PREGHIERA-GIOVANI
guidata
da
S. E. MONS.
ARTURO AIELLO
“Mani-festazione della
Pasqua”
Cattedrale di
Teano
Venerdì, 3 Aprile
2009
~
Canto iniziale: Custodiscimi
Nel nome del Padre…
Siamo
all’ultima battuta del nostro “cammino quaresimale giovani”. Le ultime battute,
le ultime parole sono quelle più importanti, ma anche quelle più rischiose,
perché se un attore sbaglia l’ultima battuta, anche se è stato bravissimo
durante il primo e il secondo atto, finisce con il non valorizzare appieno il
testo. Quindi attenzione agli ultimi passi, alle ultime parole, alle ultime
battute. Se abbiamo messo impegno all’inizio e nel corso, tanto più deve
accadere ora, in questi giorni, e per noi stasera qui, nell’ultima parola
dell’itinerario-giovani. Abbiamo iniziato con “Custodiscimi” perché ci sentiamo
sguarniti, perché ciascuno di noi ha paura, si porta dentro delle insicurezze,
abbiamo bisogno di qualcuno che ci custodisca. C’è
un’espressione del corpo che dice della custodia come nessun’altra ed è l’abbraccio; quando due innamorati si
abbracciano o un padre abbraccia un figlio vuole esprime: ti custodisco, faccio
scudo col mio corpo, perché tu non sia ferito e questo ancor più dobbiamo
chiederlo a Gesù, sia Lui la nostra custodia. L’abbraccio è anche una casa, una
casa di carne (questo utilizzatelo nel prossimo SMS per fare colpo su una
ragazza): col mio corpo desidero custodire la tua vita, la tua bellezza, quello
che sei, quello che vuoi diventare. Questa dichiarazione d’amore la troviamo
stasera sulla bocca di Gesù che sta per andare alla morte per noi, per
custodirci, per fare scudo col Suo corpo insanguinato e darci un corpo glorioso.
Ci fermiamo un attimo in silenzio. Ciascuno faccia
mente locale: mi trovo in Cattedrale, sto per vivere quest’ultima parola della
Quaresima 2009, voglio pronunziarla perbene.
***
Ho detto a Dio senza di te
alcun bene non ho,
Custodiscimi.
Magnifica è la mia eredità
Benedetto sei tu
sempre sei con me.
Custodiscimi, mia forza sei tu.
Custodiscimi, mia gioia Gesù. [2 volte]
Facciamo un grande silenzio per
ascoltare
Dal Vangelo di Marco
(3, 1-6)
1 Entrò di nuovo
nella sinagoga. C`era un uomo che aveva una mano inaridita, 2 e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di
sabato per poi accusarlo. 3 Egli disse all`uomo che aveva la mano inaridita: "Mettiti nel mezzo!".
4 Poi domandò loro: "E` lecito in giorno di sabato fare il bene o il male,
salvare una vita o toglierla?". 5 Ma essi
tacevano. E guardandoli tutt`intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei
loro cuori, disse a quell`uomo: "Stendi la mano!". La
stese e la sua mano fu risanata. 6 E i farisei uscirono subito con gli
erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo
morire.
