INDIRIZZO DI SALUTO AL CARDINALE SEPE
di
S. E. Rev.ma
Mons. Arturo Aiello
in occasione
dell’inizio della
Peregrinatio Mariae
Roccamonfina, 2 luglio 2010
Eminenza Reverendissima,
nella voce del suo povero pastore, la Chiesa di Dio che è in
Teano-Calvi esulta per la sua presenza, per quella dei Vescovi convenuti e del
Ministro Provinciale dei Frati Minori della provincia napoletana, per fare il primo passo della Peregrinatio
dell’immagine della Madonna del Lattani per le vie, le piazze, le chiese, le
famiglie, i cuori dei fedeli di questa Diocesi.
E’
la seconda volta che Lei, cara Eminenza, visita la nostra Chiesa diocesana come
Arcivescovo di Napoli, Presidente della Conferenza Episcopale Campana e
Metropolita della nostra Diocesi. La prima volta è accaduto quattro anni fa, il
15 luglio, quando ha voluto portare il suo abbraccio al Vescovo-Arturo
che faceva il suo ingresso iniziando in questa “terra di lavoro” il suo
ministero di guida e pastore. La
Sua presenza inaspettata e gradita, la Sua parola e la Sua benedizione in un momento
delicato e di svolta nella mia vita, furono motivi di incoraggiamento e di
sostegno. Grazie.
Oggi
Lei presiede per noi questa solenne Concelebrazione inizio di un pellegrinaggio
di fede e di amore che vedrà venerata l’immagine della Madonna dei Lattani nei
centri più importanti della nostra Diocesi. “Ecco tua Madre!” è il titolo che è
stato scelto per la grazia che si snoda da questo primo passo. Sono le parole
di Gesù morente affidate a Giovanni e in lui a noi tutti. La Madre è la presenza
rassicurante alla cui ombra dorata si è svolta l’infanzia di tutti noi, la casa
dove abbiamo imparato l’arte di essere uomini, la scuola dove abbiamo appreso a
sentire e a dirigere i sentimenti, le ginocchia della prima esperienza di fede
e di preghiera, il petto dove abbiamo imparato a riposare e che nessun cuscino
è mai riuscito ad eguagliare, lo sguardo amorevole ed esigente che ci ha fatto
promettere, dopo ogni marachella, che saremmo diventati più buoni, il volto che
ci ha condotti per mano a scoprire il sorriso e il pianto come sponde dello
stesso fiume della vita. “Mamma” è la prima e l’ultima parola dell’esistenza di
ogni uomo: l’audio dei pugni chiusi di ogni bambino e delle palme aperte di
ogni moribondo. Il porto da cui si parte vincenti, a vele spiegate, nel mattino
dell’adolescenza e a cui si torna con le vele lacere,
perdenti e a volte perduti, quando il mondo va abbuiando.
Questo
ed altro, Eminenza, Gesù ha inteso affidarci con la frase “Ecco tua Madre!” e
noi da questo istante, e per tutto questo mese, vogliamo entrare nel segreto di questo
affido di noi a Lei e di Lei a noi per capire cosa fare, come essere presenti
al meglio, come uomini e come cristiani, in questi inizi di secolo e di
millennio che abbiamo sognato colmi di pace e di promesse con gli occhi del
Papa Giovanni Paolo II e che invece scopriamo pieni di fango e di
contraddizioni con gli occhi del Papa Benedetto. Alziamo per questo lo sguardo
alla Madre come nel dramma delle nozze di Cana per sentirci ripetere: “Fate
tutto quello che Egli vi dirà!”.
La
storia della fede nelle nostre diocesi campane, cara Eminenza, è profondamente
mariana e non solo la storia, ma anche la geografia che i nostri padri hanno
disegnato costellando di santuari, chiese, cappelle ed
edicole mariane il nostro territorio. Il Santuario dei Lattani è il cuore
mariano della nostra Diocesi e da questo luogo verde e salubre la Madre fa scendere sulle
mille contrade della Chiesa teanese-calena e di quella di Sessa la sua
benedizione e le sue mille grazie. A gruppi e singolarmente, spesso a piedi,
salgono i pellegrini a questo santo monte, avvalorato dal fervore di San
Bernardino da Siena e custodito dai frati minori, per incontrare la Madre, per guardarla, per
essere guardati e riconosciuti. Ma ora è Lei a lasciare il santuario per
scendere a valle (è sempre una valle di lacrime!) per incontrare i suoi figli e
mostrare loro il frutto del suo grembo: Gesù unico salvatore del mondo che
anche nell’immagine di pietra che qui veneriamo è mostrato da Lei e come
consegnato ai suoi figli.
