Preghiera-Giovani

guidata da

S. E. Rev. ma Mons. Arturo Aiello

 

“L’aria di settembre”

 

Teano, 30 settembre 2011

 

Chiesa Cattedrale

~

      

Canto: Alzati e risplendi

 

Nel nome del Padre…

 

Abbiamo iniziato con queste parole del profeta Isaia che invita Gerusalemme a danzare, a vestirsi di gioia, a togliersi gli abiti del lutto. “L’aria di settembre” è il titolo e il tema di questa Preghiera. Settembre è un po’ il “mese-cerniera” tra l’estate e l’autunno e il tempo scolastico, il tempo universitario, e questo tempo porta un po’ di tristezza, perché l’abbronzatura la lasciamo nel piatto doccia, perché i ricordi…, perché la fatica di rimettersi sui libri... Questa sera vogliamo rimotivarci, cioè ritrovare il motivo giusto, la motivazione per ricominciare, non solo l’itinerario spirituale della Preghiera-Giovani qui in Cattedrale, ma l’anno pastorale nelle nostre parrocchie e, per ciascuno di voi, gli impegni di studio, di lavoro, per tanti anche che arrivano alla Preghiera del venerdì provenienti da Napoli, da Cassino, dove soggiornano per l’Università. Vogliamo fare questo gesto di scrollarci - spogliati della tua tristezza, canta e danza al tuo Signore -, coltivare la speranza che ci sia un dono in questo anno, anche in questo tempo più raccolto che è il tempo invernale (invernale-primaverile), sentire che il bene non sta alle nostre spalle, ma avanti a noi. Allora ripetiamo la prima strofa.

 

***

 

Adesso - faccio una piccola contestualizzazione - ascoltiamo un brano scritto da un saggio. C’era probabilmente, intorno alla corte, un gruppo di saggi che circondavano il re, una sorta di università ante litteram, che si interrogavano sul senso della vita: ma che senso ha quello che facciamo? è giusto? sbagliato?

Questo gruppo di saggi, che si chiamano “i sapienti”, e hanno pubblicato dei libri dell’Antico Testamento sotto il nome di “sapienziali”, erano dei filosofi prima che nascesse la filosofia o in contemporanea ai presocratici e agli altri che avete incontrato forse sui banchi di scuola. Questo autore si chiama Qoèlet, conosciuto prima del Concilio come “Ecclesiaste”, perché era un saggio che parlava all’assemblea. Adesso ascoltiamo dal capitolo 3 un testo molto bello sul tempo. Ovviamente dobbiamo contestualizzarci nella filosofia ellenista, ma anche per chi non la conosca, pensate a questi uomini che si interrogavano: adesso viene l’autunno, ma questo cambio di stagione che significato ha? cosa porta? cosa comporta? cosa porta via? Quindi nasce una riflessione sul tempo.

Ci colleghiamo con la corte di Gerusalemme per ascoltare questo saggio che si chiama Qoèlet.

 

Dal libro di Qoèlet 3, 1-8

 

 Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
2 C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
3 Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4 Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
5 Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
6 Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
7 Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
8 Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.

 

Parola di Dio.

Rendiamo grazie a Dio.

***

 

Fa un po’ senso sentire “Parola di Dio” dopo questa filastrocca, questa nenia scritta così, perché come tutti i testi antichi doveva essere memorizzata e quindi aveva una sua scansione, un suo ritmo, una sua cadenza: c’è un tempo per…, un tempo per…, un tempo per…

Magari chi si è imbattuto in questo saggio per la prima volta, avrà pensato: ma una cosa così la saprei scrivere anch’io!

Un tempo per cadere, un tempo per rialzarsi;

un tempo per morire, un tempo per nascere;

un tempo per la pace, un tempo per la guerra;

un tempo per gettare sassi, un tempo per raccoglierli...

In realtà, dietro questa vena un po’ pessimista che l’autore ha, c’è un messaggio. Questi tempi sembrano uguali, quasi a dire che non dipende da me: che tempo è questo? un tempo per la guerra? Allora mi armo. È un tempo per la pace? Allora mi disarmo. È un tempo per morire? Mi spoglio. È un tempo per nascere? Mi vesto.

Sembra che questa scansione dei tempi la decida un altro e che quindi, alla fine, l’uomo non abbia scelta, non abbia la possibilità di scelta, perché l’importante è sapere che tempo è: oggi è il 30 settembre - oppure - è luglio e vado al mare; è dicembre e facciamo l’albero… Quindi, inizialmente, sembra che questi tempi diversi siano dei contenenti e ci puoi mettere quello che vuoi o quello che già c’è. In realtà, al di là del pessimismo di questo saggio, la Parola di Dio - perché è Parola di Dio - ci insinua l’idea che il tempo per la morte, per la vita, per la pace, per la guerra, per costruire, per demolire, è una scelta, a dire: ma in questo contenente, in questa scatola, cosa voglio metterci? è una scatola vuota? o è una scatola che posso riempire dando fondo alla mia creatività, alla mia giovinezza, alla mia fantasia, alla mia forza di bene?

