Preghiera-Giovani
guidata da
S. E. Rev. ma Mons. Arturo Aiello
“Amazing Grace”
Teano, 28 gennaio 2011
Chiesa Cattedrale
~
Questa
sera preghiamo con l’ausilio di musica dal vivo. Normalmente “invitiamo” dei
cantautori per vivacizzare la Preghiera-Giovani, ma questa sera non ne abbiamo
bisogno perché abbiamo musica dal vivo, e i giovani sanno molto bene che la
musica dal vivo fa “vivere”, nel senso che trasmette delle emozioni che
ovviamente la musica registrata, sia pure in una maniera impeccabile da un
punto di vista tecnico, non riesce a produrre. Quindi preghiamo insieme con il Coro Gospel di Riardo. Ci sono
delle ricchezze nella nostra Diocesi che magari non si conoscono e la
Preghiera, o gli altri appuntamenti diocesani, servono a scoprire cose che
magari neanche pensiamo che esistono.
Entriamo
nell’atmosfera della preghiera.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo. Amen.
Seguiamo
questo primo canto in piedi, perché è come un’introduzione alla Preghiera (poi
vi dirò qualcosa di specifico sulla modalità del sound Gospel).
Perché
è una preghiera introduttiva? Perché – dice il testo – lo Spirito anima, agita
la preghiera, cioè la fa nascere, in qualche maniera, la spinge, la stimola, e
così noi ci introduciamo in questa nostra ora di preghiera, nell’appuntamento
mensile dei giovani.
Every time I feel the Spirit
moving in my heart I will pray
When
I was on that mountain,
where
my God spoke
Out
of his mouth came,
came
fire and smoke
Well
I promised my Lord
that
I deny Him not,
that
I wouldn't run away Lord
When
the battle got hot.
Everytime,
Lord, I feel the spirit, spirit
keep
on moving into my heart, when I pray
Well
I looked all around me,
and
everything did shine,
I
asked king Jesus in the soul of mine
Now I
went on the mountain
for
to have a little prayer,
but
when I got there Lord,
old
Satan was there
Everytime,
Lord, I feel the spirit, spirit
keep
on moving into my heart, when I pray
[Tutte le volte che sentirò lo Spirito
muoversi nel mio cuore, io pregherò
Quando ero su quella montagna
dove il mio Dio parlò
dalla Sua bocca venne fuori
venne fuori fuoco e fumo.
Sì, ho promesso al mio Signore
che non Lo rinnegherò mai,
che non correrò via, Signore,
quando la battaglia si farà dura.
Tutte le volte che sentirò lo Spirito
muoversi nel mio cuore, io pregherò.
Sì, ho guardato tutt'intorno a me
e ogni cosa risplendeva davvero,
come chiesi in cuor mio al re Gesù.
Quando andai sulla montagna
per pregare un poco,
quando arrivai là, Signore,
il vecchio Satana era là.
Tutte le volte che sentirò lo Spirito
muoversi nel mio cuore, io pregherò.]
***
Tutte le volte che sentirò lo Spirito
muoversi nel mio cuore, io pregherò.
Si
prega così: spinti. Si prega perché c’è un desiderio che lo Spirito agita
dentro di noi. Dice San Paolo che se non ci fosse in noi lo Spirito, non
potremmo dire neppure “Abbà”, cioè “Padre”, la parola
più semplice ma anche la sintesi della fede che si esprime nella preghiera.
Gesù pregava dicendo “Abbà” e Gesù è animato dallo
Spirito Egli stesso.
Voglio
dirvi qualcosa su questa modalità di preghiera che viene da lontano e che da
parte di alcuni cori è riscoperta: la modalità Gospel. Innanzi tutto nasce dentro la fede, nasce nella
fede cristiana e tutti i testi sono una preghiera, sia pure movimentata. Come
avete visto, i Gospel hanno perlopiù un sound afro-americano, ma hanno alla
base dei testi e un’ispirazione biblica, ed è bello pensare che questa modalità
di preghiera, anche musicale, sia nata fondamentalmente all’interno di
un’esperienza di schiavitù; non è un genere di preghiera spirituale, nato in un
monastero, nato in un’atmosfera particolarmente felice, adatta alla preghiera.
