Preghiera-Giovani

guidata da

S. E. Rev. ma Mons. Arturo Aiello

 

Amazing Grace”

 

Teano, 28 gennaio 2011

 

Chiesa Cattedrale

~

 

Questa sera preghiamo con l’ausilio di musica dal vivo. Normalmente “invitiamo” dei cantautori per vivacizzare la Preghiera-Giovani, ma questa sera non ne abbiamo bisogno perché abbiamo musica dal vivo, e i giovani sanno molto bene che la musica dal vivo fa “vivere”, nel senso che trasmette delle emozioni che ovviamente la musica registrata, sia pure in una maniera impeccabile da un punto di vista tecnico, non riesce a produrre. Quindi preghiamo insieme con il Coro Gospel di Riardo. Ci sono delle ricchezze nella nostra Diocesi che magari non si conoscono e la Preghiera, o gli altri appuntamenti diocesani, servono a scoprire cose che magari neanche pensiamo che esistono.

Entriamo nell’atmosfera della preghiera.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

Seguiamo questo primo canto in piedi, perché è come un’introduzione alla Preghiera (poi vi dirò qualcosa di specifico sulla modalità del sound Gospel).

Perché è una preghiera introduttiva? Perché – dice il testo – lo Spirito anima, agita la preghiera, cioè la fa nascere, in qualche maniera, la spinge, la stimola, e così noi ci introduciamo in questa nostra ora di preghiera, nell’appuntamento mensile dei giovani.

 

Every time I feel the Spirit moving in my heart I will pray

 

When I was on that mountain,

where my God spoke

Out of his mouth came,

came fire and smoke

Well I promised my Lord

that I deny Him not,

that I wouldn't run away Lord

When the battle got hot.

 

Everytime, Lord, I feel the spirit, spirit

keep on moving into my heart, when I pray

 

Well I looked all around me,

and everything did shine,

I asked king Jesus in the soul of mine

Now I went on the mountain

for to have a little prayer,

but when I got there Lord,

old Satan was there

 

Everytime, Lord, I feel the spirit, spirit

keep on moving into my heart, when I pray

 

[Tutte le volte che sentirò lo Spirito muoversi nel mio cuore, io pregherò

 

Quando ero su quella montagna

dove il mio Dio parlò

dalla Sua bocca venne fuori

venne fuori fuoco e fumo.

Sì, ho promesso al mio Signore

che non Lo rinnegherò mai,

che non correrò via, Signore,

quando la battaglia si farà dura.

 

Tutte le volte che sentirò lo Spirito muoversi nel mio cuore, io pregherò.

 

Sì, ho guardato tutt'intorno a me

e ogni cosa risplendeva davvero,

come chiesi in cuor mio al re Gesù.

Quando andai sulla montagna

per pregare un poco,

quando arrivai là, Signore,

il vecchio Satana era là.

 

Tutte le volte che sentirò lo Spirito muoversi nel mio cuore, io pregherò.]

 

***

Tutte le volte che sentirò lo Spirito muoversi nel mio cuore, io pregherò.

Si prega così: spinti. Si prega perché c’è un desiderio che lo Spirito agita dentro di noi. Dice San Paolo che se non ci fosse in noi lo Spirito, non potremmo dire neppure “Abbà”, cioè “Padre”, la parola più semplice ma anche la sintesi della fede che si esprime nella preghiera. Gesù pregava dicendo “Abbà” e Gesù è animato dallo Spirito Egli stesso.

Voglio dirvi qualcosa su questa modalità di preghiera che viene da lontano e che da parte di alcuni cori è riscoperta: la modalità Gospel. Innanzi tutto nasce dentro la fede, nasce nella fede cristiana e tutti i testi sono una preghiera, sia pure movimentata. Come avete visto, i Gospel hanno perlopiù un sound afro-americano, ma hanno alla base dei testi e un’ispirazione biblica, ed è bello pensare che questa modalità di preghiera, anche musicale, sia nata fondamentalmente all’interno di un’esperienza di schiavitù; non è un genere di preghiera spirituale, nato in un monastero, nato in un’atmosfera particolarmente felice, adatta alla preghiera.