 

Il tempo, che è una strutturazione che l’uomo si è dato per distinguere i giorni, le notti, per dividere la propria vita in tanti tasselli, è un’opportunità. Voi avete un’opportunità: questa opportunità è l’anno che è cominciato. Si comincia sempre, come ho detto all’inizio della Preghiera, un po’ male, di malumore: bisogna tornare all’università, oppure alcuni di voi devono tornare alla scuola superiore. La mattina guardo dalla finestra dell’Episcopio i ragazzi che vanno a scuola: trasmettono una gioia… Ti fanno venire il desiderio di tornare a scuola… Tutti dinoccolati, sbilanciati, sembra che nei loro zainetti Nike, anche quelli delle medie, portino chissà quali pesi, come delle croci terribili. Questo tempo, che è il tempo della tua giovinezza, ma adesso concretamente è il tempo di settembre, com’è? È un tempo in sé - e quindi debbo essere obbediente - o è un tempo che io posso rendere bello?

Settembre è il mese della lana sulla pelle, anche se finora ne abbiamo potuto godere poco, perché è stato un settembre quasi da agosto: un caldo… La bellezza di un brivido sulle spalle, la bellezza della lana sulla pelle, la bellezza anche dell’abbuiarsi repentino, non alle nove di sera, alle otto e mezzo, alle 20:00, ma adesso alle 19:00, alle 19:30 con una voglia di rincasare, con una voglia di famiglia, dirò di più - e vi sembrerò poetico, ma è vero - di Natale. Quando uno sente un brivido sulle spalle perché la mattina è fresca o la sera spira un venticello freddino, viene questa voglia dell’albero, del presepe, dei doni, del luccichio… Adesso non voglio indorare la pillola della scuola o dell’università o degli esami che devo fare, ma dirvi che questo tempo-cerniera di settembre va vissuto bene, in modo tale che ci congediamo dall’estate e diciamo: Benvenuto, autunno! È già cominciato, ma non ancora nel nostro calendario mentale, non ancora negli abiti che indossiamo, non ancora nelle abitudini. Questa è una lezione di vita: bisogna sapersi congedare da un tempo ed accogliere il nuovo; bisogna dire: è stata bella l’estate, abbiamo fatto delle cose interessanti, sono cresciuto, ma adesso comincia l’anno e devo cominciarlo bene. Congedarsi da un tempo ed entrare in un tempo nuovo.

 

Per chi fra voi abbia già letto - spero diversi - l’ultimo libro di Erri De Luca appena uscito, nuovo di stampa, e per chi lo leggerà, abbiamo la descrizione di un’estate, sempre ischitana, puntualmente ischitana per quell’autore, di quando Erri De Luca aveva 10 anni. Quindi è la descrizione di quella estate che è la fine dell’infanzia; è l’affacciarsi, ma solo con un bacio, nella nuova stagione dell’amore: “Il corpo non si è ancora svegliato”, egli dice più volte. In quel romanzo, “I pesci non chiudono gli occhi”, mi è parso di leggere la rievocazione di un settembre della vita, fine del mondo dorato. Inizio dell’amore? Sì, del dolore, della complicazione, perché nel testo stesso si dice che il bambino leggeva tante cose, anche tanti romanzi d’amore e non riusciva a capacitarsi di come si generassero tante complicazioni, mentre per la sua mente da bambino la vita era semplice: ecco, quella è una bella descrizione. Ovviamente la lingua - io sono un ammiratore di Erri De Luca - è di una lucentezza, di un tornito che difficilmente troverete in altri autori.

 

Come sta andando questo settembre? Adesso stiamo già al 30 e domani sarà il 1° ottobre e ai miei tempi era il giorno in cui si andava a scuola. Beati voi che avevate l’estate più lunga! Ma non è così: i nostri tempi erano più duri.

Come va il tuo settembre? Come va il settembre della tua vita?, che è un altro piano. Come va questa cerniera tra l’estate e l’autunno che è già cominciato? Ti sei già equipaggiato? o sei rimasto impigliato in qualcosa, in un ricordo, in una storia, in una spiaggia, in un evento dell’estate e non sei contestualizzato? Comincio così la mia riflessione che vorrebbe provocare anche la vostra riflessione.

