Preghiera-Giovani

guidata da

S. E. Rev. ma Mons. Arturo Aiello

 

“Lanciare i cuori”

 

Oasi “Regina degli Angeli”

 

Ameglio, 10 settembre 2010

~

Canto: Cantate al Signore

 

Nel nome del Padre

 

Ringraziamo il Signore per questa oasi. Non mi riferisco tanto all’Oasi che ci accoglie - e che pure ringraziamo - quanto all’oasi nel deserto (che sta per finire, per fortuna) dell’estate. La preghiera, in questi appuntamenti che abbiamo vissuto un po’ in giro, ha costituito un’oasi, cioè un luogo dove fermarsi nel deserto, dove c’è acqua, dove ci si può riposare, dove c’è ombra, dove si riprende la direzione all’atto in cui la si è perduta. Ci fermiamo un attimo in silenzio per fare mente locale: dove siamo? perché siamo qui? perché abbiamo fatto un cammino per giungervi? perché è importante aver superato anche la difficoltà della pioggia per un appuntamento di preghiera? Il Signore era qui per attenderci e, al tempo stesso, ci ha dato la forza per andare avanti e superare le difficoltà e gli ostacoli che certamente si sono frapposti al desiderio d’esserci. Quindi grazie, Signore, perché ci hai procurato questo luogo, soprattutto questo tempo.

 

***

Anche se non tutti lo vedete, qui alla mia destra c’è un baule: il baule della felicità. Cosa ci sarà? Cosa ci riserva il Signore? Cosa ha posto dentro che tu non abbia ancora trovato e che è qui? È anche un baule – per chi riesca a vederlo nella penombra – che sa di antico. Dice Gesù che uno scriba divenuto maestro è come uno che trae dal suo tesoro cose antiche e cose nuove.

La Parola di Dio è eterna, viene da lontano, ogniqualvolta la ascoltiamo crea una novità, e questo vale anche per la Parola che state per ascoltare, che è la Parola di oggi, anche nel senso più ampio e più solenne, la Parola di questa giornata. Non è l’intera Prima Lettura che la Liturgia propone oggi, ma è uno stralcio che ho pensato che non dovesse passare inosservato.

 

Dalla Prima Lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe con loro. Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato.

 

Per chi sia abituato a predicare, è sempre avvincente ascoltare Paolo che utilizza tutte le immagini possibili ricavandole dall’esperienza dei suoi ascoltatori, per aiutarli a capire dove sbagliano, come operare il bene, come essere felici. Mi riferisco alle immagini olimpioniche (ce ne sono diverse): innanzi tutto, c’è l’immagine dello stadio (“Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio?”). Le Olimpiadi c’erano anche al tempo di Paolo (vengono dall’antica Grecia) e i corridori, ovviamente, giungevano alla gara dopo un lungo allenamento.

Seconda immagine: il pugilato (Paolo dice: “Faccio pugilato”). È un’immagine violenta, ma anche Paolo è un pugile e a volte dà degli affondo nello stomaco da lasciarci piegati in due (mi riferisco ovviamente alle sue invettive). Allora, il corridore  e il pugile: due immagini atletiche, due categorie di persone che per una prestazione sportiva si sottopongono ad una serie di allenamenti finalizzati, e questo è importante. Chi faccia parte di una squadra, ha conosciuto o conosce la figura del mister, che è colui che dà una scaletta all’atleta per dire: “Fai questi esercizi”. Se andate in palestra riceverete la vostra cura: Devi fare mezz’ora di tappeto, poi questo esercizio e poi l’altro... Il mister è colui che finalizza l’esercizio, lo sforzo al rendimento (c’è anche un rendimento sul piano della prestazione atletica).

Tu hai un mister? C’è un mister nella tua vita? Spirituale, beninteso (non sto a fare la reclame per questa o quella palestra). Hai un mister?, cioè uno che ti fa la scaletta e ti dice: Fai dieci flessioni – oppure – Signora, lei è troppo grassa e deve scendere di peso!

Non so cosa state rispondendo nel vostro cuore, ma immagino un “no”.

A che serve un mister per la vita spirituale? Serve – dice Paolo – alla stessa maniera per cui serve un mister nella vita atletica, cioè a vincere, perché dobbiamo vincere, perché sta in lizza una cosa importante nella nostra vita che è la felicità - non solo qui, ma quella eterna - e non ce la possiamo far sfuggire.