Questo è un primo messaggio che raccogliamo stasera: si prega solo quando le cose vanno bene?

Questo tipo di preghiera, che noi indichiamo come la produzione Gospel o spiritual, viene invece da un momento drammatico; si tratta di schiavi, perlopiù, che vengono presi a forza e trasportati nel nuovo mondo per svolgere dei lavori forzati. In questa situazione di lontananza dalla patria, di schiavitù, di lavori dove non c’è neanche un attimo per pensare a se stessi, nasce una preghiera rivoluzionaria, perché attraverso questi canti è come se la fede di tante persone fosse stata ridestata. Questi schiavi rileggono tutto il cammino dell’Esodo verso la Terra Promessa come una riedizione di quello che è scritto nel “libro dell’Esodo” della propria vita: anche noi siamo schiavi, anche noi vorremmo tornare nella terra promessa, anche noi abbiamo bisogno di un liberatore. Forse il più famoso tra questi canti è “Scendi Mosè” che è sì la rievocazione della storia, della chiamata di Mosè come liberatore del popolo di Israele schiavo in Egitto, ma diventava un canto rivoluzionario per dire: quello che è accaduto allora, Dio lo farà anche ora. Ovviamente dobbiamo un tantino modulare il nostro ascolto pensando alle radici storico-religiose che sono la base, l’humus che ha provocato questi canti che sono delle espressioni artistiche, ma anche preghiere.

C’è anche una seconda notazione che va fatta, utile anche per la nostra vita spirituale. Questi canti fondamentalmente ripetono una frase o comunque hanno un ritornello che torna; forse anche nella nostra preghiera abbiamo bisogno di ritornare a questa modalità, cioè cose semplici, piccole, ripetute quasi in una maniera – scusate l’espressione – ossessiva, perché possano imprimersi. Quindi non abbiamo bisogno di grandi concetti, di grandi impostazioni, esplicitazioni teologiche, ma nella vita delle persone semplici, la fede si traduce – ed è riduttivo quello che sto per dirvi – in slogan. Anche Don Paolo, nell’incontro che abbiamo fatto con i sacerdoti appena ieri, presentava la stessa difficoltà; lui diceva che alla tv, quando intervengono dei sacerdoti nelle trasmissioni per portare il pensiero della Chiesa rispetto a un tema, magari pensano d’avere davanti un uditorio di teologi e invece la gente ha bisogno di uno slogan. Ecco, questi canti contengono uno slogan della fede.

Forse i più anziani ricordano che c’erano le “giaculatorie” (i giovani neanche conoscono questo termine). La “giaculatoria” è una preghiera semplice; secondo alcuni viene da “iaculum cordare”, cioè lanciare un giavellotto semplice, piccolo, affilato, nel cuore di Dio.

“Madre mia, fiducia mia” è una giaculatoria.

“Gesù mio, misericordia” è una giaculatoria.

Forse abbiamo minimizzato la profondità di questa modalità di preghiera pensando che la preghiera invece debba essere ampollosa, complessa, con le principali, le secondarie. Il sound Gospel ci riporta ad una tipologia di preghiera semplice, popolare, che è invocazione che nasce dalla fede, ma che riguarda anche la vita delle persone che l’hanno cantata. Ovviamente, man mano che certi testi sono andati producendosi, e poi realizzandosi, man mano che si sono trasmessi di generazione in generazione, hanno assunto, come un torrente, sempre nuovi elementi.

 

Andiamo al tema di questa sera – “Amazing Grace” – che è anche il titolo di un Gospel che sentiremo per due volte perché vorrei che vi s’imprimesse nel cuore. Ora dico soltanto qualche nozione sull’autore.

