettura, che è appunto l’architettura del tempo. Forse saprai che la stessa settimana che richiama i nomi degli dei, serviva a scandire il tempo (il giorno della Luna, il giorno di Marte, il giorno di Venere, il giorno di Giove…) e quindi il tempo è questa distesa che abbiamo dinanzi come un deserto, che tu, come noi più avanti di te negli anni, sei chiamato ad arredare. Allora oggi si chiude la tua diciottesima stanza, e per tutti noi si chiude quell’appartamento, quindi quella serie di stanze, che porta l’indirizzo 2011. Che ne sarà, Paolo, del tempo che hai vissuto? E che ne è del tempo che hai dinanzi?

Il tempo vissuto - non il tuo, ma certamente il nostro e di quelli che forse stanno spiando quello che il Vescovo tenta di dirti - è attraversato dalla nostalgia e dal rimpianto: dalla nostalgia, se queste stanze sono state arredate bene, se vi abbiamo vissuto giorni di pace; dal rimpianto, se sono state stanze violente, stanze di errori. Scoprirai che non sempre si riesce a dire, in particolare alle persone a cui si vuole più bene, il proprio affetto. Adesso tu sorriderai di fronte a queste parole, ma vedrai che, davanti alla ragazza di cui ti innamorerai, comincerai a balbettare, anche se sai parlare correttamente, e questo balbettare è segno di emozione, ma anche segno di impossibilità a dire. Paolo, il nostro vocabolario è sempre così povero di parole, ci manca sempre la parola giusta o non la ricordiamo quando sarebbe la parola adatta per esprimere un sentimento, magari ad una persona particolarmente cara. Questa stanza del 18-mo anno è una stanza particolarmente attesa, perché coincide con la tua maggiore età: magari abbiamo invitato il sindaco per festeggiare il tuo 18-mo compleanno, perché a partire da domani tu sei responsabile davanti alla società dei gesti che compi; allora, ecco perché tutta questa solennità: si è scomodato il Vescovo, il sindaco e tutte le persone che vedi qui, che in questo momento cercano di identificare il tuo volto e forse pensano al giorno in cui anch’esse hanno celebrato i 18 anni. Ci sembrava - e dico “ci” perché ci sono anch’io tra queste persone - che la vita fosse immensa davanti a noi, e poi ci siamo accorti che di stanza in stanza, di appartamento in appartamento, di anno in anno la vita fugge. Si attende questa scadenza dei 18 anni, Paolo, perché c’è la vita, è in scena la vita per te, da oggi, da domani; lo sarà per tutti nella possibilità di arredare l’anno, l’appartamento che porta l’indirizzo 2012, ma per te lo sarà in modo tutto speciale, perché ci sarà la maturità da discutere, perché ci sarà la scelta universitaria, perché i tuoi sogni cominceranno a realizzarsi. Forse, quand’eri più piccolo, aspettavi questo giorno per scappare di casa, per andartene e vedrai che, più passa il tempo, più avrai voglia di rimanerci. La vita è così contraddittoria, Paolo, che mentre cerchiamo di tematizzarla, è già passata; mentre la diciamo, è già fuggita; mentre cerchiamo di afferrarla, ci sfugge di mano. Ovviamente il tuo Vescovo non vuole indulgere a pensieri tristi, sarebbe inopportuno per un 18-mo compleanno, ma dirti che queste stanze, che sono la nostra vita, questi appartamenti, queste porte che apriamo e chiudiamo - perché un giorno, la sera, il mattino, sono porte che si chiudono e porte che si aprono - questa nostra vita, Paolo, è una meravigliosa opportunità ed io vorrei - lo chiedo al Signore, e con me lo chiedono i sacerdoti presenti, i tuoi amici ministranti - che tu cogliessi tutta la preziosità di questa opportunità che non sopporta tentennamenti, che non può essere solo fuga nel passato o nel futuro, ma si racchiude tutto in questo attimo, in quello che stiamo vivendo qui, prima del cenone, magari guardando l’orologio perché abbiamo degli appuntamenti più importanti di questo.

Non è importante, Paolo, quello che farai. Speriamo - il tuo Vescovo te lo augura - che quello che farai possa coincidere più o meno lontanamente con quello che Dio ha stabilito per te, ma quello che è importante, anzi, importantissimo - e non lo devi dimenticare - è il modo con cui viviamo: non è importante che tu domani sia sindaco di Teano o ti occupi della nettezza urbana della città; è importante che tu faccia quello che farai con amore, dando il meglio di te, arredando al meglio queste stanze, anche se bisognerà chiuderle, perché quando sarai più grande ti chiederai: ma a che vale questo sforzo quando poi il tempo sfugge e con esso la vita? perché arredare queste stanze solo per un attimo, per un giorno, per una settimana, per un mese, per un anno, per un quinquennio? Invece, quando avremo esaurito tutte le chiavi di tutte le stanze della nostra vita (il tuo portachiavi ne è ricchissimo in questo momento della tua vita, i tuoi 18 anni), dovremo lasciare questo mondo più bello ai figli che avrai, ai nipoti, a quelli che verranno e che non conosci e non conoscerai. Ma questo tempo ci è dato per una meravigliosa opportunità.