 

***

 

Ricordate  che ci siamo lasciati a giugno nella meravigliosa cornice del Teatro Romano a Teano, che molti di voi non conoscevano, con “La storia siamo noi”. Se vi ha accompagnato il messaggio di quella sera, sicuramente avrete arredato meravigliosamente le stanze dell’estate, a dire: siamo protagonisti, veniamo da una storia, ma adesso i riflettori sono su di noi, su di me. In questo momento il Vescovo è illuminato da quel riflettore e ciascuno di voi può mettersi al mio posto e ricevere questa luce. Ecco, è il tuo momento! Di’ una poesia!, di’ una battuta!, di’ una barzelletta!, canta!, danza! È il tuo momento: la storia siamo noi. E anche per quelli fra voi che non sono riusciti a fare un’estate alla grande (non è detto che chi provenga da un fallimento lo debba ripetere), ci sono adesso queste stanze nuove di settembre, di ottobre, di novembre, di dicembre, di febbraio, di aprile, di maggio, come se ti fossero consegnate le chiavi di un appartamento: entri e lo trovi vuoto, perché c’è un tempo per, e un tempo per… Questa stanza come la vuoi arredare?

Maria Teresa, che si è sposata l’anno scorso, sta aspettando con ansia che si liberi la casa che sarà la casa definitiva e magari insieme con Ernesto starà facendo progetti per arredare questa che sarà la loro casa. Come vuoi arredare questi mesi? Vuoi mettere esperienze alla rinfusa o dare un ordine, uno stile, in modo tale che questi mesi, come una casa, come un appartamento, come un luogo, come un centro pastorale, come una chiesa, come una scuola - ahimè!, speriamo che succeda anche a scuola - possano essere accoglienti?

Abbiamo invitato questa sera - magari non sarà il vostro divo, ma faceva al nostro caso - Luca Carboni, con questo testo che parla appunto di settembre. Lo ascoltiamo.

 

Settembre

(L. Carboni)

Forse sarà
quest'aria di settembre
o solo che
che tutto cambia sempre.
L'estate va
e poi ogni giorno muore
e se ne va
portandosi con sé la mia allegria.

Forse sarà
quest'aria di settembre
o solo che
vorrei sognare sempre
ma poi perché
di colpo tutto non è facile
mi chiedo se
qualcosa resta o tutto se ne va

Come i goal che facevo
contro una porta di legno
con le ginocchia sbucciate
di esterno,
goal!!!
Come morire di sete
dopo una corsa d'estate
ma non ho più la mia bici da cross!
E allora scaldalo amore
questo bambino che trema
che vuole tutto l'amore che c'è.

Forse sarà
quest'aria di settembre
o solo che
sto diventando grande
ecco cos'è
mi vien da ridere… due lacrime
ma poi perché
di colpo tutto non è facile.


Come i goal che facevo
contro una porta di legno
e con le braccia alzate saltare,
goal!!!
E la mia mamma che chiama
che è già pronta la cena
ma voglio ancora giocare
un po’!
E allora salvalo amore
questo bambino che trema
che vuole tutto l'amore che c'e'.
Come morire di sete
dopo una corsa d'estate
Come aspettare Natale
e poi le palle di neve…
Come aspettare Natale
 

 

***

 

Questo è un ottimo testo sull’adolescenza e dunque su settembre, perché settembre è il mese adolescente per eccellenza: c’è voglia di crescere.

 

Forse sarà
quest'aria di settembre
o solo che
che sto diventando grande.

Poi lacrime e risate insieme: un senso di disagio, questi tempi non ancora definiti. Scoprirete, da grandi, che per le persone un po’ tendenti alla depressione, settembre, ottobre, novembre sono mesi terribili, perché sono cambi di stagione, non c’è ancora una definizione e allora non si sta bene, c’è un alternarsi di sensazioni e quindi è come essere tirati da un lato e da un altro.

 

Forse sarà quest’aria di settembre

o solo che tutto cambia sempre.

L’estate va

e poi ogni giorno muore

e se ne va

portandosi con sé la mia allegria.

 

Come vedete, una tristezza strisciante: il tramonto, l’estate che se ne va… Quello che mi sembra di avere afferrato, poi lo perdo.