Questo
è un primo messaggio che raccogliamo stasera: si prega solo quando le cose
vanno bene?
Questo
tipo di preghiera, che noi indichiamo come la produzione Gospel o spiritual, viene invece da un momento
drammatico; si tratta di schiavi, perlopiù, che vengono presi a forza e
trasportati nel nuovo mondo per svolgere dei lavori forzati. In questa situazione
di lontananza dalla patria, di schiavitù, di lavori dove non c’è neanche un
attimo per pensare a se stessi, nasce una preghiera rivoluzionaria, perché
attraverso questi canti è come se la fede di tante persone fosse stata
ridestata. Questi schiavi rileggono tutto il cammino dell’Esodo verso la Terra
Promessa come una riedizione di quello che è scritto nel “libro dell’Esodo”
della propria vita: anche noi siamo schiavi, anche noi vorremmo tornare nella
terra promessa, anche noi abbiamo bisogno di un liberatore. Forse il più famoso
tra questi canti è “Scendi Mosè” che è sì la rievocazione della storia, della
chiamata di Mosè come liberatore del popolo di Israele schiavo in Egitto, ma
diventava un canto rivoluzionario per dire: quello che è accaduto allora, Dio
lo farà anche ora. Ovviamente dobbiamo un tantino modulare il nostro ascolto
pensando alle radici storico-religiose che sono la base, l’humus che ha provocato questi canti che sono delle espressioni
artistiche, ma anche preghiere.
C’è
anche una seconda notazione che va fatta, utile anche per la nostra vita
spirituale. Questi canti fondamentalmente ripetono una frase o comunque hanno
un ritornello che torna; forse anche nella nostra preghiera abbiamo bisogno di
ritornare a questa modalità, cioè cose semplici, piccole, ripetute quasi in una
maniera – scusate l’espressione – ossessiva, perché possano imprimersi. Quindi
non abbiamo bisogno di grandi concetti, di grandi impostazioni, esplicitazioni
teologiche, ma nella vita delle persone semplici, la fede si traduce – ed è
riduttivo quello che sto per dirvi – in slogan. Anche Don Paolo, nell’incontro
che abbiamo fatto con i sacerdoti appena ieri, presentava la stessa difficoltà;
lui diceva che alla tv, quando intervengono dei sacerdoti nelle trasmissioni
per portare il pensiero della Chiesa rispetto a un tema, magari pensano d’avere
davanti un uditorio di teologi e invece la gente ha bisogno di uno slogan.
Ecco, questi canti contengono uno slogan della fede.
Forse
i più anziani ricordano che c’erano le “giaculatorie” (i giovani neanche
conoscono questo termine). La “giaculatoria” è una preghiera semplice; secondo
alcuni viene da “iaculum cordare”, cioè lanciare un giavellotto semplice,
piccolo, affilato, nel cuore di Dio.
“Madre
mia, fiducia mia” è una giaculatoria.
“Gesù
mio, misericordia” è una giaculatoria.
Forse
abbiamo minimizzato la profondità di questa modalità di preghiera pensando che
la preghiera invece debba essere ampollosa, complessa, con le principali, le
secondarie. Il sound Gospel ci riporta ad una tipologia di preghiera semplice,
popolare, che è invocazione che nasce dalla fede, ma che riguarda anche la vita
delle persone che l’hanno cantata. Ovviamente, man mano che certi testi sono
andati producendosi, e poi realizzandosi, man mano che si sono trasmessi di
generazione in generazione, hanno assunto, come un torrente, sempre nuovi
elementi.
Andiamo
al tema di questa sera – “Amazing Grace” – che è
anche il titolo di un Gospel che sentiremo per due volte perché vorrei che vi
s’imprimesse nel cuore. Ora dico soltanto qualche nozione sull’autore.