John Newton - da non confondere con lo scienziato - era uno spregiudicato, era un uomo lontanissimo dalla fede, era un negriero, come si diceva all’epoca, cioè uno che andava a prelevare centinaia e centinaia di persone dall’Africa e, sulle navi, li vendeva ai mercati del nuovo mondo statunitense. Un bel giorno – e ovviamente questa conversione non è avvenuta in un attimo, come tutte le conversioni – questo uomo che non riusciva ad entrare in nessuna norma, ha incontrato Gesù e nonostante avesse alle spalle tutto questo passato disastroso da un punto di vista morale, si è convertito e ha composto questo Gospel, “Amazing Grace” (Meravigliosa Grazia), raccontando la sua esperienza. È un testo che molti di voi – immagino – già conoscono, ma cominciamo a familiarizzare con le parole; sono molto semplici: Ero cieco ma ora ci vedo. Sono stato raggiunto da una grazia meravigliosa…

 

Amazing Grace

 

Amazing Grace!                                                                                 

How sweet the sound.                                                                        

That saved a wretch                                                                           

like me!                                                                                              

I once was lost,                                                                                  

but now I am found.                                                                           

Was blind but now I see.                                                                     

T’was Grace that taught                                                                    

my heart to fear.                                                                                 

And Grace, my fears relieved.                                                           

How precious did that Grace appear                                                

The hour I first believed.                                                                    

Through many dangers,                                                                     

toils and snares                                                                                  

I have already come;                                                                         

'This Grace has brought me                                                               

safe thus fare,                                                                         

And Grace will lead me home.                                                           

The Lord has promised good to me.                                                

His word my hope secures;                                                                

He will my shield and portion be                                                       

As long as life endures.                                                                       

Yea, when this flesh                                                                            

and heart shall fail,                                                                            

And mortal life shall cease,                                                                

I shall possess, within the veil,                                                         

A life of joy and peace.                                                                     

When we’ve been here ten thousand years

Bright shining as the sun.

We’ve less days to sing God’s praise

Than when we’ve first begun.

 

[Meravigliosa Grazia

 

Meravigliosa grazia!

Che lieta novella

che ha salvato una miserabile 

come me!

Un tempo ero perduto, 

ma ora sono ritrovato.

Ero cieco ma ora ci vedo.

E' stata la grazia ad insegnare 

al mio cuore il timor di Dio

Ed è la grazia che mi solleva dalla paura;

Quanto preziosa mi apparve quella grazia

Nell'ora in cui ho cominciato a credere!

Attraverso molti pericoli,

travagli e insidie

sono già passato;

La grazia mi ha condotto 

in salvo fin qui,

E la grazia mi condurrà a casa.]

 

***

C’è una grazia.

La parola “grazia”, che è entrata nel vocabolario internazionale per dire una cosa bella, dice già bene, ma grazia amazing, meravigliosa, dice una cosa bellissima. Questa cosa bellissima, cari amici, è una persona; Amazing Grace non è un accadimento che riguardi un singolo, ma riguarda il mondo intero, un mondo perduto che ritrova speranza, perché ritrova il suo Salvatore. Nella storia di questo avventuriero, John Newton, c’è la storia di ogni uomo, di ogni uomo perduto. A volte diciamo: “Ho sbagliato tutto, non c’è più niente da fare…”. Espressioni del genere sono fuori della fede: non c’è nulla di tanto grave che possa frenare l’amore di Dio. In fondo, questo testo racconta l’impatto di questa grazia meravigliosa nella vita di un grande peccatore.

Vorrei che ci aprissimo, questa sera, al cuore della rivelazione. Quando, dopo la chiamata di Levi, si organizza un pranzo, e Levi invita i suoi amici, suoi colleghi, che non sono persone dabbene, pubblicani, peccatori, prostitute, e la gente mormora: “Ecco, è andato a mangiare a casa di un peccatore! Gesù non si rende conto che adesso è commensale di tante persone dubbie!”, Gesù dice: “Non sono venuto per i sani, ma sono venuto per i malati; non sono venuto per i giusti, ma per i peccatori”.

