PREGHIERA GIOVANI

 

“CORRO PER LA VIA DEL TUO AMORE”

 

RIFLESSIONI DI S. E. MONS. ARTURO AIELLO

 

Vescovo della Diocesi di Teano-Calvi

 

Cattedrale di Teano

 

Venerdì, 11 Aprile  2008

 

Prendiamo posto… C’è stato qualche problema di parcheggio. Qui nel presbiterio ci sono ancora trenta posti liberi.

Vairano può sedersi nel presbiterio. 

 

Forse nelle sedie riusciamo… a stare più attenti[1]

 

Ci mettiamo in piedi.

 

Canto: Alleluia, cantate al Signore.

 

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen

 

Buona Pasqua!

Non ci vediamo da un mese circa. Ci siamo incontrati l’ultima volta alla vigilia della Domenica delle Palme. Questo incontro vuole essere la Pasqua dei giovani. L’abbiamo celebrata, la stiamo celebrando ancora nelle nostre parrocchie, la celebreremo fino a Pentecoste, per la verità fino alla fine dei tempi perché Pasqua è un giorno che non conosce tramonto, ma è bene ritrovarci qui per dire che è vero. È questo il senso del nostro incontro stasera perché la Pasqua è così alta, e non mi riferisco alla Pasqua alta o bassa del calendario, ma è così alta nella sua luminosità che è facile abbassare gli occhi e sentirci più a nostro agio in Quaresima anziché a Pasqua. Siamo qui per cantare un canto nuovo. Qual è questo canto nuovo, come dice il testo del canto che tra qualche istante ripeteremo? È il canto della vita perché il canto vecchio è il canto della morte. Non mi riferisco solo a quella fisica, ma a tante morti che noi continuamente celebriamo, su cui stiamo a piangere, pensando che sia un fatto ineluttabile, ineludibile, impossibile non impattare in negativo la morte, ci sono anche morti come addii, ci sono morti-amicizie che si lacerano, morti-fallimento, morti-peccato, morti-silenzio, quindi, come vedete, di morti nella nostra vita, ce ne sono tante, ma c’è un canto nuovo. Cantate al Signore un cantico nuovo e cioè smettete di morire e cominciate a vivere e dovrebbe essere questo annuncio particolarmente gradito e attinente al cuore di un giovane, mi riferiscono sia a quelli (tanti) che sono giovani anagraficamente, sia agli altri che si sono intrufolati perché siamo giovani anche noi perché si sentono giovani nel cuore. Dovrebbe essere questo canto di gioia, di festa, di vita, una espressione di una esperienza a noi vicina, eppure dobbiamo fare uno sforzo. Adesso lo sforzo lo verifichiamo ripetendo con più gioia e con più forza la prima strofa del canto. Quindi metti da parte tutto quanto sa di morte, quanto a tanfo di morte e canta il canto nuovo, il canto della vita, il canto di Pasqua.

 

Canto: Alleluia, cantate al Signore.

 

Signore, che entri a porte chiuse nei cenacoli di morte dove siamo riuniti a piangere, a dire non ci resta che piangere, grazie perché scardini le porte del dolore, della noia, della rassegnazione e ci apri nuovamente all’annuncio della Pasqua. Tu sei vivo. Sei vivo nella Tua Chiesa questa sera raccolta nel cenacolo della nostra Cattedrale. Fa scendere su di noi il Tuo Spirito perché la Parola riviva, ridivenga aderente alla nostra vita come in quel primo luminoso mattino. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.

Amen

 

Ci sediamo.

Creiamo come sempre una sana e profonda atmosfera di ascolto. Ascolteremo da una voce femminile perché le donne sono le prime messaggere della Pasqua, ad esse è affidato il primo annuncio di Pasqua, ascolteremo dal Vangelo di Giovanni due incontri, due episodi pasquali. Mentre ascoltiamo, facciamo anche attenzione al Cero cui spero siate abituati a guardare con gioia. È quella grande candela accesa nelle nostre parrocchie durante la Veglia Pasquale, Sacramento del Cristo Risorto, segno della Sua presenza nel buio di questo mondo.