John Newton - da non confondere con lo scienziato - era uno spregiudicato, era un
uomo lontanissimo dalla fede, era un negriero, come si diceva all’epoca, cioè
uno che andava a prelevare centinaia e centinaia di persone dall’Africa e,
sulle navi, li vendeva ai mercati del nuovo mondo statunitense. Un bel giorno –
e ovviamente questa conversione non è avvenuta in un attimo, come tutte le
conversioni – questo uomo che non riusciva ad entrare in nessuna norma, ha
incontrato Gesù e nonostante avesse alle spalle tutto questo passato disastroso
da un punto di vista morale, si è convertito e ha composto questo Gospel, “Amazing Grace” (Meravigliosa Grazia), raccontando la sua
esperienza. È un testo che molti di voi – immagino – già conoscono, ma
cominciamo a familiarizzare con le parole; sono molto semplici: Ero cieco ma ora ci vedo. Sono stato
raggiunto da una grazia meravigliosa…
Amazing Grace
Amazing Grace!
How
sweet the sound.
That saved
a wretch
like
me!
I
once was lost,
but
now I am found.
Was
blind but now I see.
T’was
Grace that taught
my
heart to fear.
And
Grace, my fears relieved.
How
precious did that Grace appear
The
hour I first believed.
Through
many dangers,
toils
and snares
I
have already come;
'This
Grace has brought me
safe
thus fare,
And
Grace will lead me home.
The
Lord has promised good to me.
His
word my hope secures;
He
will my shield and portion be
As
long as life endures.
Yea,
when this flesh
and
heart shall fail,
And
mortal life shall cease,
I
shall possess, within the veil,
A
life of joy and peace.
When
we’ve been here ten thousand years
Bright
shining as the sun.
We’ve
less days to sing God’s praise
Than
when we’ve first begun.
[Meravigliosa Grazia
Meravigliosa grazia!
Che lieta novella
che ha salvato una miserabile
come me!
Un tempo ero perduto,
ma ora sono ritrovato.
Ero cieco ma ora ci vedo.
E' stata la grazia ad insegnare
al mio cuore il timor di Dio
Ed è la grazia che mi solleva dalla
paura;
Quanto preziosa mi apparve quella grazia
Nell'ora in cui ho cominciato a credere!
Attraverso molti pericoli,
travagli e insidie
sono già passato;
La grazia mi ha condotto
in salvo fin qui,
E la grazia mi condurrà a casa.]
***
C’è
una grazia.
La
parola “grazia”, che è entrata nel vocabolario internazionale per dire una cosa
bella, dice già bene, ma grazia amazing, meravigliosa, dice una cosa bellissima. Questa cosa
bellissima, cari amici, è una persona; Amazing Grace non
è un accadimento che riguardi un singolo, ma riguarda il mondo intero, un mondo
perduto che ritrova speranza, perché ritrova il suo Salvatore. Nella storia di
questo avventuriero, John Newton, c’è la storia di ogni uomo, di ogni uomo
perduto. A volte diciamo: “Ho sbagliato tutto, non c’è più niente da fare…”. Espressioni del genere sono fuori della fede: non
c’è nulla di tanto grave che possa frenare l’amore di Dio. In fondo, questo
testo racconta l’impatto di questa grazia meravigliosa nella vita di un grande
peccatore.
Vorrei
che ci aprissimo, questa sera, al cuore della rivelazione. Quando, dopo la
chiamata di Levi, si organizza un pranzo, e Levi invita i suoi amici, suoi
colleghi, che non sono persone dabbene, pubblicani, peccatori, prostitute, e la
gente mormora: “Ecco, è andato a mangiare a casa di un peccatore! Gesù non si
rende conto che adesso è commensale di tante persone dubbie!”, Gesù dice: “Non
sono venuto per i sani, ma sono venuto per i malati; non sono venuto per i
giusti, ma per i peccatori”.
Io
spero che in questo momento nessuno di noi si senta giusto, neanche il Vescovo
che vi sta parlando, tanto più lui, anch’io sono un peccatore, e per ricevere
questa meravigliosa grazia è importante, addirittura essenziale – è un po’
rischioso quello che vi sto per dire – essere un peccatore, perché Gesù va in
cerca della pecorella smarrita e queste novantanove pecore che stanno
tranquille nell’ovile nessuno le ha mai viste. Se chiedete ai vostri parroci se
nelle loro parrocchie, nelle vostre parrocchie, ci sono più pecorelle
nell’ovile o più pecore disperse, vi diranno subito che non ne vedono di pecore
al sicuro e invece sentono il belare di tante pecorelle in difficoltà. Questa è
Amazing Grace.