Io spero che in questo momento nessuno di noi si senta giusto, neanche il Vescovo che vi sta parlando, tanto più lui, anch’io sono un peccatore, e per ricevere questa meravigliosa grazia è importante, addirittura essenziale – è un po’ rischioso quello che vi sto per dire – essere un peccatore, perché Gesù va in cerca della pecorella smarrita e queste novantanove pecore che stanno tranquille nell’ovile nessuno le ha mai viste. Se chiedete ai vostri parroci se nelle loro parrocchie, nelle vostre parrocchie, ci sono più pecorelle nell’ovile o più pecore disperse, vi diranno subito che non ne vedono di pecore al sicuro e invece sentono il belare di tante pecorelle in difficoltà. Questa è Amazing Grace.

 

Ho voluto sottolineare una frase, per ogni testo, che potesse essere un riassunto; anche se non è una frase biblica, in qualche maniera vi è un sapore dove potrebbero entrare tanti testi.

Per Amazing Grace ho scritto: “Solo chi è stato molto in basso può salire sulle cime”. Mi rendo conto che dirlo ai giovani può essere un po’ rischioso stasera. Questo è un discorso a posteriori e non a priori, a dire che è una riflessione dopo aver sperimentato la nostra debolezza, ma è vero che riescono a salire molto in alto le persone che sono state molto in basso. Se ci fate caso, anche la storia della santità, in questi 2000 anni, è fatta di tante persone, uomini e donne, persone provenienti dalle avventure e dalle aree della vita più disparate, ma ce ne sono alcuni che vengono da molto lontano e che hanno raggiunto cime altissime proprio perché avevano toccato fondali e abissi. Spero che questa parola, che ho riassunto così, possa consolare alcuni di voi, perché tanti si allontanano dalla fede al primo errore (credo che sia l’esperienza dei sacerdoti e degli operatori pastorali presenti), cioè le persone, ad un certo punto si allontanano, perché dicono: No, non posso venire, non sono più quello di prima, non ce l’ho fatta, sono perdente, ormai…

Nella vita di fede non si può mai dire “ormai”: ormai sono perso… ormai non posso più risalire… ormai sono venuto meno a quelle promesse che avevo fatto… non sono più il bambino di Prima Comunione… (tanto per darvi un’immagine immediata). Nessuno di noi lo è: il bambino di Prima Comunione è stato sepolto nella mia e nella vostra vita, ma a te che sei stato molto in basso - e vorrei parlare a qualcuno di voi, spero a tutti, ma sto parlando a me stesso – a te che sei stato molto in basso, il testo “Meravigliosa Grazia” deve aprirti uno sprazzo di speranza meraviglioso. Tanti di voi, stasera, possono scoprire che la santità è a portata di mano, forse ancora di più, dopo che abbiamo constatato che da soli siamo fallimentari, perché se la santità è una serie di virtù, di esercizi ginnici da fare nella palestra spirituale, allora divento un “palestrato spirituale”, cioè uno che dice: Ecco, mi sono costruita una santità.

La santità è un dono, la santità è lasciarti salvare, la santità è capire che Dio viene a cercarti nella stalla dove tu ti sei cacciato. Un grande psicologo, Carl Jung, mettendo insieme la sua esperienza di psicoterapeuta con la fede, diceva: Dio, all’atto in cui è venuto a visitarci, non è andato ad abitare in un palazzo, ma in una stalla; sii tu, dunque, la stalla dove il Figlio dell’Uomo può essere ospitato.

 

Amazing Grace è l’unico canto che ascoltiamo due volte perché è il messaggio centrale di questa sera. Magari quelli più anziani come me lo ricorderanno nella versione non così bella dei Ricchi e Poveri che tradussero - parlo della notte dei tempi, cioè di quarant’anni fa, credo - questo testo con “Amici miei”, ma non c’era la densità e anche la drammaticità del punto di partenza di John Newton che dice: “Io non ci vedevo, adesso ci vedo… Ero un misero e sono stato salvato”. Mi sembra di ascoltare qui le parole del cieco nato che, nel Vangelo di Giovanni, davanti a quelli che cercano di trovare delle spiegazioni e vorrebbero ricacciare il cieco nel buio in cui era prima di incontrare Gesù, dice: “Non so chi sia Gesù, ma una cosa è certa: prima ero cieco, adesso ci vedo”.