Dice Paolo – e questo inciso, se uno non ha l’orecchio, non ne percepisce l’importanza – “Però ogni atleta è disciplinato in tutto”. Questo è un trattato e significa che io non posso giocare una partita di calcio di serie A, di serie B, e la sera precedente essermi dato ai bagordi. Gli allenatori, quelli veri, quelli seri, i veri mister chiedono anche all’atleta di rientrare qualche giorno prima in ritiro. Certamente non fanno gli Esercizi Spirituali, o non partecipano a preghiere e adorazioni, però fanno il ritiro pre-partita, perché per svolgere un compito, per uno sforzo atletico, c’è bisogno di una preparazione anche psicologica, anche fisica, e quindi il mister farà fare anche una dieta e dirà al cuoco: Mi raccomando, tot calorie! Mi raccomando, non metta troppo olio!

“Però ogni atleta è disciplinato in tutto”: quest’estate sei stato disciplinato? cioè hai utilizzato le occasioni e le opportunità, e poi anche la dieta, i doveri e i piaceri in una maniera equilibrata? Purtroppo, nella nostra percezione, l’estate è il momento in cui saltano tutti gli equilibri, anche quelli spirituali. Magari non siete andati a Messa – non voi, che sarete santissimi! – perché è estate, e quindi i preti, vedendo le parrocchie deserte, decidono di chiudere i battenti: chiuso per ferie perché non c’è più nessuno, sono tutti in vacanza. E si fa digiuno di Eucarestia…

“Però ogni atleta è disciplinato in tutto” – dice Paolo. Dietro questa Parola c’è tutto un discorso che potrebbe andare avanti fino a domattina, a dire che, se un atleta – e gli atleti sono pagani – si sottopone a una disciplina anche sessuale (gli atleti sono disciplinati su questo piano, oltre che su altri, perché non è l’unica disciplina da acquisire, quella sessuale), com’è che voi credenti non state in forma? com’è che il Vescovo non riesce a fare le flessioni? com’è che il parroco…? com’è che l’animatore, l’animatrice…? com’è che quella persona non ha una prestazione al massimo?

La risposta è: probabilmente – anzi, con molta certezza – non c’è stata disciplina. Allora, Paolo indica ai suoi cristiani questi atleti pagani che si sottopongono a diete d’ogni tipo, dicendo che loro lo fanno per una corona corruttibile (nelle Olimpiadi dell’epoca, non si davano le medaglie d’oro, di bronzo e d’argento, ma si dava la corona d’alloro, quindi di lauro, e ovviamente queste corone duravano poco). Quindi, loro lo fanno per una corona corruttibile, cioè che passa, e tu che sei in corsa per una corona incorruttibile, com’è che la dieta non riesci a farla? com’è che sei su di peso? com’è che non riesci ad essere disciplinato?

Io potrei trattenervi a lungo, ma mi fermo qui come piccolo assaggio di questo brano, che stringe come in una morsa, a dire: ma questa estate, il mio impegno, il mio andare a dormire, il mio svegliarmi, il modo con cui ho utilizzato il tempo, mi conduce adesso, agli inizi di settembre, in una situazione di fuori forma. Molti di noi sono fuori forma, a volte anche i seminaristi potrebbero essere fuori forma sul piano della preghiera, perché in seminario è tutto bello e preconfezionato, ma poi a casa, durante le vacanze, sono lasciati alla loro iniziativa e potrebbero aver perso un po’ di forma. Per questo, alcuni di loro hanno desiderio di tornare presto in seminario. 

“Io dunque corro, ma non come chi è senza meta; faccio pugilato, ma non come chi batte l'aria”. Noi stiamo correndo per una cosa importantissima e, anche se l’altro mi ha messo uno sgambetto, anche se la vita è stata dura con me, quello che ho davanti è così importante, così grande che, costi quello che costi, voglio tagliare il traguardo. È questa la sensazione che avete dei cristiani che vedete nelle vostre parrocchie? sono persone impegnate a conseguire un premio? pronte a sacrificare qualsiasi cosa purché la fede resti salda? Ci troviamo un po’ tutti perdenti, tutti a battere l’aria come pugili che danno pugni ad un pallone (neanche per allenarsi) e che non stanno combattendo, tutti come persone che corrono ma per una strada sbagliata. Dice Sant’Agostino: “Corri, corri anche bene, ma per una strada sbagliata” cioè, anziché avvicinarti, ti stai allontanando dalla meta. Ecco, guardiamo un attimo l’estate, ci tastiamo anche e diciamo: Ho qualche chilo in più? Le pizze, con tutto l’armamentario, le insalate di pomodori mi hanno messo sovrappeso? (Sul piano fisico ma anche su quello spirituale, perché le cose sono collegate). Guardo l’estate e guardo anche il mio peso forma.