Magari
vi sareste aspettati un brano più inerente: com’è che il Vescovo ha scelto
questo brano che non riguarda
***
“Io e
i miei occhi scuri siamo diventati grandi insieme” cantava un cantautore della
nostra giovinezza. Noi possiamo dire: io e le mie mani siamo diventati grandi
insieme. Ci sono le età delle mani, nelle mani c’è l’età. Pensate alle mani dei
bambini: quando c’è un bambino, un neonato, un bambino piccolissimo, viene
subito questo desiderio di aprire queste mani che sono un capolavoro. Avete mai
visto le mani dei bambini? Un capolavoro. Già scolpite nei minimi particolari e
poi ci sono le mani degli anziani. Quando eravamo bambini poi, noi a volte,
prendevamo le mani dei genitori, in particolare le mani di papà (l’avrete fatto
anche voi qualche volta) o del nonno, a disegnare, a fare un viaggio. Sembravano
grandi le mani del papà, quando eravamo piccoli e tutti quei sentieri ci
facevano immaginare dei sentieri di carovane, dove si poteva passare, dove si
potevano vivere delle avventure. Dobbiamo guardarle di più le mani, le nostre,
quelle degli altri. Vedo a volte Vitaliano che guarda le mani del Vescovo, un
po’ perché si aspetta qualcosa da quelle mani, ma credo
non solo per interesse; dice: “Mi piace guardare le vostre mani”, perché le mani
di una persona dicono di quella persona, perché attraverso le mani noi riusciamo
a dire anche quello che a volte non sappiamo comunicare a parole. Cosa ti hanno
raccontato le mani di questa settimana? Cosa avresti voluto che queste mani non
facessero? O cosa avresti voluto che facessero e non hanno fatto? Perché a volte
le mani stanno anche ferme, mentre dovrebbero agire, dovrebbero mandare un
messaggio - voi che smanettate con i telefonini continuamente
- ma non mandare un messaggio, a volte, significa dire all’altro “Non
esisti”. Avrebbero dovuto mandare un messaggio, non l’hanno fatto, scrivere una
lettera – cosa per voi difficilissima, oggi - e non l’han fatto; avrebbero dovuto dare mani ad altri (“Dammi una
mano”, ci dicono a volte i genitori o ci dice un amico): un amico è uno pronto a
darti una mano, cosa significa? È un’immagine, è un’espressione idiomatica, per
dire che un amico si fa in quattro per te, ti offre del tempo, ti offre ascolto.
Vedete come queste
mani sono dovunque? Ho intitolato questa preghiera
“Mani-festazione”. Non ci avevo mai pensato che in “Mani-festazione” ci sono le mani, perché le mani manifestano, cioè fanno capire.
Se uno non mi stringe la mano, non so se mi vuole bene o no, se mi ha visto o
no; se uno non mi saluta, non so: ci sono?, sono
un’ombra?, o sono una persona? “Manifestazione” significa che una cosa diventa
reale o percepibile attraverso le mani. Allora “Manifestazione della Pasqua”
significa che nelle mani piagate di Gesù c’è possibilità di “un’uscita di
sicurezza” dalle difficoltà della nostra vita e dai nostri peccati, di più,
dalla morte. Noi non ci consultiamo, ma mi ha fatto piacere vedere in alto[1]
che Liberato, quando io gli ho dato l’input (ovviamente si lavora un po’ anche
in equipe, in qualche maniera), autonomamente ha messo la mano del Crocifisso.
Manifestazione della Pasqua: la mano di Gesù attaccata alla croce; quella mano
schiava ti libera le mani, cioè se tu ricorri a Gesù, “chirurgo della mano” -
oggi ci sono i grandi chirurghi della mano - quella mano legata alla croce, anzi
inchiodata alla croce, ti libera le mani e fa in modo che le tue mani possano
fare di più. Ecco io questo desidero augurarvi in questa Pasqua: che sia una
Pasqua che liberi le mani, non come un adolescente, un giovane che vorrebbe
toccare tutto, no, ma nel senso di mani che si rendono disponibili, mani che
fanno con altre mani una catena, un ponte. Oggi ne abbiamo bisogno in una
maniera fortissima: la gente, anche i giovani, vivono una solitudine terribile.
Adesso ascoltiamo cosa ci racconta De Crescenzo delle mani.