Vi auguro di sperimentarla questa grazia dolcissima, meravigliosa, amazing.

 

Amazing Grace

***

 

Cosa canti mentre vai a scuola? Cosa canti mentre guidi? Cosa canti sotto la doccia?

Non sono domande indiscrete, ma – e qui apro una piccola parentesi, a mio parere importante – noi cantiamo quello che amiamo. Se ami un cantautore, canti le canzoni di quel cantautore. E qui faccio una domanda che vi farà sorridere, purtroppo: Qualche volta, sotto la doccia, ti è capitato di cantare una canzone di Chiesa?

Non avete sorriso per educazione e perché io ve l’avevo preannunciato, ma devo dirvi che questa è la nostra condanna: mia, dei sacerdoti, ma anche vostra. Questo genere di canti, che nascono dalla fede e trasmettono la fede, sono stati importanti per generazioni, sia pure in un’atmosfera culturale lontana dalla nostra, per pregare e per ricordare la fede. È un po’ di tempo che mi frulla nella mente e mi stuzzica la provocazione di una fede che deve tornare ad essere cantata dalla gente: non in chiesa (lì è facile, anche se non si canta tanto da parte della gente nelle nostre parrocchie: il piccolo coro, che dovrebbe essere un aiuto, fa stare con la bocca chiusa il resto dell’assemblea), ma nella vita, perché un amore lo si canta, e se non c’è una canzone sul mio amore, me la invento. Noi forse, anche qui troppo presi dalla concettualizzazione, ci stiamo facendo sfuggire questa produzione – ovviamente non questa, ma produzioni analoghe – made in Teano-Calvi, made in Riardo, made in Sparanise, made in Ci stiamo facendo sfuggire l’opportunità di far passare la fede con una canzone. Adesso so che alcuni sorrideranno di questa mia sottolineatura, di questa parentesi che ho aperto ma a cui tengo tanto; invece, finché voi non finirete col fischiettare o col canticchiare sotto la doccia o mentre siete alla guida, una canzone di Chiesa, i mondi saranno ancora troppo separati e, quindi, voi verrete, magari, a cantare l’inno di San Paride o l’inno di San Giorgio, soltanto quando stiamo in chiesa. Dico questo per lanciare una provocazione ai musicisti che sono qui – e ce ne sono tanti – (tra la band, la direzione e il coro, questa è una produzione della nostra terra, della nostra Diocesi) alle persone che abbiano un talento musicale: trovate un modo per “tradurre in musica”, ovviamente accessibile, che aiuti la trasmissione della fede, perché la fede si trasmette anche in questa maniera.

Vengo al terzo testo di questa nostra preghiera che “Sister Act” ha portato al pubblico, ma che appartiene alla stessa tradizione: “Io lo seguirò”. Com’è che non avete il desiderio di seguire Gesù? che non abbiamo tanto desiderio di seguirLo?

La risposta è in questo testo.

 

I will follow Him

 

I will follow Him

Follow Him wherever He may go,

And near Him, I always will be

For nothing can keep me away,

He is my destiny.

 

I will follow Him,

Ever since He touched my heart I knew,

There isn't an ocean too deep,

A mountain so high it can keep,

Keep me away, away from His love.

 

I love Him, I love Him, I love Him,

And where He goes,

I'll follow, I'll follow, I'll follow.

he'll always be my true love, my true love, my true love

from now until forever, forever, forever

 

I will follow Him,

Follow Him wherever He may go,

There isn't an ocean too deep,

A mountain so high it can keep,

Keep me away, away from His love...

 

We will follow Him,

Follow Him wherever He may go,

There isn't an ocean too deep,

A mountain so high it can keep,

Keep us away, away from His love...

I love Him

(Oh yes I love Him)

I'll follow

(I'm gonna follow)

True love

(He'll always be my true, true love)

Forever

(From now until forever)

I love Him, I love Him, I love Him,

And where He goes,

I'll follow, I'll follow, I'll follow,

He'll always be my true love,

My true love, my true love,

From now until forever,

Forever, forever...