 

Forse sarà
quest'aria di settembre
o solo che
vorrei sognare sempre
ma poi perché
di colpo tutto non è facile

Adesso vado a fare una pizza con gli amici…, poi vado di là, ma poi, quando vado a stringere, mi accorgo che è come se mi sfuggisse tutto di mano. Questo mi ha fatto collegare col testo del Qoèlet, perché anche il Qoèlet aveva la tentazione che alla fine fosse tutta un’invenzione, fossero tutte delle scatole vuote, tutta apparenza: un tempo per e un tempo per, per nascere per morire, per ridere per piangere… 

 

Mi chiedo se
qualcosa resta o tutto se ne va

Cioè stiamo sotto l’egida, l’onda, la bandiera di questo tempo che mentre ci promette non mantiene. Poi viene questa scena infantile: non è tutto facile come i goal che facevo contro una porta di legno, con le ginocchia sbucciate… Esterno… Goooal!!! Con le braccia alzate - dice nella seconda parte del ritornello.

Come morire di sete
dopo una corsa d'estate
ma non ho più la mia bici da cross!

Sono ricordi, cose che facevo ed erano facili; era facile segnare. Magari i ragazzi che giocano a calcio dicono: No, è difficile! Bisogna trovarsi nella triangolazione giusta, bisogna scegliere il passaggio… E invece Carboni dice che non è tutto facile come era facile da bambino, come era facile quando segnavo, come era facile quando andavo in bicicletta, come era facile quando partecipavo ad una partita.

 

Forse sarà quest’aria di settembre o solo che sto diventando grande. Ecco l’adolescente: mi viene da ridere, due lacrime, ma poi perché di colpo tutto non è facile? E di nuovo l’infanzia: non è facile come i goal…

Poi c’è la voce della madre che chiama ed è scomoda la madre che chiama mentre stiamo giocando: chiama perché è ora di cena. Ma non è il secondo tempo della partita? ma non stiamo al quindicesimo? No, è ora di cena. Che c’entra questa mamma che chiama? Voglio ancora giocare un po’ - dice il bambino Carboni - non voglio ancora andare a scuola, voglio ancora divertirmi! Fa caldo e sarebbe stato il caso, quest’anno, di ritardare l’inizio delle scuole (Guardiamo le previsioni metereologiche e cominciamo il 15 ottobre! Tutti contenti!). Invece c’è la mamma che chiama, che è già pronta la cena, che dice “orario”, dice “famiglia”, dice “impegno”, dice “legame”, dice che non c’è solo il gioco. La mamma che chiama sembra una rompiscatole in questo momento, perché sto giocando, sto segnando, adesso sono solo io e il portiere, io e la porta perché il portiere si è lanciato in senso inverso, e adesso arriva questa voce, mia madre che mi chiama: è ora di cena, è ora di rincasare.

 

Sapete, settembre è ora di rincasare. Lo so che vi faccio male dicendovi questo. Non è solo il rincasare di “tornare a casa”, ma rincasare nel senso di “tornare all’impegno”, tornare alle relazioni, tornare alla famiglia, tornare agli orari, e questo non è facile. Lo so che in particolare non è facile per voi, oggi. Per noi, quando eravamo giovani, quelli della mia generazione, era relativamente più semplice, non dico facile: non andavamo a scuola con gli striscioni, non chiedevamo che si aprissero prima del tempo, ma avevamo una vita più strutturata, più ordinata. Non sto facendo il cantore dei tempi andati, ma per voi questa mamma che chiama e che dice che è ora di cena è proprio una rompiscatole. Invece questa mamma svolge un ruolo importante: magari è la tua insegnante di inglese, è la tua insegnante di matematica, è il professore con cui stai facendo la tesi che ti dice che ci sono delle cose che devi imparare. Devi imparare delle regole, devi imparare che la vita non è fatta solo d’estate e che se la vita fosse tutta un’estate, sarebbe una cosa noiosissima, perché la vacanza prende sapore dal lavoro, la domenica prende sapore dagli altri sei giorni, ma se tutto fosse uguale, sarebbe tutto piatto e tutto inutile e brutto. Non voglio che usciate dalla Preghiera con i cartelli “W la scuola! W l’università!”, ma nel mio piccolo vorrei incoraggiarvi a sentire che questa mamma che chiama è una saggia, è una che si prende cura di noi e che ci richiama all’ordine, l’ordine esterno ma anche all’ordine interiore. Ordine che non è - torno all’esempio della casa da arredare - affastellare mobili uno sull’altro: questa non è una casa, è un deposito! A volte le nostre vite sono depositi; non sono case, non sono storie che hanno un inizio e una fine: sono una serie di esperienze. Adesso questo è il motto che va di moda – e non da oggi – tra i giovani: è stata un’esperienza…, bisogna fare le esperienze… Non è vero, non è vero! Ed è bene che qualcuno ve lo dica, perché è come mettere mobili uno addosso all’altro e questa non è una casa, ma un deposito: tante vite, forse neanche vostre, sono dei garage, dei depositi. Non sono delle stanze, non sono dei castelli. Lo so, stasera tornerete a casa, abbraccerete la mamma che vi chiama per la cena e … smack smack… (una volta tanto, un gesto gentile nei suoi confronti non starebbe male). Questa mamma chiama, ma io vorrei giocare ancora un po’. Ma è ora di cena, è ora di rincasare. È ora di settembre.