Mani
De Crescenzo
Se sei un amico
ti stringo la mano
se chiedi un aiuto ti tendo la mano
E prendi la mano,
e dammi la mano
e prendi la mano, e dammi la mano
Il padre il bambino lo
tiene per mano
c’è tutto il destino in un palmo di mano
Le mani, le mani
che sanno parlare, che sanno guarire e che sanno pregare
Le mani legate, le
mani ferite, le mani, le mani pulite
Le mani, le mani,le mani legate, le mani ferite, le mani pulite
Le mani,
le mani,le mani legate, le mani ferite, le mani pulite
Saluti ruffiani
baciamo le mani
caliamo i calzoni e in alto le mani
Chi prende il potere
allunga le mani
chi sfugge al dovere se ne lava le mani
Le mani, le
mani, che sanno tradire, che sanno soffrire e che sanno sbranare
Le mani
spietate che danno la fine, le mani, le mani assassine
Le mani, le mani, le
mani spietate che danno la fine, le mani assassine
Le mani, le mani, le mani
legate le mani ferite, le mani pulite
Apriamo le mani, le mani più avare
che stringono ancora quei 30 denari
Mettiamo le mani, le mani sul cuore
più sono sincere e più danno calore
Le mani, le mani, che sanno di mare,
che sanno di terra, che sanno di pane
Battiamo le mani per farci sentire,
più forte le mani, le mani
Le mani, le mani, che sanno di mare, che sanno di
terra, che sanno di pane
Le mani, le mani, che sanno di mare, che sanno di
terra, che sanno di pane
Le mani, le mani, le mani spietate che danno la
fine, le mani assassine
Le mani, le mani, le mani spietate che danno la
fine, le mani assassine
Le mani, le mani, le mani, le
mani
Anche
se molto datata, questa canzone conserva il suo fascino. Pensate per esempio -
non so se siete esperti, credo di sì - alla pallavolo (a volte lo vedo anche tra
i calciatori): quando uno, per esempio, a pallavolo ha fatto una schiacciata o a
pallacanestro è andato a canestro, torna e come si dice “bravo”? Due si
incontrano e…[2]
Quell’attimo è una comunicazione di energia terribile e meravigliosa (dico
terribile nel senso bello del termine); queste due mani si toccano per dire:
“Ok, bravo! Bellissima questa schiacciata, stiamo
rimontando!”. Così, attraverso questo semplice contatto di due mani, due
giocatori diversi, della stessa squadra ovviamente, che si toccano, si
comunicano una grinta enorme. Le mani più
avare – dice il testo – che stringono
ancora quei 30 denari. Qui sono di scena le mani di Giuda, mani che vendono
il Maestro, che vendono il Giusto, come dice anche il profeta, le mani abituate
a stare a contatto con i soldi. Dovete stare attenti,
cari giovani, da adulti, ad avere troppo contatto manuale con i soldi: è una
malattia. Servono, ma non ci devono asservire: quando uno comincia a contare, a
toccare, irrimediabilmente si sporca le mani. Giuda è l’emblema di queste mani
che stringono il prezzo del tradimento e poi le stesse mani sono al collo per
tentare di sciogliere quel nodo che egli stesso aveva creato, aveva legato, il
nodo scorsoio che lo strozza per sempre. Le mani di Gesù guariscono anche le
mani di Giuda, anche le mani del traditore, anche le mani del rinnegatore: sono mani che si possono toccare.