Ho
voluto sottolineare una frase, per ogni testo, che potesse essere un riassunto;
anche se non è una frase biblica, in qualche maniera vi è un sapore dove
potrebbero entrare tanti testi.
Per
Amazing Grace ho scritto: “Solo chi è stato molto in basso
può salire sulle cime”. Mi rendo conto che dirlo ai giovani può essere
un po’ rischioso stasera. Questo è un discorso a posteriori e non a priori, a
dire che è una riflessione dopo aver sperimentato la nostra debolezza, ma è
vero che riescono a salire molto in alto le persone che sono state molto in
basso. Se ci fate caso, anche la storia della santità, in questi 2000 anni, è
fatta di tante persone, uomini e donne, persone provenienti dalle avventure e
dalle aree della vita più disparate, ma ce ne sono alcuni che vengono da molto
lontano e che hanno raggiunto cime altissime proprio perché avevano toccato
fondali e abissi. Spero che questa parola, che ho riassunto così, possa
consolare alcuni di voi, perché tanti si allontanano dalla fede al primo errore
(credo che sia l’esperienza dei sacerdoti e degli operatori pastorali
presenti), cioè le persone, ad un certo punto si allontanano, perché dicono:
No, non posso venire, non sono più quello di prima, non ce l’ho fatta, sono
perdente, ormai…
Nella
vita di fede non si può mai dire “ormai”: ormai sono perso…
ormai non posso più risalire… ormai sono venuto meno
a quelle promesse che avevo fatto… non sono più il
bambino di Prima Comunione… (tanto per darvi
un’immagine immediata). Nessuno di noi lo è: il bambino di Prima Comunione è
stato sepolto nella mia e nella vostra vita, ma a te che sei stato molto in
basso - e vorrei parlare a qualcuno di voi, spero a tutti, ma sto parlando a me
stesso – a te che sei stato molto in basso, il testo “Meravigliosa Grazia” deve
aprirti uno sprazzo di speranza meraviglioso. Tanti di voi, stasera, possono
scoprire che la santità è a portata di mano, forse ancora di più, dopo che
abbiamo constatato che da soli siamo fallimentari, perché se la santità è una
serie di virtù, di esercizi ginnici da fare nella palestra spirituale, allora
divento un “palestrato spirituale”, cioè uno che dice: Ecco, mi sono costruita
una santità.
La
santità è un dono, la santità è lasciarti salvare, la santità è capire che Dio
viene a cercarti nella stalla dove tu ti sei cacciato. Un grande psicologo, Carl Jung,
mettendo insieme la sua esperienza di psicoterapeuta con la fede, diceva: Dio,
all’atto in cui è venuto a visitarci, non è andato ad abitare in un palazzo, ma
in una stalla; sii tu, dunque, la stalla dove il Figlio dell’Uomo può essere
ospitato.
Amazing Grace è l’unico canto che ascoltiamo due volte perché è il
messaggio centrale di questa sera. Magari quelli più anziani come me lo
ricorderanno nella versione non così bella dei Ricchi e Poveri che tradussero -
parlo della notte dei tempi, cioè di quarant’anni fa, credo - questo testo con
“Amici miei”, ma non c’era la densità e anche la drammaticità del punto di
partenza di John Newton
che dice: “Io non ci vedevo, adesso ci vedo… Ero un
misero e sono stato salvato”. Mi sembra di ascoltare qui le parole del cieco
nato che, nel Vangelo di Giovanni, davanti a quelli che cercano di trovare
delle spiegazioni e vorrebbero ricacciare il cieco nel buio in cui era prima di
incontrare Gesù, dice: “Non so chi sia Gesù, ma una cosa è certa: prima ero
cieco, adesso ci vedo”.
Vi
auguro di sperimentarla questa grazia dolcissima, meravigliosa, amazing.
