PREGHIERA-GIOVANI

 

guidata da

 

S. E. REV. MA MONS. ARTURO AIELLO

 

“Conosci Samuele?”

Chiesa Cattedrale

Teano, 23 aprile 2010

~

 

Canto: Ti ho amato da sempre (P. Fanelli)

 

Nel nome del Padre…

 

Innanzi tutto, bentornati, spero con la gioia della Pasqua che abbiamo celebrato. Ci siamo visti l’ultima volta alla vigilia della Settimana Santa e torniamo, spero, avendo fatto esperienza di Gesù Risorto nelle nostre comunità parrocchiali.

Il titolo di stasera è un po’ strano: “Conosci Samuele?”. Chi è? Cosa fa? Credo che tre anni fa, se ho buona memoria, vi ho già commentato questa storia durante la Quaresima (per quelli fra voi che erano già in cammino, ma presumo pochissimi dei presenti) a Vairano Scalo: come, questa storia, si collega alla mia, alla mia di giovane, di chi sente tante voci, di chi non riesce a districarsi in questa foresta di messaggi? C’è qualcuno che ti chiama. Abbiamo cantato “Ti ho amato d’amore eterno”, un’espressione del profeta Geremia.

Questa sera vivremo una Preghiera un po’ sui generis rispetto al cliché tradizionale “testo biblico e testo di cantautori” (avete visto lo schermo che evidentemente servirà). Utilizziamo due piccoli sussidi: il primo fa parte di una serie di sussidi fatti dal Centro Nazionale Vocazioni in preparazione alla giornata di Domenica prossima, che vivrete nelle parrocchie, che è la Giornata di Preghiera per le vocazioni, cioè sentiamo l’urgenza di pregare perché molti dicano di sì e perché, per il futuro, possano esserci pastori, suore, monaci, monache, parroci nella nostra Diocesi e nelle altre. Allora utilizziamo, innanzi tutto, questa prima parte del video dove vengono intervistati alcuni giovani a cui si chiede: Secondo te – e adesso ciascuno, personalmente, cominci a darsi una risposta – cos’è un testimone? Poi, l’altra domanda (la regia è di Giovanni Panozzo che ha suonato per noi alla Preghiera di Mercoledì delle Ceneri): Che significa “buona notizia”? Hai mai ricevuto una buona notizia? Perché lo slogan della Domenica del Buon Pastore che vivremo nelle parrocchie è: “Ho una bella notizia! Io l’ho incontrato…”.

Allora, ci disponiamo a guardare queste piccole e brevi interviste.

 

***

 

Questo regista l’abbiamo conosciuto e, tra l’altro, ha fatto anche un lavoro per noi che vi presenteremo nella seconda parte.

Avete visto che ci sono giovani incerti nel descrivere il testimone: c’è la brunetta che sa raccontare bene le cose, la suora (Suor Henriette) era un po’ scontata, per il fatto che è suora, ma la ragazza bruna con i capelli lunghi aveva le idee chiare, per esempio, quando ha detto: “Il testimone è negli occhi, si vede dalla luce degli occhi”, perché racconta quello che ha visto e in qualche maniera anche senza parlare, media, comunica. Noi abbiamo bisogno di testimoni e perché? Adesso lo ascoltiamo dal brano che, ovviamente, è il cuore del nostro incontro di stasera.

 

Dal Primo Libro di Samuele (1Sam 3, 1-10)

1 Il giovane Samuele continuava a servire il Signore sotto la guida di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti. 2 In quel tempo Eli stava riposando in casa, perché i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. 3 La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele era coricato nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio. 4 Allora il Signore chiamò: «Samuele!» e quegli rispose: «Eccomi», 5 poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. 6 Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuele!» e Samuele, alzatosi, corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quegli rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». 7 In realtà Samuele fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. 8 Il Signore tornò a chiamare: «Samuele!» per la terza volta; questi si alzò ancora e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovinetto. 9 Eli disse a Samuele: «Vattene a dormire e, se ti si chiamerà ancora, dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta». Samuele andò a coricarsi al suo posto. 10 Venne il Signore, stette di nuovo accanto a lui e lo chiamò ancora come le altre volte: «Samuele, Samuele!». Samuele rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».

 

Vi ho portati all’ascolto di questo brano con una domanda che spero non abbiate dimenticato: a che serve un testimone? Un testimone serve a comunicare ad un altro una verità essenziale per la sua felicità.