Mani
De Crescenzo
Se sei un amico
ti stringo la mano
se chiedi un aiuto ti tendo la mano
E prendi la mano,
e dammi la mano
e prendi la mano, e dammi la mano
Il padre il bambino lo
tiene per mano
c’è tutto il destino in un palmo di mano
Le mani, le mani
che sanno parlare, che sanno guarire e che sanno pregare
Le mani legate, le
mani ferite, le mani, le mani pulite
Le mani, le mani,le mani legate, le mani ferite, le mani pulite
Le mani,
le mani,le mani legate, le mani ferite, le mani pulite
Saluti ruffiani
baciamo le mani
caliamo i calzoni e in alto le mani
Chi prende il potere
allunga le mani
chi sfugge al dovere se ne lava le mani
Le mani, le
mani, che sanno tradire, che sanno soffrire e che sanno sbranare
Le mani
spietate che danno la fine, le mani, le mani assassine
Le mani, le mani, le
mani spietate che danno la fine, le mani assassine
Le mani, le mani, le mani
legate le mani ferite, le mani pulite
Apriamo le mani, le mani più avare
che stringono ancora quei 30 denari
Mettiamo le mani, le mani sul cuore
più sono sincere e più danno calore
Le mani, le mani, che sanno di mare,
che sanno di terra, che sanno di pane
Battiamo le mani per farci sentire,
più forte le mani, le mani
Le mani, le mani, che sanno di mare, che sanno di
terra, che sanno di pane
Le mani, le mani, che sanno di mare, che sanno di
terra, che sanno di pane
Le mani, le mani, le mani spietate che danno la
fine, le mani assassine
Le mani, le mani, le mani spietate che danno la
fine, le mani assassine
Le mani, le mani, le mani, le
mani
***
Avete
risposto ad un impulso scritto in questo testo, cioè ad un certo punto le mani
si sono mosse da sole, a dire: siamo noi, sta parlando di noi, siamo
protagoniste, non siamo un’appendice, ma siamo il ponte. Le mani sono un ponte
verso l’alto. Il dono di questa sera è ricevere qualche goccia di nardo
proveniente dalla Terra Santa. Quest’olio profumato, utilizzato come profumo per
le donne, ma anche - voi sapete – per i defunti, è un segno pasquale. Chi va a
Gerusalemme – dovrebbe saperlo Raffaele, non so se c’è, che da poco è stato in
Terra Santa – entrando nella Basilica del Sepolcro, c’è la pietra su cui la
tradizione vuole che sia stato adagiato il corpo del Redentore prima di essere
posto nel sepolcro; questa pietra che tutti baciano è profumatissima perché
probabilmente ogni giorno chi sovrintende alla Basilica del Santo Sepolcro - e
sono in tanti, anche di tante confessioni diverse - versa su questa pietra
balsamo ogni giorno, per cui quella è la pietra più
profumata del mondo. Adesso da Gerusalemme vi giunge questo
nardo; insieme a don Liberato e don Vitaliano ne metterò un po’ sulle mani; voi
utilizzatelo bene, innanzi tutto custodite questa goccia, potete farne quello
che volete, potete profumarvi il volto, è un’esperienza olfattiva.
***
Credo
che questo profumo, che spero vi rimanga nelle narici del cuore a lungo, sia il
messaggio sensibile - vorrei dire “sensuale” - della Pasqua: Pasqua è questo
profumo che è profumo di vita; basta con le morti, basta con le putrefazioni,
basta col male, basta con il peccato, basta con le mani rattrappite che tengono
chiuse i trenta denari e sì invece a questo profumo di vita e di Risurrezione.
Prima di concludere devo dire “bravi” ai giovani che sono tornati da Panza,
sempre con traghetto, pullman da Napoli a qui, e che adesso faranno a ritroso questo
pellegrinaggio: forse siete venuti qui per ricevere un po’ di profumo, portatelo
anche al vostro parroco, Don Gioacchino, mio compagno di studi. Raccogliamo,
come sempre, questo segno di chi, come i Magi, viene da lontano, più che a
prendere, a portarci un dono; voglio anche salutare i nostri seminaristi qui al
completo, Fabrizio compreso, che è arrivato qualche minutino dopo, che sono qui per le vacanze e quindi
contenti, perché si torna a casa, ma spero contenti, perché si torna nella
propria Chiesa. Gli appuntamenti: vi invito, in particolare quelli che mai ci
sono stati, alla Messa Crismale che è
Padre
nostro…
Ti
ringraziamo Signore Gesù per averci convocati qui questa sera. Grazie perché
questa ondata lunga di profumo ha vinto anche le resistenze dei più riottosi, di
quelli che sono entrati in Cattedrale più distratti.
Grazie perché tu sei questo profumo: aiutaci a diffonderlo con
Benedizione del
Vescovo
Abbiamo iniziato il nostro cammino quaresimale con
l’austerità delle Ceneri e lo abbiamo concluso col profumo della Resurrezione:
andiamo a diffonderlo. Concludiamo col canto finale e poi possiamo scambiarci
gli auguri di Pasqua.
Canto: Chi mi
seguirà
Buona
Pasqua!
***
Il testo, tratto
direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto dall’autore.