Ascoltiamo.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni       20,1-18

1Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!". 3Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, 7e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. 10I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa.

11Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. 15Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". 16Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! 17Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". 18Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto.

Parola del Signore

Lode a te, o Cristo

 

I racconti della Risurrezione ci assolvono rispetto alla nostra difficoltà a credere, perché ci raccontano di una fatica che han fatto gli undici, che han fatto le donne, che han fatto i primi credenti, i primi cristiani, a capacitarsi di questa verità. Dove andavano le donne il mattino di Pasqua che era il primo giorno della settimana cioè il nostro lunedì per gli Ebrei. Andavano al cimitero, come ci vanno le vostre mamme, le vostre nonne. Ecco, qualche volta, rimproveratele e dite:”Nonna, mamma, papà,  perché andate sempre al cimitero?”. Il culto dei morti è una cosa bella ed è bene anche che qualche volta i giovani passino per il cimitero: fa sempre bene guardare la vita da quell’ottica. Ma i nostri nonni, i vostri nonni, i vostri genitori, ci vanno pensando che il defunto sia là. E guai se in una festa, in una ricorrenza, in un compleanno, non fanno l’atto di presenza. Non ne parliamo poi del 2 Novembre, dove tutti andiamo a firmare “C’ero anch’io” come per i caduti alle Termopili.