Avrete sentito l’espressione terribile “si è rotto il patto tra le generazioni”, che è un’espressione di condanna alla mia generazione, alla generazione precedente alla mia, ma di cui pagherete purtroppo le spese voi, la vostra generazione, la generazione dei giovani di oggi. Cosa significa che si è rotto il patto generazionale? Significa che fino a vent’anni fa al massimo, c’era un patto non scritto tra le generazioni, cioè la generazione che usciva di scena, consegnava alla generazione emergente il segreto della felicità, il segreto di vivere, noi diciamo a Napoli “l’arte di campare”. Voi sorridete, ma dire a uno “non sai campa’ ” è dire “sei insignificante”, cioè non sai muoverti sulla scena del mondo, non sai quando è bene parlare, quando è bene tacere, chi bisogna seguire, cosa bisogna fare, come bisogna argomentare. Bisogna imparare a vivere. Ma c’è, per caso, un libro, un’enciclopedia, un “bignami” dove sinteticamente si dica che per vivere, per essere felici come uomo, come donna, bisogna fare queste cose, bisogna dire queste parole, bisogna fare queste esperienze? Questi libri non esistono. C’è, anzi, c’era una sapienza che passava da padre in figlio, da mamma a figlia, da generazione a generazione, per cui ci si comunicava le cose essenziali per restare sulla terra facendo meno guai e possibilmente essendo felici. Questo si chiamava “patto generazionale” e avveniva nella scuola, ma ancor prima avveniva nella famiglia, avveniva nella parrocchia: c’erano delle persone significative che svolgevano, a  nome di tutta la comunità, questo ruolo di trasmissione.

Mi dispiace per voi giovani che forse mi state ascoltando, ma voi questo sussidio non ce l’avete. Per la verità, in parte ce l’avete, ma più andremo avanti, più si arriverà sguarniti, cioè il bambino che nasce non riceverà quella serie di informazioni che precedentemente era un passaggio, una comunicazione, una trasmissione vitale.

Abbiamo ascoltato, nella storia di Samuele, come tantissimi anni fa, centinaia e centinaia di anni fa, diciamo 2300-2400 anni fa, avveniva già questo patto. Le generazioni sono rappresentate da Eli, un anziano sacerdote che vive nel Tempio (i figli per la verità – ma questo omettiamolo perché altrimenti appesantiamo la storia - non sono stati proprio all’altezza del padre), e poi c’è questo ragazzo, diciamo un ministrante, un adolescente, che è al servizio dell’anziano e cerca di imparare l’arte di vivere. Quindi, le due generazioni sono Eli (generazione uscente) e Samuele (generazione emergente): Samuele rappresenta i giovani, invece le signore più attempate del primo banco, suor Jacopa, don Tommaso, Peppe Rotoli e gli altri rappresentano Eli.

Cosa deve sapere Samuele? Deve sapere una cosa importantissima: Dio si prende cura di lui e lo elegge interlocutore. Questo è vero per tutti noi, cioè ciascuno di noi è un interlocutore di Dio. A volte, noi diciamo, a mo’ di spregio: “No, con te non ci parlo! Non capisci niente!”. Lo facciamo noi adulti nei confronti del figlio adolescente, del figlio ragazzo, o anche i preti nei confronti dei giovani. Invece Dio parla con noi e avrebbe motivo per dire: “Ma questi non capiscono niente! È inutile che stiamo a dare le perle ai porci, tanto sono parole sciupate”. No, Dio ti sceglie come interlocutore, cioè ti parla e parla a te. Io spero che, qualche volta, già nella vostra esperienza di giovani, voi abbiate ascoltato una parola e abbiate avvertito forte: “Ma lo sta dicendo a me?! - magari nella lettura del testo o anche nell’omelia del parroco - Ma sta parlando a me? Ma chi gliel’ha detto?”. È Dio che sta bussando alla tua porta, che vuole parlarti. Perché possa avvenire questo incontro, c’è bisogno di un intermediario, cioè di uno più sapiente (ecco il testimone) che abbia l’olfatto fine per dire: “Questo ragazzo ha la stoffa per fare l’ingegnere! Questa ragazza ha una voce che andrebbe valorizzata: se si iscriverà al Conservatorio, potrà diventare un soprano drammatico”, per esempio, che è una tipologia di soprani. Ci vuole uno che abbia l’occhio attento.