 

***

Cosa ti sta raccontando il tuo mister?

Bravo! Brava! – oppure – Abbiamo lasciato da tempo gli allenamenti, non sei più scattante, ti sei appesantito, non credi più nella possibilità di conseguire il premio: riprendi a correre perché c’è qualcosa di grande, nonostante le delusioni di questa estate…

Ho pensato di mettere insieme con questa fraseologia olimpionica di Paolo un testo apparentemente non collegato, perché parla di una donna grassa. Come sempre, invitiamo un cantautore alla nostra Preghiera-Giovani (ma questa è una preghiera anche per quelli che sono giovani dentro, perché nessuno si senta escluso). Questa sera è la volta di Francesco De Gregori, con questo testo bellissimo, di una liricità unica, che è “La donna cannone”.

Può una donna cannone volare?

 

La donna cannone

(De Gregori)

Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno,

giuro che lo farò,

e oltre l'azzurro della tenda nell'azzurro io volerò.

Quando la donna cannone d'oro e d'argento diventerà,

senza passare per la stazione l'ultimo treno prenderà.

E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà,

dalle porte della notte il giorno si bloccherà,

un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà

e dalla bocca del cannone una canzone suonerà.

 

E con le mani amore, per le mani ti prenderò

e senza dire parole nel mio cuore ti porterò

e non avrò paura se non sarò bella come dici tu

ma voleremo in cielo in carne ed ossa, non torneremo più.

E senza fame e senza sete

e senza ali e senza rete voleremo via.

 

Così la donna cannone, quell'enorme mistero volò,

tutta sola verso un cielo nero s'incamminò.

Tutti chiusero gli occhi nell'attimo esatto in cui sparì,

altri giurarono e spergiurarono che non erano mai stati lì.

E con le mani amore, per le mani ti prenderò

e senza dire parole nel mio cuore ti porterò

e non avrò paura se non sarò bella come dici tu

ma voleremo in cielo in carne ed ossa, non torneremo più.

 

E senza fame e senza sete

e senza ali e senza rete voleremo via.

***

 

Questo testo, per chi lo conosca già e lo ami, è di una comprensione immediata, ma per chi fra voi lo dovesse sentire per la prima volta non vi troverà granché, come d’altra parte per tutti i testi poetici, in particolare quelli di De Gregori, che sono un po’ ermetici.

Innanzi tutto, c’è la voglia di buttare il cuore in cielo. Spero che ce l’abbiate! Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno, giuro che lo farò! È una voglia di leggerezza, è una voglia di volare, è una voglia di stare in alto, è sognare cose grandi, non alla fantozzi, come vi ho detto in qualche Preghiera-Giovani dell’anno scorso (piccoli sogni, piccole vacanze, piccoli intrighi che si trovano fotocopiati in qualsiasi vita, in qualsiasi storia…). La protagonista di questa canzone è una donna cannone enorme che fa parte dell’armamentario del circo.

Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno, giuro che lo farò! Siamo, stasera, sulla collina di Ameglio per far venire a qualcuno di voi la voglia di salire più in alto e di buttare il cuore avanti, di buttarlo in alto, perché il cuore è pesante, il cuore ingrassa, il cuore funziona male perché i grassi hanno otturato i canali della vita che sono le arterie, il cuore è affannato da tante cose, da tante cattiverie, da tante preoccupazioni… Ma questo cuore, il mio cuore, può volare? Hai il desiderio di diventare leggero, leggera?

De Gregori, in una intervista di tanti anni fa, ha detto come è nata questa canzone: è nata da una notizia letta fortuitamente in un trafiletto di giornale che raccontava di una donna cannone di un circo che era scappata via con un uomo da quella sorta di carcere. Anche se il circo ci fa ridere, è un carcere; in gabbia non ci stanno solo le fiere, i leoni, le giraffe, ma tutti: è una grande gabbia dove bisogna pagare per entrare, ridere e vedere pagliacci. Poi noi andiamo via, ma loro restano lì, nella gabbia. I poeti partono così, da incidenti di percorso, da notizie raccolte, anche da pettegolezzi, e la notizia di una donna cannone andata via inseguendo l’amore, partita con un uomo lasciando sguarnito il circo, ha fatto nascere in Francesco De Gregori questo tracciato, rendendo questa donna cannone una sorta di esempio di chi voglia uscire dal circo.