There isn't an ocean too deep,

A mountain so high it can keep,

Keep me away, away from His love

 

[Io Lo seguirò

 

Lo seguirò,

lo seguirò dovunque possa andare

e gli sarò sempre accanto

niente potrà mai portarmi via da lui,

Lui è il mio destino.

 

Lo seguirò,

sin da quando mi toccò il cuore,

io seppi

che non c'è oceano abbastanza profondo,

o una montagna così alta da non poter essere scalata,

e che mi possa portar via, via dal Suo amore.

 

Lo amo, Lo amo, Lo amo,

e dove andrà

Lo seguirò, Lo seguirò, Lo seguirò.

 

Lo seguirò,

Lo seguirò dovunque possa andare

che non c'è oceano abbastanza profondo,

o una montagna così alta da non poter essere scalata,

e che mi possa portar via, via dal Suo amore.

 

Lo amo (oh sì, Lo amo)

Lo seguirò (Lo seguirò)

Vero amore (Sarà sempre il mio vero amore)

Per sempre (da adesso fino alla fine)

Lo amo, Lo amo, Lo amo…

 

Non c'è oceano abbastanza profondo,

o una montagna così alta da non poter essere scalata,

che mi possa portare via, via dal suo amore. ]

 

***

 

Spero che abbiate ricevuto la risposta. Vi ho fatto ascoltare questo testo con la domanda: com’è che non avete desiderio di seguirLo?

Sempre questa frase che dovrebbe restare a commento, perché bisogna sottolineare qualcosa, dice: “Si segue solo ciò che si ama”. È vero? È vero che all’atto in cui comincio ad amare una cosa, diventa facile? È vero che una cosa diventa leggera, all’atto in cui comincio ad amarla, a vederne e a sentirne il fascino? È vero che una persona antipatica, tremenda, terribile, noiosa, può diventare la persona più bella del mondo all’atto in cui scatta questa scintilla?

Anche qui c’è da fare un esame di coscienza da un lato e riscoprire, semmai ce ne fosse bisogno, che il nostro “nicchiare”, rispetto alle provocazioni continue, domenicali almeno, che riceviamo dalla Parola di Dio, dipendono dal non-amore. L’amore trascina, l’amore chiama, l’amore è come un magnetismo che attira la tua attenzione e trasforma il giovane più scapestrato in un angelo, la ragazza che non si riesce a domare in un angioletto: Che è successo? – si chiedono i genitori che hanno cercato in tutti i modi di mettere le briglie a questo cavallo scalmanato.

Che è successo? Semplice (ma anche difficile): finalmente questa persona si è innamorata.

Cari amici, o Gesù diventa l’amore, o la fede saprà sempre di metallico, saprà sempre di una sovrastruttura, saprà sempre di peso. Invece la fede ti fa volare, ti fa cantare, la fede può trasformare un coro fermo (adesso lo vedete qui, compassato e forse attento alle parole del Vescovo) in un gruppo scalmanato che canta, batte le mani. Che è successo? Ecco noi stasera dobbiamo chiedere questa grazia: la grazia di amarLo, perché Lui ci ama, la grazia di scoprire il Suo amore per corrispondervi e allora Lo seguiremo, anche per strade difficili; dice il testo che non ci sarà cosa che potrà separarmi: nessuna montagna, nessun abisso, Lui sarà con me… Questo rievoca, per chi conosca bene le Scritture, Romani 8: Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, la nudità, il pericolo, la spada? Dice Paolo: No, in tutte queste cose siamo più che vittoriosi; io sono infatti persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati - e poi noi dobbiamo aggiungere - né tumore, né crollo economico, né abbandono della ragazza, né peccato, potrà mai separarmi dall’amore di Dio che si è rivelato in Gesù. Allora, o la nostra fede diventa un grande amore, o noi siamo destinati a perdere la fede. Noi distinguiamo fede, speranza e carità, ma in realtà queste tre virtù che si chiamavano “teologali” (si chiamavano così una volta, quando si faceva il catechismo in una certa maniera) - e lo dice anche Paolo al capitolo 13 della Prima Lettera ai Corinzi - poi si riassumono in una sola, quella che rimane, cioè l’amore.