Perché un giovane potrebbe contestare al nonno, al genitore “Perché vai sempre al cimitero?”. Perché questo andare e ritorno, questo pellegrinaggio continuo dei cimiteri può avere un senso di fede, come può manifestare anche una mancanza di fede. Quella mattina, le donne andavano al cimitero, cioè andavano a onorare il corpo del Signore. È finita la storia, è stato bellissimo stare con Lui, ci ha fatto sognare, come voi dite per i cantautori o per i calciatori, alla partita o a un concerto, ma è finita. E allora ci accontentiamo di portare i fiori. Allora non si portavano i fiori, si portavano i profumi, come versare sulla tomba del defunto l’acqua di colonia o il profumo che utilizzate, che utilizziamo. Quindi erano andate per una liturgia di morte, ma vengono sconvolte. Gesù non si fa trovare e questo dovremmo crederlo anche per i nostri defunti che non sono al cimitero, non si fanno trovare. Un bel giorno andiamo al cimitero e troviamo un cartello “Non abitano più qui. Si sono trasferiti!”. Ah…Hanno portato via la salma di mio nonno, di mio padre, di quel mio amico. I cimiteri non costituiscono più un centro di attenzione per i cristiani. Ben inteso, anch’io finirò al cimitero, come voi, ma diciamo questa espressione sorridendo così come si sorride quando si dice ad un amico “Verrai a trovarmi, ma sarò altrove”. E dove sarai? Là dove è il Risorto. Quindi, questo pellegrinaggio, questa processione al cimitero, prima processione dell’Era Cristiana, viene ad essere sovvertita. Il sepolcro è vuoto, Gesù non c’è, le donne corrono dai discepoli a dire: “Hanno portato via il Signore!”. Attenti che in questo brano di Vangelo dove ci sono tre andate al cimitero, è un brano contrassegnato dalla corsa perché vedete la Pasqua deve metterci dentro una voglia di correre. È anche il titolo della nostra preghiera, come è il titolo della giornata di preghiera per le Vocazioni che domenica prossima vivrete nelle vostre parrocchie. La Pasqua si fa correndo. Voi non ricordate questa pellicola perché è in bianco e nero ma conviene qualche volta  guardarla. È un po’ datata. Mi riferisco al “Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini che non era proprio un, come dire,  cristiano modello,  però dobbiamo accettare  i messaggi quando ci vengono dalla cultura e soprattutto quando sono posti in una maniera elevata. E quella è un’opera d’arte. Sapete come Pasolini descrive l’evento della Resurrezione? In un modo molto simpatico ed anche attinente ai testi. Descrive i discepoli che corrono all’impazzata per Gerusalemme e danno degli spintoni, fanno cadere la bancarella dei venditori ambulanti perché hanno fretta. Ecco, io spero che la Pasqua vi abbia messo dentro una voglia di correre. Ma voi starete pensando: “Ma correre dove?”. Correre per dire a un’altra persona “Smettila di piangere.” “Smettila di disperarti.” “Smettila di pensare a te stessa.” “Smettila di essere in quella delusione perché ti ha lasciato il ragazzo.” “Smettila di stare depresso/depressa perché non ti va bene l’Università.”Ci sono delle cose senz’altro fallimentari nella nostra vita, ce ne sono anche nella mia, nella vita del vostro Vescovo che vi sta parlando, ma questi fatti nulla tolgono alla bellezza e alla luminosità della Pasqua perché ci dicono sì questa cosa ti è andata male, hai dovuto segnare il passo in questa storia, in questa iniziativa, in questa relazione ma, ricordati che tutto questo è nulla, anche se ti fa soffrire, rispetto a quell’annuncio bellissimo che è LA MORTE È MORTA.  Attenti che questo è il cuore della Pasqua: LA MORTE È MORTA.  Voi dite “Ma, ho visto venendo qui un annuncio di morte, ho visto un manifesto nella mia parrocchia, l’altro giorno c’è stata un’altra esequie, domani il mio parroco è impegnato in una celebrazione esequiale. Ci stai dicendo la verità o ci stai mentendo?”.  Vi sto dicendo la verità. LA MORTE È MORTA.  