Amazing Grace
***
Cosa
canti mentre vai a scuola? Cosa canti mentre guidi? Cosa canti sotto la doccia?
Non
sono domande indiscrete, ma – e qui apro una piccola parentesi, a mio parere
importante – noi cantiamo quello che amiamo. Se ami un cantautore, canti le
canzoni di quel cantautore. E qui faccio una domanda che vi farà sorridere,
purtroppo: Qualche volta, sotto la doccia, ti è capitato di cantare una canzone
di Chiesa?
Non
avete sorriso per educazione e perché io ve l’avevo preannunciato, ma devo
dirvi che questa è la nostra condanna: mia, dei sacerdoti, ma anche vostra.
Questo genere di canti, che nascono dalla fede e trasmettono la fede, sono
stati importanti per generazioni, sia pure in un’atmosfera culturale lontana
dalla nostra, per pregare e per ricordare la fede. È un po’ di tempo che mi
frulla nella mente e mi stuzzica la provocazione di una fede che deve tornare
ad essere cantata dalla gente: non in chiesa (lì è facile, anche se non si
canta tanto da parte della gente nelle nostre parrocchie: il piccolo coro, che
dovrebbe essere un aiuto, fa stare con la bocca chiusa il resto
dell’assemblea), ma nella vita, perché un amore lo si canta, e se non c’è una
canzone sul mio amore, me la invento. Noi forse, anche qui troppo presi dalla
concettualizzazione, ci stiamo facendo sfuggire questa produzione – ovviamente
non questa, ma produzioni analoghe – made in
Teano-Calvi, made in Riardo, made in Sparanise, made in… Ci stiamo
facendo sfuggire l’opportunità di far passare la fede con una canzone. Adesso
so che alcuni sorrideranno di questa mia sottolineatura, di questa parentesi
che ho aperto ma a cui tengo tanto; invece, finché voi non finirete col
fischiettare o col canticchiare sotto la doccia o mentre siete alla guida, una
canzone di Chiesa, i mondi saranno ancora troppo separati e, quindi, voi
verrete, magari, a cantare l’inno di San Paride o l’inno di San Giorgio,
soltanto quando stiamo in chiesa. Dico questo per lanciare una provocazione ai
musicisti che sono qui – e ce ne sono tanti – (tra la band, la direzione e il
coro, questa è una produzione della nostra terra, della nostra Diocesi) alle
persone che abbiano un talento musicale: trovate un modo per “tradurre in
musica”, ovviamente accessibile, che aiuti la trasmissione della fede, perché
la fede si trasmette anche in questa maniera.
Vengo
al terzo testo di questa nostra preghiera che “Sister
Act” ha portato al pubblico, ma che appartiene alla
stessa tradizione: “Io lo seguirò”. Com’è che non avete il desiderio di seguire
Gesù? che non abbiamo tanto desiderio di seguirLo?
La
risposta è in questo testo.
I
will follow Him
I
will follow Him
Follow
Him wherever He may go,
And
near Him, I always will be
For
nothing can keep me away,
He is
my destiny.
I
will follow Him,
Ever
since He touched my heart I knew,
There
isn't an ocean too deep,
A
mountain so high it can keep,
Keep
me away, away from His love.
I
love Him, I love Him, I love Him,
And
where He goes,
I'll follow,
I'll follow, I'll follow.
he'll
always be my true love, my true love, my true love
from
now until forever, forever, forever
I
will follow Him,
Follow
Him wherever He may go,
There
isn't an ocean too deep,
A
mountain so high it can keep,
Keep
me away, away from His love...
We
will follow Him,
Follow
Him wherever He may go,
There
isn't an ocean too deep,
A
mountain so high it can keep,
Keep
us away, away from His love...
I
love Him
(Oh
yes I love Him)
I'll
follow
(I'm gonna follow)
True
love
(He'll
always be my true, true love)
Forever
(From
now until forever)
I
love Him, I love Him, I love Him,
And
where He goes,
I'll
follow, I'll follow, I'll follow,
He'll
always be my true love,
My
true love, my true love,
From
now until forever,
Forever,
forever...