Samuele sente tante voci, come voi, vorrebbe fare tante cose, ha tanti progetti, ma come fare per essere felice? E allora Dio lo chiama, ma lui non capisce; per fortuna c’è questo anziano che vede arrivare più volte nella notte (ma magari sarà accaduto in notti diverse, in altri momenti, in più momenti della vita di questo adolescente, di questo giovane), lo vede arrivare con delle domande, con degli occhi spalancati: “Fammi capire: che sta succedendo?”. Quando l’anziano si accorge che è Dio a chiamare il giovinetto, dice il testo, gli dà anche la formula per entrare in dialogo: La prossima volta che sentirai questa voce, di’: “Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta”. Ecco il patto generazionale dove l’anziano educa il giovane al senso della fede, al profumo della fede, alla visione della fede, dandogli una formula di preghiera: Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta.

 

Sto per dirvi - e voi siete i primi spettatori assoluti nel mondo - che su questa storia, con Giovanni regista, abbiamo imbastito un video con i quindici “aspiranti” (chi più avanti, chi alle prime armi) della nostra Diocesi; abbiamo messo su un video che io consegnerò ai parroci. È arrivato, per fortuna, all’ultimo momento (stavamo per cambiare scena, stasera, perché doveva arrivare dal Nord) e adesso lo guardiamo insieme: è il contenuto più importante della Preghiera di stasera. Vorrei che sentiste anche una sorta di orgoglio: la nostra Diocesi, che sembra così scalcinata, è riuscita a fare quello che la Diocesi di Milano (la Diocesi più grande del mondo) non è riuscita a fare: un video! Un video dal titolo “Conosci Samuele?” che è una cosa seria, anche se un po’ sbarazzina, come vedrete, cioè fatta volutamente in una maniera per attirare l’attenzione su questo tema: cercare il segreto della felicità nella propria vita. Ho voluto proporre e lanciare, in qualche maniera, in preparazione alla giornata del Buon Pastore, Domenica prossima, questo video che poi farà parte del patrimonio della nostra Diocesi, perché ovviamente era il momento più adatto per lanciarlo. Allora, senza pagare biglietto, ci guardiamo questo video fatto a casa nostra, impastato qui da noi: non ci crederete, ma è una cosa simpatica.    

***

 

Era importante l’ultimo messaggio, quello scritto in calce con i titoli di coda e cioè: è bello cadere in questa trappola. Quando lo rivedrete con maggiore tranquillità nelle vostre parrocchie, fateci attenzione, perché poi, alla fine, sembra che io abbia teso loro un’imboscata. Alla fine è scritto: è bello cadere in un’imboscata quando a tenderla è Dio stesso. Tutti siamo bravi a vincere; invece, perdere è un’arte e noi quest’arte la stiamo imparando.

Perché ho voluto questo video? Per dare un’iniezione di ottimismo. Forse volevo darla a me, ma ho in mente che questo video, guardato anche da giovani che non vengono alla Preghiera in Cattedrale, possa trasmettere questo messaggio semplicissimo: se sta succedendo questo movimento, per cui abbiamo ben quindici giovani folli che, come avete ascoltato, non sono giovanissimi (non sono bambini, ma sono giovani anche avanti negli anni, che vengono anche dalle esperienze più varie), se queste persone hanno cambiato direzione, dev’esserci qualcosa. Io ho questo progetto di minima: dev’esserci qualcosa, che non significa “un trucco”, ma significa che Gesù c’è, che Gesù passa oggi, come passava 2000 anni fa lungo il mare di Galilea e diceva: “Filippo! Andrea! Simone! Mirko! Stefano!”. Tra altro, stasera, tranne Mirko, Stefano e Fabrizio, gli altri sono tutti incapsulati nei loro seminari, al sicuro. Qualcuno aveva anche difficoltà e diceva: “Non fate vedere il video alla Preghiera!”, ma ho detto loro: “Avete già perso la faccia: non ve la farò certamente perdere io col video” che tra l’altro ha un suo valore, anche per la regia e le musiche di Giovanni Panozzo. Se queste persone si sono incamminate per questa strada, ci sarà qualcosa: ecco, basta questo messaggio. Ci sarà qualcosa! Significa che noi non stiamo leggendo un libro morto, ma che questa persona è viva, è presente e fa le stesse cose che faceva per le vie della Palestina, 2000 anni fa.