Dobbiamo chiedere stasera d’essere toccati dall’amore: sono venuto alla Preghiera-Giovani stasera per non sentire freddo (la nostra Cattedrale è freddissima), nessuno di noi prenderà il raffreddore anzi… Che caldo… Che caldo che fa! Il Vescovo è pazzo! Si è tolto anche la mantella! No, perché se ti riscalda l’amore di Gesù, se Gesù parla al tuo cuore, tu senti che è l’amico che non ti tradirà; tutte le altre persone tramonteranno, tutte le altre stelle, ma questo Sole splenderà sempre, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, in qualsiasi situazione della tua vita. In fondo è questo che il testo che abbiamo ascoltato dice: “Lo amo, Lo amo, Lo amo e dovunque andrà Lo seguirò”. Perché le persone andavano dietro a Gesù? Dice, credo Sant’Agostino, in una delle sue catechesi, ricorrendo ad un’esperienza molto immediata: Se vuoi farti seguire da una pecora, agita un po’ un ramoscello verde; se vuoi – erano altri tempi – farti seguire dai ragazzi, dagli un po’ di noci (allora bastava questo, ora neanche i pocket coffee ci riescono…). A dire: uno è attratto dalle cose che ama. E più ne è attratto, più quell’amore diventa forte. Questo avviene nei nostri amori, nelle nostre amicizie, nelle nostre relazioni, ma ancor più deve accadere sul piano spirituale.

“Oh Happy day” lo ascolteremo due volte, perché la prima volta lo ascoltiamo come un nuovo impeto di gioia per dire: questa serata freddissima nella Cattedrale (mi si stanno gelando i piedi e invece sento un calore enorme) è un giorno felice. Ma che cosa – e anche qui vi lascio un interrogativo – che cosa rende un giorno felice, happy day?

 

Oh happy day

 

Oh happy day (oh happy day)
Oh happy day (oh happy day)
When Jesus watched (when Jesus watched)
When Jesus watched (when Jesus watched)
Jesus watched (when Jesus watched)
watched my sins away (oh happy day)
Oh happy day (oh happy day)

Oh happy day (oh happy day)
Oh happy day (oh happy day)
When Jesus watched (when Jesus watched)
When Jesus watched (when Jesus watched)
When my Jesus watched (when Jesus watched)
He watched my sins away

He taught me how (oh, He taught me how)
To watch (to watch, to watch)
Fight and pray (to fight and pray)
Fight and pray
And he taught me how to live rejoicing yes, He did (and live rejoicing)
Oh yeah, every, every day (every, every day)
Every day!
Oh happy day (oh happy day)
Oh happy day, yeah (oh happy day)
When Jesus watched (when Jesus watched)
When my Jesus watched (when Jesus watched)
When Jesus watched [hits high note] (when Jesus watched)
My sins away (oh happy day)
I'm talking about that happy day (oh happy day)
He taught me how (oh yeah, how)
To watch (to watch)
Fight and pray (sing it, sing it, c'mon and sing it)
Fight and pray
And to live, yeah, yeah, c'mon everybody (and live rejoicing every, every day)
Sing it like you mean it, oh....
Oh happy day (oh happy day)
I'm talking about the happy days (oh happy day)

 

[Oh giorno felice

 

Oh giorno felice, oh giorno felice

quando Gesù lavò, quando Lui lavò

quando Gesù lavò

Lui lavò via i miei peccati.

 

Lui mi insegnò come lavare via i miei peccati,

come lottare e pregare,

e lui gioisce di questo ogni giorno.

 

Oh giorno felice, oh giorno felice

quando Gesù lavò, quando Lui lavò

quando Gesù lavò

Lui lavò via i miei peccati

va bene, sto parlando di un giorno felice.