There
isn't an ocean too deep,
A
mountain so high it can keep,
Keep
me away, away from His love
[Io Lo seguirò
Lo seguirò,
lo seguirò dovunque possa andare
e gli sarò sempre accanto
niente potrà mai portarmi via da lui,
Lui è il mio destino.
Lo seguirò,
sin da quando mi toccò il cuore,
io seppi
che non c'è oceano abbastanza profondo,
o una montagna così alta da non poter
essere scalata,
e che mi possa portar via, via dal Suo
amore.
Lo amo, Lo amo, Lo amo,
e dove andrà
Lo seguirò, Lo seguirò, Lo seguirò.
Lo seguirò,
Lo seguirò dovunque possa andare
che non c'è oceano abbastanza profondo,
o una montagna così alta da non poter
essere scalata,
e che mi possa portar via, via dal Suo
amore.
Lo amo (oh sì, Lo amo)
Lo seguirò (Lo seguirò)
Vero amore (Sarà sempre il mio vero
amore)
Per sempre (da adesso fino alla fine)
Lo amo, Lo amo, Lo amo…
Non c'è oceano abbastanza profondo,
o una montagna così alta da non poter
essere scalata,
che mi possa portare via, via dal suo
amore. ]
***
Spero
che abbiate ricevuto la risposta. Vi ho fatto ascoltare questo testo con la
domanda: com’è che non avete desiderio di seguirLo?
Sempre
questa frase che dovrebbe restare a commento, perché bisogna sottolineare
qualcosa, dice: “Si segue solo ciò che si ama”. È vero? È vero che
all’atto in cui comincio ad amare una cosa, diventa facile? È vero che una cosa
diventa leggera, all’atto in cui comincio ad amarla, a vederne e a sentirne il
fascino? È vero che una persona antipatica, tremenda, terribile, noiosa, può diventare
la persona più bella del mondo all’atto in cui scatta questa scintilla?
Anche
qui c’è da fare un esame di coscienza da un lato e riscoprire, semmai ce ne
fosse bisogno, che il nostro “nicchiare”, rispetto alle provocazioni continue,
domenicali almeno, che riceviamo dalla Parola di Dio, dipendono dal non-amore.
L’amore trascina, l’amore chiama, l’amore è come un magnetismo che attira la
tua attenzione e trasforma il giovane più scapestrato in un angelo, la ragazza
che non si riesce a domare in un angioletto: Che è successo? – si chiedono i
genitori che hanno cercato in tutti i modi di mettere le briglie a questo
cavallo scalmanato.
Che
è successo? Semplice (ma anche difficile): finalmente questa persona si è
innamorata.
Cari
amici, o Gesù diventa l’amore, o la fede saprà sempre di metallico, saprà
sempre di una sovrastruttura, saprà sempre di peso. Invece la fede ti fa
volare, ti fa cantare, la fede può trasformare un coro fermo (adesso lo vedete
qui, compassato e forse attento alle parole del Vescovo) in un gruppo
scalmanato che canta, batte le mani. Che è successo? Ecco noi stasera dobbiamo
chiedere questa grazia: la grazia di amarLo, perché
Lui ci ama, la grazia di scoprire il Suo amore per corrispondervi e allora Lo
seguiremo, anche per strade difficili; dice il testo che non ci sarà cosa che
potrà separarmi: nessuna montagna, nessun abisso, Lui sarà con me… Questo rievoca, per chi conosca bene le Scritture,
Romani 8: Chi ci separerà dall’amore di
Cristo? Forse la tribolazione, la nudità, il pericolo, la spada? Dice
Paolo: No, in tutte queste cose siamo più
che vittoriosi; io sono infatti persuaso che né morte, né vita, né angeli, né
principati - e poi noi dobbiamo aggiungere - né tumore, né crollo
economico, né abbandono della ragazza, né peccato, potrà mai separarmi
dall’amore di Dio che si è rivelato in Gesù. Allora, o la nostra fede diventa
un grande amore, o noi siamo destinati a perdere la fede. Noi distinguiamo
fede, speranza e carità, ma in realtà queste tre virtù che si chiamavano “teologali”
(si chiamavano così una volta, quando si faceva il catechismo in una certa
maniera) - e lo dice anche Paolo al capitolo 13 della Prima Lettera ai Corinzi
- poi si riassumono in una sola, quella che rimane, cioè l’amore.