Sant’Efrem che è un padre della Chiesa ha fatto leggere a noi sacerdoti e alle suore e anche ai laici impegnati che leggono l’ufficio una espressione molto bella in questi giorni. Dice che la morte ha aggredito Gesù pensando che fosse un uomo qualsiasi e lo ha divorato come una fiera e non sapeva che nel cuore di Cristo c’era Dio stesso, la Vita. Per cui ignara di andare incontro alla morte ha pensato di segnare un’altra vittoria: “Adesso ho sconfitto anche Gesù di Nazareth”. E invece, non sapendo, ha ingoiato la sua condanna. Per cui, la morte di Gesù diventa inizio di vita e morte della morte. Adesso guardiamo queste cose un po’ concettuali che ho detto, nel racconto molto più semplice e più concreto del Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato. Quindi, le donne vanno al sepolcro, trovano vuoto, tornano indietro, “Hanno portato via il Signore!” e allora si mettono in cammino Pietro e Giovanni, correndo! Mica camminando lentamente, perché questo annuncio, metteva dentro loro una sorta  di tormento: l’hanno veramente rubato, è successo qualcosa che forse non ci aspettavamo, ma chissà se quella parola che Gesù diceva non si è realizzata. Dopo tre giorni risusciterò. Corrono insieme, ma come succede in una corsa c’è che arriva prima. Dice l’evangelista Giovanni, e ovviamente fa il tifo per sé, che arrivò prima Giovanni. Perché arrivò prima Giovanni? Voi starete pensando perché era più giovane, perché era allenato, perché andava in palestra, faceva pesistica, sollevamento pesi. No. Perché era il discepolo che Gesù amava. Quindi tra le righe di questo racconto c’è questo messaggio: non è arrivato prima perché è più giovane, ma è arrivato prima perché ama, perché chi ama arriva sempre prima. Lo scoprite qualche volta quando volete nascondere una cosa alla persona che vi vuole bene fosse anche la mamma o un ragazzo, una ragazza, o anche il vostro parroco (speriamo) che vi conosce bene, vi vuole bene, voi vi presentate con gli occhi…questa cosa non gliela devo dire…e lui/lei dice: “Ma è successo qualcosa?”. “No!”. “Come! Ti vedo con questi occhi.” Che è successo?Come mi ha letto dentro? Come è arrivato ad un traguardo prima che io parlassi. Risposta: l’amore. L’amore arriva sempre prima. Quindi se non volete farvi scoprire da una persona che vi vuol bene non vi presentate perché se vi presentate non potete mentire perché il solo fatto di vedervi pone nell’altro la verità. Arrivano subito! Fanno il salto! Prima che parli. Anche se tu vuoi nascondere. Quindi Giovanni arriva prima perché l’amore arriva sempre per primo, l’amore taglia sempre il traguardo. Ma anche qui c’è una sorta di perplessità cioè vedono che non c’è, vedono che è avvenuto tutto con tranquillità: i veli, i lini, il sudario sono piegati con molta cura di chi abbia avuto tutto il tempo e non sia scappato, non sia stato trafugato. Comincia nella loro mente il percorso Ma cosa significa questo? Maria di Màgdala torna al sepolcro, questa è la terza volta, vuole anche lei verificare, trova degli uomini vestiti di bianco, sono degli angeli, che le annunciano : “Perché cerchi tra i morti Colui che è vivo?Gesù è risorto.” Ma lei non sente e allora avviene questo fatto bellissimo che Maria piange e Gesù le va alle spalle e la chiama Maria[2]Questa intonazione di voce Maria…svela il mistero della Resurrezione. Quindi Maria non l’ha visto immediatamente, prima ha sentito e ha sentito ovviamente una parola, il suo nome, detto in una maniera unica che le ha fatto battere il cuore come la prima volta che incontrò Gesù innamorandosene. Ecco, ci fermiamo qui per ora, ehm, per familiarizzare un po’con la Pasqua , per dire forse sto ancora perdendo tempo e cammino adagio adagio. Attenti! Quelli che sono tristi non corrono, camminano adagio adagio. Se tu vedi un ragazzo, una ragazza col capo chino che cammina adagio adagio dici Ha passato un guaio. Ma se vedi uno correre, dici Ha vinto all’enalotto, sta andando ad un appuntamento importante. Quindi il dolore ti fa frenare, la gioia ti fa correre. Il Venerdì Santo ti fa andare adagio adagio, come nelle processioni del Cristo morto, la Pasqua ti mette in circolo, come si dice, eh? Fa circolare il sangue in una maniera vorticosa, ti fa battere il cuore in una maniera fortissima tanto che forse devo andare dal cardiologo perché ho dei battiti velocissimi: è il battito di Pasqua. Vi faccio questa domanda perché in questo istante di silenzio ciascuno di voi si chieda :”Ma vuoi vedere che sono rimasto impigliato ancora nel Venerdì Santo e non mi sono ancora aperto alla Pasqua? Come fare a scoprirlo. Cammini adagio o corri? Sei triste o pensi nonostante i guai che ci sono nella tua vita pensi che me ne importa,direte voi, che me ne importa,  tanto c’è la vita, la morte non è più l’ultima parola. Adesso ci fermiamo un attimo. Il nostro chitarrista ci accompagna con le note della chitarra per farci fare un passo in questo mistero. Vai adagio? Corri?