 

Settembre (L. Carboni)

***

 

Ho dimenticato di dire grazie al gruppetto che mi ha fatto da consulente per questa canzone. A voi sembra che il Vescovo faccia tutto da solo e invece… Volevo trasmettervi questa cosa, ho chiesto di trovarmi una canzone e me ne hanno sciorinate 4 o 5. Quindi grazie al gruppo dei consulenti.

 

Qualcosa resta o tutto se ne va? E qui la risposta è: qualcosa resta. Ovviamente restano le cose ordinate, resta quello che ho costruito: se ho messo un mattone, questa estate resterà nella costruzione della mia vita. Allora, velocemente, diamo 4 flash estivi per dire che l’estate, di cui stiamo celebrando la fine con questa Preghiera, non è stata all’insegna del “godiamoci la vita”, ma nella nostra Diocesi sono avvenute tante cose. Adesso, a raccontarle tutte, ci vorrebbe un’altra ora. Devo innanzi tutto attestare una vivacità che l’anno scorso non c’è stata: per esempio, molti più campi scuola parrocchiali, alcuni campi interparrocchiali, tra l’altro anche andati molto bene.

 

Testimonianze

 

***

 

Ecco, alcune note, alcune macchie di questa estate per dire: qualcosa resta. Queste sono cose che restano. Ce ne sarebbero da raccontare molte altre, ma il tempo è scaduto.

 

E allora scaldalo amore
questo bambino che trema
che vuole tutto l'amore che c'è.

Non vi ho commentato questa frase. Volutamente l’ho conservata come “confetto” alla fine della Preghiera. Anche questa è una canzone d’amore, ma stravolgo il testo, questi versi: “salvalo amore” è riferito a me, cioè prendi questo bambino che trema, che è l’anno nuovo, il nuovo anno in parrocchia, il nuovo anno nell’AC diocesana, il nuovo anno universitario, il nuovo anno a scuola, che ha paura, che trema e che vuole tutto l’amore che c’è. Io vorrei darvi questo bambino, se lo avessi. Mi piace questo gesto: ti do un bambino e tu lo culli, lo accarezzi, gli dai da mangiare, lo difendi. Prendete questo anno così, prendi questo bambino.

Poi verrà anche Natale, perché bisogna aspettarle le cose importanti (come aspettare Natale e poi le palle di neve). Adesso prendi questo bambino che trema, prendi questo progetto che ti fa paura, prendi questo studio che ti impegna: sappi che bisogna scalare (quando si fa qualche piccola salitina, vi riferite sempre al Monte Bianco! In realtà sono molto alla portata di tutti. Ieri, facendo la visita dal fisiatra per i miei malanni alla schiena, ho scoperto anche di avere il menisco partito. Nessuno se n’era accorto, neanche il Vescovo), l’importante è salire; salire e scendere: non ci fermiamo. Questo bambino che trema ha bisogno d’amore; non dell’amore svilito, ma d’impegno, perché portare un bambino e allevarlo richiede amore: per un progetto, per un sogno, per una vocazione, per una laurea, per una relazione, c’è bisogno d’impegno. Allora questa è l’immagine conclusiva che vi consegno: prendi questo bambino che trema. L’anno che il tuo parroco ha disegnato per la tua parrocchia, l’anno che viene è un bambino che ha paura, ma tu mettici amore. Mettiamo amore in questo anno e allora l’aria di settembre diventerà un’aria costruttiva. Ci teniamo per mano e diciamo insieme: Padre nostro…

 

Benedizione del Vescovo

 

Ci sono alcune parrocchie, come Pietravairano, che sono arrivate con un pullman: bravi! Rivedo Presenzano con Don Gianfranco: incoraggiamo queste parrocchie che stanno iniziando. Anche voi avete questo bambino: culliamolo e difendiamolo.

 

Canto: Resta qui con noi

 

Ci auguriamo buon anno vicendevolmente, tutti.

Grazie a Ghibli che in questo numero è riuscito addirittura ad avere la firma di un giornalista di Famiglia Cristiana, quindi si stanno attrezzando alla grande e bisogna andare sempre avanti così: alla grande! Buon anno!

 

 

 

***

 

Il testo, tratto direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto dall’autore.