Noi
tutti, Eminenza carissima, conosciamo la sua
sensibilità mariana al punto che “a Madonna t’accumpagna”
ha cancellato e quasi sostituito il suo motto episcopale. A Lei il nostro
grazie per essere qui con noi all’inizio di un evento di grazia che, ne siamo
certi, lascerà un’eco profonda nella storia di fede della nostra Chiesa. Ci
aiuti a fare il primo passo e a riconoscere in questi tempi duri e fuligginosi
che non siamo orfani e perduti perchè chi trova una madre trova
più che un tesoro. Grazie.
~
INDIRIZZO DI SALUTO a S. E. Rev.ma Mons. TOMMASO CAPUTO
di
S. E. Rev.ma
Mons. Arturo Aiello
a conclusione
della
Peregrinatio Mariae
Roccamonfina, 6 Agosto 2010
A nome
dell’intera Diocesi di Teano-Calvi che indegnamente rappresento, saluto con
affetto S. E. Mons. Tommaso Caputo, Nunzio Apostolico
di Malta e Libia: benvenuto nella nostra Chiesa. In te, fratello Tommaso,
saluto il Santo Padre Benedetto XVI che si rende presente e operante in ogni
parte del mondo attraverso il lavoro umile e prezioso delle Nunziature, a Lui
conferma i sensi di comunione “effectiva ed affectiva” della nostra Diocesi e del suo Vescovo.
Attraverso la tua presenza viviamo un segno della cattolicità della Chiesa e in
particolare stabiliamo e celebriamo, nella tua persona, i vincoli di comunione
che ci legano alle Chiese locali dell’isola di Malta che di recente hanno
ricevuto la grazia della visita del Papa Benedetto, e alle Chiese della Libia.
E per ultimo, per dirla tutta, viviamo questa solenne celebrazione in comunione
con la Diocesi
di Napoli di cui tu sei figlio. La Peregrinatio dell’immagine della Madonna dei
Lattani ha fatto il primo passo con la benedizione del Cardinale Crescenzio Sepe, in questi anni padre e maestro della Chiesa
partenopea, e chiude stasera il suo percorso di grazia con un figlio di quella
stessa Diocesi elevato alla dignità episcopale e mandato a rappresentare il
Papa nel mondo.
Carissimo
Vescovo Tommaso, Eccellenza Rev.ma
Mons. Felice Leonardo, Reverendissimo Ministro Provinciale, carissimi sacerdoti
e diaconi, religiosi e religiose, direttissimi figli e figlie di questa nostra
Chiesa di Teano-Calvi, la
Provvidenza ci convoca per un’ora solenne che spero lasci una
lunga scia nel nostro cuore e nella storia di tanti fedeli che venerano Maria
Santissima nell’immagine della Madonna dei Lattani. Per un mese intero la sacra
effige venerata di solito nel Santuario dei Lattani, ha percorso le strade
della nostra Diocesi, sostato nelle nostre Chiese, destato e ridestata la fede
in tanti uomini vicini e lontani. Per un mese intero è passata come sacramento
della Madre che raccoglie, consola, solleva e guarisce, Lei, l’umile fanciulla
di Nazaret che tutte le generazioni, anche la nostra,
continuano a proclamare beata! Vegliata di giorno e di notte, in una trama
interminabile di Rosari, è stata accolta nelle singole comunità con l’esultanza
di Elisabetta: “A che debbo che la Madre
del mio Signore venga a me?” e
vista partire, non senza tristezza, con l’invocazione accorata dei pellegrini
di Emmaus: “Resta con noi, perché si fa sera!”. Cortei interminabili, tappeti
di fiori, evviva e canti, addobbi chilometrici di nastri bianco-azzurri (non
era per la squadra del Napoli!), e siepi di sguardi,
lacrime, promesse di uomini tornati bambini, Celebrazioni eucaristiche, file di
fedeli per le Confessioni, Veglie e catechesi, processioni e flamboux nella notte. Ringraziamo il Signore, la comunità
dei frati e quanti si sono fatti strumento della grazia della Peregrinatio che
qui e ora solennemente concludiamo.