 

Sottofondo musicale  

 

Spero che queste note vi stiano aiutando a sgretolare la tristezza. Forse non vale la pena darvi troppo pensiero per, forse sto impiegando troppo tempo a piangere quella storia finita , forse mi preoccupo eccessivamente per i miei risultati universitari, forse sto vivendo male perché penso che ho poco tempo e allora cerco di fare tante cose succhiando dalla vita tutto il possibile prima che sia troppo tardi. La Pasqua entra così nella vita di un giovane, facendogli capire come è stupido restare nella tristezza quando la Chiesa ha questa bomba di gioia che da 2000 anni cerca di esplodere nella vita dei credenti. Anche Maria di Màgdala a cui facciamo attenzione in questo istante si dà della stupida. Come sono stata stupida a non rendermi conto che Lui era accanto a me. Anche per voi, Gesù è vicino, è dietro di te, basta che tu tenda la mano e a te sembra lontanissimo. Chiediamo a Gesù di renderci più testimoni credibili di questa vita che è esplosa, che non c’è morte che tenga. Non c’è più morte che tenga anche se continuiamo a vivere la morte ma è una illusione. Ho spiegato a tanti preti con cui sono stato questa settimana agli Esercizi e ho visto che questa cosa che io tra l’altro avevo detto un po’ en passant l’abbia colpiti. Ho detto: vedete è come se noi stessimo combattendo in una regione periferica una guerra senza sapere che abbiamo già vinto! E uno di loro ha detto  poi un’espressione che dice la stessa cosa . Dice: è come se avessimo perso la partita di un campionato ormai già vinto. Quando una squadra è capofila nella classifica di molti punti succede anche che all’ultima partita gioca così, con molta nonchalance perché dice tanto o vinciamo o perdiamo ormai lo scudetto lo abbiamo vinto. Ecco, la stessa cosa. Cioè noi perdiamo delle partite per un campionato già vinto. Noi possiamo perdere qualche battaglia per una guerra, forse non lo sappiamo ancora, non ci è ancora arrivato il messaggio, siamo troppo lontani dal centro dove, ed è la Pasqua, è Gerusalemme, è il cuore della Chiesa, dove questo evento è già chiaro, stiamo ancora combattendo, ci sembra di non avere più munizioni,ormai ci sentiamo  allo stremo,ma la guerra è già vinta.