È molto difficile far uscire dal circo i giovani, e non parliamo degli adulti (noi ci stiamo da più tempo)… Guai a non stare sotto il tendone! Tu sei il pagliaccio, tu sei la donna cannone, tu hai la frusta, quello addestra le fiere, un altro fa il giro con la giraffa… Tutti facciamo i nostri spettacolini e poi ciascuno torna nelle sua tenda dicendo: Ho fatto il mio numero! E qual è il tuo numero? Tu che fai?

Uscire dal circo è una cosa terribile e bellissima, perché fuori dal circo c’è la libertà, fuori dal circo c’è la vita vera, nel circo è tutto falso.

Il poeta immagina la donna cannone diventata grande come una palla, che poi si è alleggerita e ha preso il volo oltre il tendone del circo. 

Quando la donna cannone d'oro e d'argento diventerà… Ora è bellissima; mentre prima la prendevano in giro, aveva colori sgargianti e di pessimo gusto, adesso invece è d’oro e d’argento.

L’ultimo treno prenderà – era andata via col treno, quella da cui prende le mosse De Gregori – e in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà. Mi viene in mente Santa Teresa di Gesù Bambino che da ragazza guardava il cielo, come tutti gli adolescenti, come abbiamo fatto anche noi - speriamo non solo da adolescenti, ma anche da grandi - e ha visto che le stelle facevano una “T” (le avrà collegate lei): Vedi? Il mio nome è scritto nel firmamento. Quelle sono le mie stelle: la T è la T di Teresa!

Questo avviene in faccia ai superbi e ai maligni, a quelli che dicono: No, tu non conti niente! Tu sei un fallito! Tu sei grassa! Questa donna è diventata d’oro e d’argento, e adesso vede scintillare il suo nome perché è diventata regina. Magari sarà scappata non con l’ultimo squattrinato, ma con un signore ricchissimo che è andato al circo e si è innamorato proprio di lei, dell’ultima del circo.

C’è un verbo napoletano (scusate, ma ve lo devo dire) – schiattare – che si dice per le persone che muoiono dall’invidia nel vedere una persona che prima era l’ultima, l’infima, e adesso è diventata la prima, la regina: ecco, quelli schiattano d’invidia. È scritto nel Salmo 22; per la verità, non è scritto “schiattate”, ma “Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici”. 

Dalle porte della notte il giorno si bloccherà… È tutto fermo, è tutto in adorazione davanti a questo prodigio. Poi, dal cannone da cui è come se fosse partita questa palla di cannone, che è la donna, una canzone esploderà, una canzone d’amore. È un testo bellissimo, è un testo d’amore: E con le mani amore, per le mani ti prenderò. Sono lui e lei che si portano ciascuno nel loro cuore, non nella stanza.

E senza dire parole nel mio cuore ti porterò, e non avrò paura se non sarò bella come dici tu… Questa cosa è bellissima se la capite stasera: noi non dobbiamo avere “la linea” per Gesù, ma tu sei bello come sei. La donna cannone non deve più aver paura d’esser grassa, perché Dio si è innamorato di lei (Il Re si è invaghito della tua bellezza - Salmo 44). Forse, per gli altri, noi compriamo vestiti e gioielli, perché ci possano vedere… Chissà come mi troverà! Gli piacerà questo look che ho scelto accuratamente? Ma nell’amore tu non hai più nessun abito e ti presenti senza trucco, ti presenti anche con i tuoi pesi eccessivi, perché se non sarò bella come dici tu, non avrò paura di questo.

Stasera, ciascuno di voi si senta accolto da Dio così com’è; poi, dopo, faremo la “cura dimagrante”, diventeremo santi e faremo atti di virtù, ma adesso Dio ti accoglie così come sei. Molti di noi – anzi, tutti – sono peccatori, quindi terribili, bruttissimi da vedere! Ma non andrò a farmi un intervento di chirurgia plastica, perché sento che Gesù mi dice: “Vieni, amica mia” – come dice il Cantico dei Cantici – E voleremo in cielo in carne ed ossa e non torneremo più…

E senza fame e senza sete e senza ali e senza rete voleremo via. Qui il “senza rete” riguarda i trapezisti, sempre nel circo, che fanno le loro giravolte i loro esercizi davanti al pubblico, ma hanno la rete e, se va male l’esercizio, non cadranno a terra. Invece, adesso, la donna cannone che ha trovato il suo amore, che si è sentita accolta, accettata per la prima volta nella vita, e non da uno qualsiasi ma dal Re dei re, vola senza più bisogni: senza fame, senza sete, senza ali, senza rete voleremo via… Sto cercando di farvi venire, non l’appetito per la porchetta che Padre Carmine e gli altri hanno preparato alla fine di questa Preghiera, ma l’appetito di questo amore che ti fa innalzare, che ti rende leggero, che ti accetta così come sei.