“Ecco
tua Madre” è stata la Parola
anima e filo conduttore dei giorni di grazia che la nostra Diocesi ha vissuto.
Poniamo sull’altare stasera la riscoperta d’avere una Madre, la consapevolezza
che Colei che ci è stata consegnata è la Madre del Redentore moribondo, che Maria
Santissima è immagine e modello della Chiesa nostra Madre che ci accoglie
bambini e alla cui ombra cresciamo fino a conseguire in noi la maturità di
Cristo. Nel sentirci figli della Madre del Signore, e dunque fratelli adottivi
del Signore Gesù, intendiamo emettere un atto di fede nella Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, un atto di amore filiale in
Colei alla cui ombra siamo nati e cresciuti e nelle cui sacre mura (in Lei
anche il morire sarà dolce!) intendiamo
congedarci da questo mondo.
Carissimo
fratello Tommaso, questa sera la
Provvidenza dispone che sia tu ad incoronare l’immagine della
Madonna dei Lattani, come
carezza di questo popolo ed onore di questa Chiesa. Nel maggio del 1987 il Cardinale Corrado Ursi,
Arcivescovo di Napoli, di venerata memoria e caro al tuo cuore, venne nella
parrocchia di Piano di Sorrento, in occasione del primo centenario
dell’Incoronazione dell’immagine della Madonna di Rosella. Ho ancora stampate
nella mente e nel cuore le parole che il già anziano Arcivescovo ci rivolse stupendo l’uditorio per la giovinezza del suo cuore
e la forza del suo eloquio. Abbattendo con forza gli stereotipi di una retorica
sul tema egli, con ardito capovolgimento, ci disse che non eravamo noi ad
incoronare la Vergine
Madre, ma piuttosto era Lei che incoronava noi secondo le
parole del Profeta Isaia “Ti incorona di grazia e di misericordia e tu rinnovi
come aquila la tua giovinezza”. L’incoronazione non è un dono dato, ma una
grazia ricevuta che indica regalità ed apre la via della conversione perché
siamo stati liberati e non è il caso che ci lasciamo “di nuovo imporre il giogo
della schiavitù” come afferma San Paolo.
Carissimo
Vescovo Tommaso, in tempi di disorientamento e di fuliggine, in questa terra
una volta denominata “Terra di lavoro” dove il lavoro è divenuto un miraggio da
decenni, in questa terra verde e “al verde”, vive un popolo che stenta a credere
e a sperare nel domani; qui, pur con grande dignità si sperimenta la fatica di
vivere, i giovani mancano di sogni e di ideali e l’economia piatta fa vivere
tanti al di sotto della soglia di povertà, qui continuamente dobbiamo dire a
Maria perché riferisca a Gesù “Non hanno più vino!”. A questo popolo che per
bocca del suo Vescovo non ritiene di dover celare, almeno a te, al tuo cuore di
padre e pastore, le sue piaghe recenti ed annose, a questa gente dispersa e a
tratti disorientata, poni sul capo una corona di oro fino perché non abbia a
perdere il senso di regalità e comprenda che si può vivere con dignità anche
sotto i cenci del presente difficile. In questo dolce Vespro della
Trasfigurazione dove, in Cristo, ogni uomo e donna si sentono “figli prediletti”,
nella memoria del pio transito del grande Papa Paolo VI che nel tramonto del 6
agosto fu ammesso alla luce senza tramonto, qui, adesso, poni una corona d’oro
sul capo ancora troppo coronato di spine di questa gente perché guardi oltre un
venerdì santo che dura già da troppo e intraveda, tra le fessure e i ceselli
delle corone nuove, una Pasqua che potentemente avanza nel silenzio della
notte. Grazie, grazie di cuore, fratello Tommaso, aiutaci in questa Eucaristia
a toccare, a nasconderci, a perderci nelle piaghe di Gesù crocifisso. Ora e
sempre. Amen.
~