CONCERTO DI NATALE
Coro Polifonico
Laudate Dominum e Pueri Cantores
Direzione musicale
Maestro Organista: Maria Teresa Roncone
Sabato, 26 Dicembre 2009
Chiesi Santi Cosma e Damiano
Vairano Scalo
Meditazioni
di
S. E. Rev.ma Mons. Arturo
Aiello
~
Prima
meditazione
Il
concerto è un’occasione per continuare a celebrare il Natale: non è una
parentesi, ma ne è la naturale continuazione. Vorrei, in questi tre brevi
commenti, sottolineare tre parole. La prima, anche se non è scritta così come
sto per dirla, viene dal Magnificat, che abbiamo appena ascoltato, ed è il
canto di Maria che
Seconda
meditazione
La
seconda parola è luce. Abbiamo
ascoltato un canto alla notte illuminata[1]
perché la notte ha sempre creato problemi; oggi, un po’ meno, perché la
illuminiamo, ma la notte, nelle esperienze dei primi secoli, nel lungo cammino
dell’uomo che diventava uomo, era un momento difficile, addirittura tragico.
Dunque, c’è l’esigenza della luce,
che si faccia giorno. Chi fra voi - spero tutti - abbia partecipato alla Messa
di mezzanotte, ha ascoltato il brano di Isaia: Il popolo che camminava nelle tenebre, vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra
tenebrosa una luce rifulse. Il
Natale è questo: una notte illuminata. È importante che non si dica che “la
notte è vinta del tutto”, ma “una notte illuminata”. “Notte” indica il nostro
stato comunque problematico, la nostra vita segnata da tanti limiti, ma questa
notte non è senza stelle: ha un Sole che sorge e che si chiama Gesù, il Figlio
di Dio incarnato. Questi due elementi, cari fratelli e sorelle (notte e luce, buio e luce, tenebre e splendore), vanno sempre insieme nella nostra vita:
non esiste un giorno pienamente luminoso, non esiste una notte completamente
oscura. Dunque, il Natale ci pone nell’attitudine a visitare le nostre notti.
Non è un caso che la celebrazione natalizia, cuore del Natale, avvenga nella
notte:
Rivivremo
l’elemento della luce nella
Solennità dell’Epifania, ma ricordatevi che la stella non è solo ciò che ha guidato
i Magi, ma la stella è Gesù stesso: è Lui
Terza
meditazione
La
terza e ultima parola che il Vescovo vi affida è bambino (ne abbiamo qui una folta schiera) per tre motivi. Il primo
– quello, ovviamente, centrale dell’annuncio del Natale - è Dio Bambino. Se, in questo momento, doveste
invitare il Vescovo a casa vostra a prendere un caffè, vi mettereste in
cerimonie: non così davanti a un bambino.
Davanti a un bambino non si fanno
cerimonie, un bambino ci dà la
possibilità di rapportarci a lui immediatamente, senza aver bisogno di paroloni,
senza timore di sbagliare la grammatica; se anche non sappiamo parlare bene,
sappiamo – tutti - parlare ai bambini. Per questo Dio si fa bambino: perché non vuole metterci in
cerimonie, perché Dio è sempre al di sopra di noi, al di sopra della nostra portata.
Allora, come faccio a parlare con Dio? Dovendo scegliere la natura umana,
scegliendo di salvarci attraverso l’incarnazione, Dio ha voluto anche seguire
l’evoluzione, e la vita umana comincia con l’infanzia. Quindi, bambino è Gesù Bambino. Poi bambino,
nel Natale, richiama i bambini. Pasquale, il seminarista che è qui con voi, ci
ha riportato una parola sentita qui da un bambino
che diceva alla mamma: “Mamma, ma com’è che è Natale una volta l’anno?”, cioè
il bambino, vedendo lo scintillio, i
sorrisi, i regali, l’atteggiamento di bontà delle persone, si è detto: “Forse
sarebbe il caso che facessimo Natale una volta al mese, una volta alla
settimana…”. È una domanda intelligente: “Mamma, com’è che è Natale solo una
volta l’anno?”. Allora, bambino, in
questa seconda lettura, è mettersi alla scuola dei bambini, cioè il Natale è
loro, il Natale è possibile viverlo meglio quando c’è un bambino, quando in casa arrivano i bambini: allora, anche per noi
grandi, attraverso i loro occhi, si aprono degli squarci. Quindi, bambino come candidato ideale del
Natale e ciascuno di noi ricorda i Natali dell’infanzia, lo splendore
dell’albero… Magari, erano cose povere, ma era la nostra infanzia, e l’infanzia
ha la possibilità di trasfigurare la realtà che, purtroppo, da grandi, noi
rischiamo di perdere. Dico “rischiamo”, perché il terzo riferimento al bambino siamo noi. Vi auguro, cari
fratelli e sorelle, che questo Natale risusciti, risvegli il bambino che sta dormendo in qualche
sottoscala della vostra vita, perché è vero che l’infanzia è un tempo preciso -
e purtroppo limitato - un tempo d’oro (tempo d’oro della vita d’infanzia), ma è
anche vero che qualcosa di questo bambino
rimane dentro di noi e, quindi, lo sforzo dei poeti, ma anche della fede
cristiana, è di risvegliare il bambino
che è dentro di noi. Gesù, su questo, non ha dubbi: Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli.
È difficile credere, da grandi, da scienziati, credere con le nostre
prosopopee; invece, è facilissimo per loro. Se arrivasse qui un angelo, questa
bambina non batterebbe ciglio - Oh, è
arrivato un angelo! - perché per un bambino,
un angelo è una realtà concreta. Invece, noi: Ma ci saranno gli angeli?, non ci saranno? E che sesso hanno? Tutti
gli appesantimenti di noi grandi… Allora, risuscita il bambino che è in te. Lo diceva anche Pascoli e lo dicevano anche
tanti altri poeti, ma soprattutto ce lo dice Gesù in questo Natale. Quindi, Bambino Gesù e i bambini come invitati
d’onore di ogni Natale. Ben venga, accanto al coro ben formato dei
professionisti e alla bellissima voce di Raffaele, la presenza della voce di
questi bambini che dicono: “Natale è nostro”. Riappropriatevi del vostro
Natale, perché è solo vostro. Ma, allora, non c’è niente per noi? Sì, c’è
qualcosa anche per te, se tu riesci a risvegliare il bambino, la bambina che
giace da qualche parte dentro di te, nella tua vita. A volte, basta un profumo,
una parola, una filastrocca di Natale, un canto, una suggestione, per
riportarci al tempo della nostra infanzia. La vita cristiana - e chiudo così -
è tra due infanzie: l’infanzia cronologica e l’infanzia spirituale. Se ci fate
caso, gli anziani tornano ad essere un po’ bambini, ma la vita è tra
un’infanzia e l’altra: senza aspettare di diventare bambini, da anziani, cerchiamo
di esserlo già oggi. Natale è anche il bambino
che torna a guardare, magari a fare qualche capriccio, ma anche a darci una
visione della vita più bella, che c’è anche qui, anche oggi tra noi, ma che
vedono solo i bambini. I bambini vedono gli angeli.
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Il testo, tratto direttamente dalla
registrazione, non è stato rivisto dall’autore.