Adesso ascoltiamo Renato Zero che fa la parte di Gesù e parla alla Maddalena cercando di convincerla che è Pasqua. Ascoltiamo.

 

PURA LUCE

(Renato Zero/Incenzo/Fabrizio)

Ma non senti crescere un canto

con le note più belle del mondo

sono gli amici persi nel vento

che ci vengono incontro…

oltre il tempo l’amore ha vinto

il segreto nell’anima accanto

per questa notte oltre la vita

per ogni lacrima che scenderà

un abbraccio ci perdonerà

quante stelle cadono in mare

padri figli in un solo colore

ogni paura ora è lontana dagli errori dell’umanità

apri gli occhi

siamo pura luce ormai

mille voci un fuoco una casa

non tardare non tradire l’attesa

che io ti aspetto come ogni sera

per parlarti dell’eternità

apri gli occhi

sei la sola verità

ormai

cuori in tempesta

la morte ci sfida

la tua mano riconoscerò

di seguirti non mi stancherò…io no!

 

Questa canzone ha un grande respiro ed è pervasa di una grande speranza. Ovviamente il Vescovo la trasfigura un po’come è nel suo solito ma è bello trovare nelle espressioni dell’arte d’oggi delle voci che si avvicinano, ecco, si avvicinano alla speranza della Pasqua. E allora dividiamo questo testo in due parti. La prima è Gesù che parla alla Samaritana, scusate, alla Maddalena:  ma non senti crescere un canto con le note  più belle del mondo? Sono gli amici persi nel vento che ci vengono incontro…perché Maria Maddalena vedendo morire Gesù ha pensato che era finita anche l’amicizia con gli altri discepoli. Tutto perso, come quando in un gruppo succede un fattaccio e allora ci si disperde e, non so, nel coro di quella parrocchia,  nel gruppo di azione cattolica o scout, si fanno due partiti uno di qua, uno di là, insomma, un fattaccio, una palla di fango, dite voi e tutti… sembrava una bella famiglia, eravamo un bel gruppo, eravamo un bel coro e adesso ognuno fa partito a sé tanto per essere in tema, questa sera si fa anche la conclusione, durante la nostra preghiera, della campagna elettorale. Ognuno fa partito a sé. E invece Gesù dice alla Maddalena “Guarda che c’è un canto nuovo” quello con cui abbiamo iniziato. Non senti crescere un canto? E non un canto qualsiasi ma con le note più belle del mondo, cioè qui c’è tutta la sinfonia del creato, ci sono tutti gli strumenti, tutti i coristi: è un canto di vita e in questo canto tu stai ritrovando anche le persone che avevi perso. Sono gli amici persi nel vento che ti vengono incontro, che ci vengono incontro perché il Venerdì Santo, la cattura di Gesù aveva frazionato, frammentato, chi era scappato, chi aveva tradito, chi aveva litigato, lo vedete, il Vangelo che è anche scuola di vita perché ci dice come queste cose possono accadere. Ma adesso tutto quello che si era rotto, si ricompone, sono gli amici persi nel vento che ci vengono incontro, oltre il tempo l’amore ha vinto, ed è l’amore di Gesù che ha vinto la morte e che ci invita su questa soglia oltre il limite dello spazio, del tempo, oltre le nostre difficoltà, oltre il tempo l’amore ha vinto. Il segreto è nell’anima accanto cioè è in me che ti sto chiamando Maria! Non lo cercare nella tomba, sto qui! Il segreto è nell’anima accanto, per questa morte oltre la vita, per ogni lacrima che scenderà, un abbraccio ci perdonerà. Com’è bello questo verso: per ogni lacrima che scenderà, un abbraccio ci perdonerà. Sono le lacrime degli addii, sono le lacrime dei fallimenti, sono le lacrime dei nostri peccati, dei nostri errori, ma per tutte queste lacrime c’è una soluzione: c’è un grande abbraccio di perdono. È come se Gesù, non lo fa ma per trasmettervi questa idea utilizzo questa immagine, stringesse la Maddalena alle spalle per dire Ci sono! Sono io! E un abbraccio perdonerà anche te. Se è vero quello che sto dicendo come è vero, allora qualsiasi errore tu abbia commesso, qualsiasi difficoltà, qualsiasi fallimento, un abbraccio ci perdonerà cioè non è perduto, non è tutto perduto! Anzi, vedrai che quello che tu hai commesso, che tu ritieni essere una cosa gravissima, è già perdonato. Quante stelle cadono in mare, padri, figli in un solo dolore è l’esperienza anche qui di fallimento. È il fallimento dei padri ma è anche il fallimento dei figli. Voi pensate “Eh, mio padre ha sbagliato, mia madre…, ma io farò diversamente”. Stai tranquillo, farete gli stessi errori dei vostri genitori però il Vescovo non ve lo sta dicendo per umiliarvi e per annunziarvi tragedie ma per dirvi che queste stelle che cadono in mare, la tradizione vuole che le stelle marine siano stelle cadute dal cielo e finite in mare trasformate in stelle marine, sono i sogni alti, luminosi che sono diventati qualcosa di più prosaico, di meno bello, di meno luminoso, di meno poetico, però adesso dici “Sono cadute tutte queste stelle!”. Anche se hai visto fallire tuo padre, anche se tu stesso come figlio hai fallito, ogni paura ora è lontana  dagli errori dell’umanità. E poi il ritornello: apri gli occhi, siamo pura luce ormai. Cioè apriti a questa dimensione luminosa pur nel pieno della tua  notte. Riascoltiamo.