 

La donna cannone (De Gregori)

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Spero che qualcuno di voi, almeno uno, stia pensando: “Sarebbe bello!”.

Quello che io vi sto raccontando non è una fiaba nel senso di “cosa inventata”, ma è una fiaba nel senso di “cosa bellissima”, cioè io posso raggiungere questa leggerezza ed essere accettato così come sono e diventare un prodigio. Dice il Salmo 70: “Sono parso a molti quasi un prodigio: eri Tu il mio rifugio sicuro”, cioè il salmista, guardando indietro nella vita (il Salmo 70 è il Salmo della vecchiaia), si ricorda di tante persone che hanno detto: “Ma sei stato bravo!”, e dice: “Non ero io: Tu hai fatto cose grandi in me”.

Qualcuno dirà: “Speriamo che sia così: voglio crederci”; altri, invece – e ce ne sono anche tra voi – giurarono e spergiurarono che non erano mai stati lì. Questa cosa l’ho vista tante volte. Chi di voi è stato ad Avezzano? Tutti si nascondono… (Non ci sono mai stato! Non ci sono mai passato!) Chi è stato al Campo-Scuola sull’arte di educare? Chi è stato al Campo-Scuola a Campitello? Dopo aver fatto certe esperienze belle, noi ci nascondiamo e diciamo: “No, non ci sono mai stato”. E così anche quelli che videro la donna cannone volare, una donna disprezzata e poi scelta come regina, quando furono intervistati – Ma lei era nel tendone? – risposero: No… Non c’ero…

Anche molti tra voi, interrogati domani sulla fiaba di un Dio che si innamora anche della mia forma imperfetta – C’eri anche tu all’Oasi, ieri sera? – diranno: No, non c’ero… e volteranno le spalle alla felicità. Questa è la nostra situazione: gente che gira le spalle alla felicità, quella che è qui, in questo baule.

 

Adesso consegnerò ad alcuni di voi, che sceglierò a caso, un aquilone, perché bisogna volare… Apriamo il baule della felicità.

Vorrei cominciare da Michela e Andrea che celebreranno il loro Matrimonio il 29 settembre (Michela è la presidente AC di Sparanise). Anche la nostra organista, Maria Teresa, si sposa, e quindi diamo un aquilone anche a lei e ad Ernesto. Maria Teresa ed Ernesto si sposeranno il 15 settembre: sono persone che partono e non torneranno più. A volte, quando ci si sposa c’è anche il dubbio: ma mi troverà bello? mi troverà bella? Voi dite: Ma già sanno tutto!

Non è vero, ci sono ancora coppie che si sposano e si scopriranno pienamente dopo il Matrimonio.

Adesso i seminaristi, due alla volta… i diaconi…. e ora scelgo un po’ a caso…

 

***

 

Ringraziamo il Signore che ci dona questo messaggio di leggerezza legato all’amore: nonostante tutte le palestre spirituali, non sarò mai in forma, non sarò mai bello, non sarò mai bella, però Dio ti guarda, ti ama, ti benedice, ti perdona e ti sceglie così come sei. Allora, con fiducia, sentendo che questo discorso è una dichiarazione d’amore, diciamo insieme: Padre nostro…

 

Signore, ti ringraziamo per la gioia che ci dai, aprendoci un futuro anche nel deserto più arido. Grazie perché la donna cannone, che sono io, potrà volare; grazie perché non tornerò più, e aiutaci a non smentire le parole che Tu ci dici, a non dimenticarle, a non dire che non ci siamo stati, che certe parole non le abbiamo ascoltate, che certi messaggi non li abbiamo ricevuti. Il Tuo Santo Spirito scenda su di noi e ci confermi in questa grazia. Per Cristo, nostro Signore. Amen.

 

Benedizione del Vescovo

 

Auguri alle due coppie di sposi che si preparano a celebrare il Sacramento. Auguri ai seminaristi che partono per il seminario. Auguri a tutti voi.

 

 

***

 

Il testo, tratto direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto dall’autore.