Dobbiamo
chiedere stasera d’essere toccati dall’amore: sono venuto alla
Preghiera-Giovani stasera per non sentire freddo (la nostra Cattedrale è
freddissima), nessuno di noi prenderà il raffreddore anzi…
Che caldo… Che caldo che fa! Il Vescovo è pazzo! Si è
tolto anche la mantella! No, perché se ti riscalda l’amore di Gesù, se Gesù
parla al tuo cuore, tu senti che è l’amico che non ti tradirà; tutte le altre
persone tramonteranno, tutte le altre stelle, ma questo Sole splenderà sempre,
in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, in qualsiasi situazione della tua
vita. In fondo è questo che il testo che abbiamo ascoltato dice: “Lo amo, Lo
amo, Lo amo e dovunque andrà Lo seguirò”. Perché le persone andavano dietro a
Gesù? Dice, credo Sant’Agostino, in una delle sue catechesi, ricorrendo ad un’esperienza
molto immediata: Se vuoi farti seguire da una pecora, agita un po’ un
ramoscello verde; se vuoi – erano altri tempi – farti seguire dai ragazzi,
dagli un po’ di noci (allora bastava questo, ora neanche i pocket coffee ci riescono…). A dire: uno
è attratto dalle cose che ama. E più ne è attratto, più quell’amore diventa
forte. Questo avviene nei nostri amori, nelle nostre amicizie, nelle nostre
relazioni, ma ancor più deve accadere sul piano spirituale.
“Oh
Happy day” lo ascolteremo due volte, perché la prima
volta lo ascoltiamo come un nuovo impeto di gioia per dire: questa serata
freddissima nella Cattedrale (mi si stanno gelando i piedi e invece sento un
calore enorme) è un giorno felice. Ma che cosa – e anche qui vi lascio un
interrogativo – che cosa rende un giorno felice, happy day?
Oh
happy day
Oh happy day (oh happy day)
Oh happy day (oh happy day)
When Jesus watched (when Jesus watched)
When Jesus watched (when Jesus watched)
Jesus watched (when Jesus watched)
watched my sins away (oh happy day)
Oh happy day (oh happy day)
Oh happy day (oh happy day)
Oh happy day (oh happy day)
When Jesus watched (when Jesus watched)
When Jesus watched (when Jesus watched)
When my Jesus watched (when Jesus watched)
He watched my sins away
He taught me how (oh, He taught me how)
To watch (to watch, to watch)
Fight and pray (to fight and pray)
Fight and pray
And he taught me how to live rejoicing yes, He did (and live rejoicing)
Oh yeah, every, every day (every, every day)
Every day!
Oh happy day (oh happy day)
Oh happy day, yeah (oh happy day)
When Jesus watched (when Jesus watched)
When my Jesus watched (when Jesus watched)
When Jesus watched [hits high note] (when Jesus watched)
My sins away (oh happy day)
I'm talking about that happy day (oh happy day)
He taught me how (oh yeah, how)
To watch (to watch)
Fight and pray (sing it, sing it, c'mon and sing it)
Fight and pray
And to live, yeah, yeah, c'mon everybody (and live rejoicing every, every day)
Sing it like you mean it, oh....
Oh happy day (oh happy day)
I'm talking about the happy days (oh happy day)
[Oh
giorno felice
Oh giorno felice, oh giorno felice
quando Gesù lavò, quando Lui lavò
quando Gesù lavò
Lui lavò via i miei peccati.
Lui mi insegnò come lavare via i miei peccati,
come lottare e pregare,
e lui gioisce di questo ogni giorno.
Oh giorno felice, oh giorno felice
quando Gesù lavò, quando Lui lavò
quando Gesù lavò
Lui lavò via i miei peccati
va bene, sto parlando di un giorno
felice.