 

PURA LUCE(Renato Zero/Incenso/Fabrizio)

 

Tra le canzoni per vincere la depressione aggiungeteci anche questa. Ci sono delle canzoni che hanno una grinta, contengono una forza e musicale, e espressiva, o come si ama dire oggi, una forza positiva, ecco. Questa canzone ha una forza positiva, io aggiungerei pasquale . Allora abbiamo guardato insieme la prima parte, Gesù che si rivolge alla Maddalena e le dice: guarda che non è tutto perduto ma anzi stiamo ritrovando, ci siamo tutti, ci sono anche gli amici della tua infanzia, ci sono anche gli uomini che forse hanno abusato di te ma che adesso tu riprendi in una dimensione di riconciliazione. È bello che la fede ci aiuti a recuperare. Ci eravamo fermati con “apri gli occhi siamo pura luce”. È il Risorto che ti illumina e fa in modo che anche la tua vita divenga luminosa. “Mille voci, il fuoco, una casa, non tardare, non tradire l’attesa, che io t’aspetto come ogni sera, per parlarti dell’eternità, apri gli occhi” e io direi fin qui è Gesù, eh? Quindi continua e nell’elaborazione musicale della canzone, avete visto, ci sono anche queste voci del coro che intervengono a dire ci siamo tutti, nessuno si è perso. Come è bella questa parola: nessuno si perderà. E che quindi la Pasqua sarà possibilità di riconciliazione di tutto , di tutti, con tutti, anche con quelli con i quali oggi facciamo più fatica a rimetterci in armonia e le immagini sono di grande calore: mille voci, un fuoco, una casa. Veramente è una immagine serale, una immagine serale invernale, quando a sera tu cerchi di rincasare  e quindi cerchi il focolare, il tuo caminetto. Mille voci, un fuoco, una casa e Gesù dice a lei e a te e a me: “Non tardare, non tradire l’attesa”. Guarda che io ti aspetto per questa esperienza di comunione, come l’esperienza che stiamo facendo stasera intorno al fuoco della Pasqua per parlarti dell’eternità cioè per dirti che c’è un futuro, per te, per i tuoi defunti, per i tuoi figli, per i tuoi sogni mai realizzati nel tempo, per parlarti dell’eternità e qui c’è anche una, come dire, un’eco della preghiera dei discepoli di Emmaus: “Resta con noi, Signore, perché si fa sera”. Perché certi discorsi, la sera li sentiamo più cocenti, più dovuti, perché io ti aspetto come ogni sera per parlarti dell’eternità. Apri gli occhi! E adesso come leggo io il testo, finalmente la Maddalena ha aperto gli occhi su questo mistero della Pasqua e dice “Sei la sola Verità, ormai”. Ed è vero. Ha ragione. Lui la sola verità, si chiama Gesù, Gesù Risorto. Ormai non è sentito come una sorta di rassegnazione  ma per dire “Oltre Te non esiste altra verità, non c’è altra speranza” e se, ragazzi, i vostri amori hanno un significato è perché possono avere un futuro altrimenti anche il voler bene a una ragazza , a un ragazzo solo per un po’ di tempo o solo per questa vita è una condanna, sapete? È una condanna. Magari alcuni di voi stanno pensando “Ma io non mi voglio liberare di questa ragazza o di mia moglie” quelli che si sono appena sposati. No, invece, se uno vuole bene deve dire “Io ti voglio bene per sempre” e quando voi dite per sempre voi includete anche l’eternità, cioè nell’amore c’è, in qualche maniera, una invocazione di una vita oltre questa vita. Per questo Tu sei la sola Verità ormai, dice la Maddalena, aggiungendo “cuori in tempesta, la morte ci sfida”, a dire “non è tutto risolto”, “la tua mano riconoscerò” cioè anche quando la morte  vi sfiderà di qui a poco, anche quando tornerà la tristezza, anche quando voi questo esser gasati dalla preghiera pasquale fatta in Cattedrale con i giovani dovesse stemperarsi, perdere il suo vigore, la tua mano riconoscerò. Questa mano non la voglio lasciare, la tengo stretta, di seguirti non mi stancherò, poi aggiunge con il modo suo Renato Zero “Io no!”, cioè ce la metto tutta a venirti dietro a seguirti, a credere in questa meravigliosa storia che è la Pasqua. Riascoltiamo per l’ultima volta il testo, adesso ve l’ho commentato per intero. Dividete quello che dice Gesù e  quello che risponde la Maddalena. Quindi la Maddalena sono io. Io ti aspetto come ogni sera per parlarti dell’eternità e vedrei un punto, “Apre gli occhi”, è ancora Gesù e poi lei, io,  sei la sola Verità ormai. “Cuori in tempesta, la morte ci sfida, la tua mano riconoscerò, di seguirti non mi stancherò...io no!”

 

PURA LUCE (Renato Zero/Incenzo/Fabrizio)

 

Andiamo verso la conclusione. Vorrei che deste uno sguardo a questa immagine, vedrete dei manifesti nelle vostre Parrocchie per la giornata del buon Pastore, è la quarta Domenica di Pasqua, dopodomani, che da quasi 45 anni, 43 per la precisione è dedicata alla preghiera per le vocazioni. Guardate questa immagine: c'è un giovane che corre, non sembra triste, anzi contento e corre sul globo terrestre cioè corre per le strade del mondo. Lo slogan di questa giornata è "corro per la via del tuo amore". Prima di chiudere, guardate un po' questa immagine perché dice  la Pasqua, racconta la Pasqua, la Pasqua di corsa, Pietro e  Giovanni che corrono al sepolcro, la Maddalena che corre a piedi e "l'ho visto, è vivo” ma anche descrive la corsa di tanti testimoni. Io ho cercato stasera con la mia voce col trasfigurare il testo della canzone di Renato Zero di raccontarvi la Pasqua. Adesso capite che c'è bisogno di altri che raccontino la Pasqua, perché se nessuno la racconta più e tutti pensano che i fallimenti siano l'ultima parola , la morte sia l'ultima parola, perdiamo una grandissima occasione, l'unica grande, vera occasione per essere felici. Per cui, io ho bisogno di qualcuno che mi racconti la Pasqua. Qualche volta  andate dal vostro parroco e dite "Parroco, raccontami la Pasqua!", o andate da un religioso, da una religiosa "Raccontatemi la Pasqua!" perché la Pasqua è ciò che noi siamo chiamati a raccontare con la vita, con le parole, con scelte folli a volte. Allora guardate queste immagini mentre il nostro chitarrista ci dona una improvvisazione sulla tastiera della chitarra e poi concludiamo. Guardatevi l'immagine.