 

Mi insegnò come lavare via i miei peccati,

come lottare e pregare

e lui gioisce di questo ogni giorno.

 

Mi insegnò come lavare via i miei peccati,

come lottare e pregare

e lui gioisce di questo ogni giorno,

ogni giorno

un giorno felice!]

***

 

Immagino che vi risulti difficile non muovervi, durante l’esecuzione di questi canti, ed è proprio quello che vogliono provocare, cioè vogliono contagiare una gioia, una gioia purtroppo non sempre presente sui nostri volti, nelle nostre vite. Ripeto ancora una volta che questi canti sono nati nella difficoltà, sono nati nella schiavitù, sono nati da parte di un popolo che aveva mille motivi per lamentarsi e non l’ha fatto e ha trovato, in una maniera rivoluzionaria, le parole della fede come luogo d’altro. Per cui anche un giorno uggioso, anche un giorno disperato, anche un giorno dove ci si sveglia con il nervo sbagliato, può diventare “oh happy day”.

 

Andando verso la conclusione, l’esperienza di questa sera spero che riporti nei vostri cuori la gioia che un credente deve vivere, che un cristiano deve raccontare. Un filosofo, che non sto qui a citare, diceva: Sì, dovrete convertirmi, ma dovreste cantarmi canti migliori, voi cristiani. Voi sempre a piangere, sempre lamentosi, sempre doloranti… Forse, pur in una maniera offensiva, diceva una cosa vera e cioè che la mediazione della fede non ha avuto quella freschezza che questi canti – come altri, d’altra parte – portano, esprimono, presentano, inducono, anche come sentimenti, nel cuore dell’ascoltatore. Speriamo di cantarli, questi canti nuovi, questa fede che ti cambia, per cui puoi anche essere indicato dagli altri come un esaurito, un pazzo, un folle. Proprio in questa settimana capitava il brano del Vangelo di Marco dove una delegazione parte da Nazareth e va da Gesù per prelevarLo, perché diceva: “È pazzo”. Quindi se questa follia - e questi canti contengono anche una dimensione un po’ folle - non diventa anche la nostra, allora Gesù è folle e noi siamo troppo saggi. Il vostro Vescovo stasera vi augura di trasformare ogni giorno.

La frase dell’ultimo canto è: “Che cosa rende felice un giorno? Basta uno sguardo: il Suo!”. Magari non solo le ragazze, ma anche i ragazzi dicono: Oggi è una brutta giornata, nessuno mi ha guardato, nessuno mi ha cercato su Facebook, non ho trovato riscontri, nessuno mi ha mandato un messaggio… Quasi che la nostra vita dipendesse dal consenso (se tanti si sono iscritti al nostro salotto virtuale, allora siamo importanti). Ma il Suo sguardo non ti interessa? Non ti muove? Non ti commuove? Non basta alzarsi al mattino e dire: “Questa è una giornata meravigliosa!”? Provate domani mattina questo esperimento: alzatevi con grinta, anche se piove. Questa è una giornata meravigliosa perché mi sono svegliato, sono vivo e sono sotto il Suo sguardo, cioè Gesù mi guarda, e mi guarda con amore. “Allora Gesù, fissatolo, lo amò” - dice l’evangelista Marco nell’incontro che Gesù fece con un tale (un giovane, dice la tradizione).

Innanzi tutto diciamo grazie a questa esperienza riardese, proveniente dall’AC di Riardo, per aver portato nella Preghiera-Giovani questa grinta, questa gioia d’essere uomini, donne credenti. Grazie alla band, grazie alla direttrice: continuate, perché questo è un modo per trasmettere anche la fede. Spero che la vostra vita sia diventata un po’ più leggera da quando avete cominciato a frequentare questi testi, un po’ più gioiosa, un po’ più aperta alla speranza.

Ci mettiamo in piedi, ci teniamo per mano e diciamo insieme: Padre nostro…  

 

Benedizione del Vescovo

 

E che sia felice questo giorno e ogni giorno!

 

Oh happy day

      

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Il testo, tratto direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto dall’autore.