Spero che il messaggio di stasera vi faccia tornare a casa più contenti. Magari qualcuno dirà: “Non metterò mai piede in Episcopio!”, perché qualcuno nel video ha detto: “Ho avuto un incontro col Vescovo e…” e quindi diventerà una linea non valicabile. Non vi preoccupate: ci sono mille strade da parte del Signore per raggiungervi, ma quello che è importante è sentire che forse anch’io ho bisogno di un Eli. Eli è il tuo parroco, Eli è l’educatore del tuo gruppo, Eli è tuo padre, Eli è una suora, Eli è una persona a cui puoi rivolgerti per avere una consulenza, come si fa dal medico (Sento questi sintomi: che è? Avverto queste cose: leggimi). Nel video dicevo: “Leggimi la mano, fammi una radiografia di questa mia inquieta giovinezza”.

 

Prima di concludere, innanzi tutto, portate a casa il foglietto perché, oltre all’appuntamento del prossimo incontro (la Preghiera-Giovani è alle 20:30, il 21 maggio), c’è già il diario dei campi-scuola.

Quest’anno la nostra Diocesi si diversifica con ben tre campi-scuola. Do una piccola spiegazione: il Campo Educatori è per quelli che svolgono il ruolo di educatori e per quelli che hanno le ossa ben salde per affrontare certe salite più ripide: non mi riferisco alle passeggiate – beninteso – ma all’aspetto della fede. Quindi, al Campo-Educatori convergeranno quelli che svolgono il ruolo di animatori, educatori (ho invitato anche i gruppi Scout e spero che rispondano) e coloro che hanno un buon vissuto ecclesiale e di fede.

Invece, il Campo “La vita in 3D, dal 2 al 6 agosto che si svolge in provincia di Bari, è dai 18 ai 21 anni, ma è rivolto in particolare a chi fa questa esperienza per la prima volta: quindi è un’alfabetizzazione, è un campo di primo livello (questo non per dire che gli altri sono più importanti).

Invece, “Un uomo chiamato Gesù”, all’hotel “Lo sciatore” di Campitello, sempre nello stesso periodo, dal 2 al 6 agosto, è un Campo dai 22 anni in su. Badate che la prossima volta, per chi fra voi o altri voglia partecipare, daremo già una scheda, perché ovviamente, utilizzando delle strutture, abbiamo bisogno anche d’avere all’incirca un numero di partecipanti.

 

Sarà diventato un avviso scottante, ma lo dico sorridendo: ricordo che dal 4 all’8 maggio c’è il corso di Esercizi ad Avezzano che quest’anno facciamo al maschile, perché poi il Vescovo organizzerà per le ragazze. So che c’era qualche ragazza di Calvi già pronta per scattare: farò un corso anche solo per le ragazze.

Per questo bisogna far capo ai parroci o a Don Liberato. Stiamo già compilando l’elenco.

Avete in mano un’immaginetta con lo slogan “Ho una bella notizia! Io l’ho incontrato…”: adesso leggiamo insieme la preghiera per la giornata a cui ci prepariamo.

 

Spirito Santo,

fuoco ardente di luce e calore,

donaci la passione per una profonda

intimità con il Signore,

per rimanere nel suo amore.

 

Come i discepoli di Gesù

si sono scambiati l’annuncio

gioioso e stupito dell’incontro con Lui,

dona a ciascuno di noi

la trasparenza del cuore

per raccontare,

con gratitudine e meraviglia,

quello che di Lui abbiamo conosciuto,

vissuto e amato.

 

Rendi la nostra umile testimonianza,

segnata dalla scelta della croce

e accolta nella speranza

della gioia pasquale,

segno di fecondità

e occasione preziosa

perché i giovani possano riflettere

sulla propria vocazione

con semplicità,

fiducia e piena disponibilità.

 

Vergine Maria, Madre della Chiesa,

custodisci con tenerezza

ogni piccolo germoglio di vocazione;

possa divenire albero rigoglioso,

carico di frutti per il bene della Chiesa

e dell’intera umanità. Amen

 

Ci teniamo per mano e diciamo insieme: Padre nostro…

 

Benedizione del Vescovo

 

Canto: Samuel

 

Grazie a Maria Teresa e grazie ai tecnici di Roccaromana. Buona serata!

 

***

Il testo, tratto direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto dall’autore.