 

Sottofondo musicale

 

Adesso ci mettiamo in piedi. Sul retro dell'immaginetta che vi è stata consegnata, spero che ce ne sia almeno una per ogni due persone, c'è il testo della preghiera del Papa Benedetto per questa giornata. La leggiamo insieme.

 

 

Signore Gesù,

ai tuoi Apostoli, come Risorto, hai affidato un prezioso mandato:

"Andate ed ammaestrate tutte le nazioni...",

rassicurando loro e noi:

"Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".

Hai chiesto ai tuoi discepoli di farsi carico del bisogno delle folle,

a cui volevi offrire non solo il cibo per sfamarsi,

ma anche rivelare il cibo "che dura per la vita eterna".

Da questo tuo sguardo di amore

sgorga per tutti noi, ancora , ancora oggi, il tuo invito:

"Pregate dunque il padrone della messe,

perché mandi operai nella sua messe".

Aiutaci a comprendere, o Signore, che corrispondere alla tua chiamata

significa affrontare con prudenza e semplicità

ogni situazione di difficoltà e sofferenza della vita, perché

"un discepolo non è da più del suo maestro".

Grazie, o Signore,

per le "testimonianze commoventi" che sempre ci doni,

capaci di ispirare tanti giovani a seguire a loro volta Te,

che sei la Vita,

trovando così il senso della "vita vera".

Grazie per questi "testimoni della missione", liberi di lasciare tutto,

per annunciare Te con profonda originalità e umanità.

Santa Maria, Regina degli apostoli, Madre della Speranza,

insegnaci a credere, sperare e amare con te.

Stella del mare, brilla su di noi,

rendici "missionari della speranza" e guidaci nel nostro cammino!

Amen

 

Tenetevi per mano. La tua mano io non lascerò. Adesso teniamo la mano del nostro vicino, ma pensate che anche Gesù vi dà la mano. Di staccarmi non mi stancherò, di seguirti non mi stancherò, io no. Stringetela un po’ più forte perché anche se è quella del vicino penso a quella di Gesù e diciamo insieme:

 

Padre nostro...

 

Benedizione del Vescovo.

 

Con la gioia del Cristo Risorto andate in pace.

Rendiamo grazie a Dio.

 

Concludiamo con questo canto che speriamo entri nel vissuto della nostra Diocesi pian piano. E' un canto di vecchia data ma che esprime molto la gioia della Resurrezione. Cantiamo insieme con suor Nilda per intero, poi le ragazze seguono suor Nilda e gli uomini seguono il Vescovo. Proviamo.          

 

Resurrezione

 

Riproviamo.

 

Resurrezione

 

Beh, il finale non è proprio così. Rifacciamo l'incrocio, quindi "uomini con te" col Vescovo e poi…                 

 

Che gioia ci hai dato, Signore del cielo,
Signore del grande universo,
che gioia ci hai dato, vestito di luce
vestito di gioia infinita
vestito di gioia infinita.
Vederti risorto, vederti Signore
il cuore sta per impazzire
Tu sei ritornato Tu sei qui tra noi
e adesso ti avremo per sempre.

Uomini con Te, uomini con Te. Che gioia ci hai dato: ti avremo per sempre.

 

Andrà meglio la prossima volta.

Prossimo appuntamento è venerdì prima della Pentecoste. Buona continuazione di Pasqua. 

 

 

Il testo, tratto direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto dall’autore.

 



[1] Il Vescovo invita i giovani di Vairano ad accomodarsi sull’altare dove sono state messe delle ulteriori sedie, piuttosto che nel presbiterio.

[2] Il nome viene pronunciato sottovoce.