Hai visto che il Vescovo, dopo la lettura del Vangelo, ha benedetto l’assemblea e anche te con il Libro dei Vangeli. Abbiamo, Paolo, una bussola per non perderci, per non disperderci in questa giungla del tempo e della vita ed è la Parola di Dio di cui nel Vangelo, oggi, ci viene detto che Maria conservava “meditandola nel suo cuore”. Tante cose che ascolti, semmai ascolti il Vangelo - spero che oggi tu possa farlo con maggiore impegno - ti sembrano cose inutili, non attinenti direttamente alla tua vita: conserva tutto, Paolo. La tentazione dei tuoi coetanei è di buttare via tutto quello che sembra non essere utile al presente; ma noi ci siamo salvati per aver conservato tante cose, tante parole, Parole di Dio ma anche parole dei genitori, parole delle persone che ci hanno amato e che sul momento non abbiamo capito. Anche tu non capisci determinate parole, probabilmente anche quelle che il Vescovo in questo momento ti sta rivolgendo: non preoccuparti, l’importante, l’essenziale è non buttarle. Maria - dice il testo del Vangelo - conservava tutte queste parole meditandole nel suo cuore. Questo è l’atteggiamento con cui affrontiamo ogni anno, ogni giorno, ogni impegno, ogni momento, anche quello della morte: conservando quello che ieri ci sembrava incomprensibile e che oggi si apre in tutto il suo splendore. I tuoi coetanei sciupano la vita, la giovinezza, il tempo, le notti, buttando tante cose che domani rimpiangeranno. Ti auguro di avere pochi rimpianti in futuro. Avrei potuto dire: Ti auguro di non avere rimpianti. Avrei mentito, Paolo, perché è impossibile non avere rimpianti, non commettere sbagli, non abbandonare delle cose; ti auguro di averne pochi, e questo è un grande augurio, cioè ti auguro di affrontare la vita con la responsabilità (“responsabilità” significa rispondere a Dio, agli altri, alla storia), assommando, inglobando, ricordando, “mettendo a dimora”, come si dice per le piante, tutte le parole che ti vengono rivolte da persone significative. Questa è la sapienza, Paolo, che il tuo Vescovo ti augura e ti raccomanda. E forse, dicendolo a te, lo dice a tutti quelli che questa sera sono venuti in Cattedrale pensando di ascoltare la predica, che purtroppo il Vescovo ha messo da parte, sul tempo, sulla memoria e sull’attesa del futuro, ma forse l’augurio detto a te può valere anche per loro. Con loro chiudiamola questa stanza 2011; un ultimo sguardo grato, di richiesta di perdono, di rimpianto, ma poi chiudiamola, stasera, stanotte, allo stappo delle bottiglie di spumante, con decisione, perché c’è un’altra chiave che apre un’altra stanza vuota. Che ci sarà, Paolo, nella stanza del primo giorno dei tuoi 19 anni? (Domani avrai 18 anni e un giorno) Non lo sappiamo. Abbiamo fiducia che il Signore prepari per te e per noi cose grandi nel futuro. Andiamo avanti con speranza, sapendo e credendo che il meglio deve ancora venire e se anche abbiamo vissuto esperienze bellissime, ciò che ci attende nel nuovo anno e nel tempo che verrà, nonostante le previsioni terrificanti degli economisti e del lavoro, è qualcosa di ancora più bello. Buon compleanno, Paolo, buon viaggio: parti per un viaggio che si chiama la vita. Ti accompagni Maria che la Chiesa pone all’inizio del nuovo anno come Madre di Dio e Madre nostra.  

 

Saluto finale

 

Ringrazio il sindaco e gli amministratori presenti: attraverso di loro giunga alla cittadinanza, non solo a qualsiasi colore ma anche fede appartenga, la benedizione di Dio attraverso la povera voce del Vescovo. E così valga per tutti voi, per le vostre famiglie: chiediamo il dono della pace. Affrontiamo con grande coraggio questo momento che la storia ci chiede di affrontare senza perderci, disperderci, piuttosto stringendoci gli uni agli altri, perché usciremo da questo momento solo insieme, come società civile e come Chiesa.

 

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Il testo, tratto direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto dall’autore.