Mi insegnò come lavare via i miei
peccati,
come lottare e pregare
e lui gioisce di questo ogni giorno.
Mi insegnò come lavare via i miei
peccati,
come lottare e pregare
e lui gioisce di questo ogni giorno,
ogni giorno
un giorno felice!]
***
Immagino
che vi risulti difficile non muovervi, durante l’esecuzione di questi canti, ed
è proprio quello che vogliono provocare, cioè vogliono contagiare una gioia,
una gioia purtroppo non sempre presente sui nostri volti, nelle nostre vite.
Ripeto ancora una volta che questi canti sono nati nella difficoltà, sono nati
nella schiavitù, sono nati da parte di un popolo che aveva mille motivi per
lamentarsi e non l’ha fatto e ha trovato, in una maniera rivoluzionaria, le
parole della fede come luogo d’altro. Per cui anche un giorno uggioso, anche un
giorno disperato, anche un giorno dove ci si sveglia con il nervo sbagliato,
può diventare “oh happy day”.
Andando
verso la conclusione, l’esperienza di questa sera spero che riporti nei vostri
cuori la gioia che un credente deve vivere, che un cristiano deve raccontare.
Un filosofo, che non sto qui a citare, diceva: Sì, dovrete convertirmi, ma
dovreste cantarmi canti migliori, voi cristiani. Voi sempre a piangere, sempre
lamentosi, sempre doloranti… Forse, pur in una maniera
offensiva, diceva una cosa vera e cioè che la mediazione della fede non ha
avuto quella freschezza che questi canti – come altri, d’altra parte – portano,
esprimono, presentano, inducono, anche come sentimenti, nel cuore
dell’ascoltatore. Speriamo di cantarli, questi canti nuovi, questa fede che ti
cambia, per cui puoi anche essere indicato dagli altri come un esaurito, un
pazzo, un folle. Proprio in questa settimana capitava il brano del Vangelo di
Marco dove una delegazione parte da Nazareth e va da Gesù per prelevarLo, perché diceva: “È pazzo”. Quindi se questa
follia - e questi canti contengono anche una dimensione un po’ folle - non
diventa anche la nostra, allora Gesù è folle e noi siamo troppo saggi. Il
vostro Vescovo stasera vi augura di trasformare ogni giorno.
La
frase dell’ultimo canto è: “Che cosa rende felice un giorno? Basta uno
sguardo: il Suo!”. Magari non solo le ragazze, ma anche i ragazzi
dicono: Oggi è una brutta giornata, nessuno mi ha guardato, nessuno mi ha
cercato su Facebook, non ho trovato riscontri,
nessuno mi ha mandato un messaggio… Quasi che la
nostra vita dipendesse dal consenso (se tanti si sono iscritti al nostro
salotto virtuale, allora siamo importanti). Ma il Suo sguardo non ti interessa?
Non ti muove? Non ti commuove? Non basta alzarsi al mattino e dire: “Questa è
una giornata meravigliosa!”? Provate domani mattina questo esperimento:
alzatevi con grinta, anche se piove. Questa è una giornata meravigliosa perché
mi sono svegliato, sono vivo e sono sotto il Suo sguardo, cioè Gesù mi guarda,
e mi guarda con amore. “Allora Gesù, fissatolo, lo amò” - dice l’evangelista
Marco nell’incontro che Gesù fece con un tale (un giovane, dice la tradizione).
Innanzi
tutto diciamo grazie a questa esperienza riardese, proveniente dall’AC di
Riardo, per aver portato nella Preghiera-Giovani questa
grinta, questa gioia d’essere uomini, donne credenti. Grazie alla band,
grazie alla direttrice: continuate, perché questo è un modo per trasmettere
anche la fede. Spero che la vostra vita sia diventata un po’ più leggera da
quando avete cominciato a frequentare questi testi, un po’ più gioiosa, un po’
più aperta alla speranza.
Ci
mettiamo in piedi, ci teniamo per mano e diciamo insieme: Padre nostro…
Benedizione
del Vescovo
E
che sia felice questo giorno e ogni giorno!
Oh happy day
***
Il testo, tratto
direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto dall’autore.