PREGHIERA-GIOVANI
guidata da
S.
E. MONS. ARTURO AIELLO
“Flirtare
con il male”
Chiesa Cattedrale
Teano, 6 Marzo 2009
~ ~ ~
Canto: L’acqua viva
Nel nome del Padre…
Ti ringraziamo, Signore, perché ci
hai chiamati; grazie anche perché ci hai dato la forza di rispondere nonostante
il freddo, le lontananze dalla cattedrale. Grazie perché il freddo di stasera è
riscaldato dalla Tua presenza e dalla nostra presenza di giovani di questa
Chiesa che intendono incendiare il territorio di amore, di speranza, di
progetti, di comunione. Ovviamente, tra i ragazzi e le ragazze, hanno vinto le
ragazze nella prova del canto, perché di uomini se ne sono visti e sentiti col
cannocchiale e con l’imbuto del nonno per sentirci meglio… Le donne hanno il
potere di essere forti, di essere tenaci. Cerchiamo
nel nostro piccolo di imitarle in questo, noi maschi. Siamo al secondo incontro
del nostro itinerario quaresimale che è iniziato quasi quindici giorni fa, con
le Ceneri. Spero che il messaggio vi sia rimasto impresso: io non sono il mio
passato, il mio passato non è determinante per il mio oggi e
Vieni, vieni, popolo mio,
vieni con me là nel deserto!
Core a core d’amore ti parlerò!
Proviamo insieme:
Vieni, vieni, popolo
mio…
Ancora una volta:
Vieni, vieni, popolo
mio…
Dal Libro del profeta Osea 2, 16-25. 6,1-6
16 Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. 17 Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acòr in porta di speranza. Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d`Egitto.
Vieni, vieni, popolo mio…
18 E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - mi chiamerai: Marito mio, e non mi chiamerai più: Mio padrone. 19 Le toglierò dalla bocca i nomi dei Baal, che non saranno più ricordati.
Vieni, vieni, popolo
mio…
Vieni, vieni, popolo
mio…
23 E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; 24 la terra risponderà con il grano, il vino nuovo e l`olio e questi risponderanno a Izreel. 25 Io li seminerò di nuovo per me nel paese e amerò Non-amata; e a Non-mio-popolo dirò: Popolo mio, ed egli mi dirà: Mio Dio.
Vieni, vieni, popolo mio…
1 "Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. 2 Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza.
Vieni, vieni, popolo mio…
3 Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l`aurora. Verrà a noi come la pioggia di autunno, come la pioggia di primavera, che feconda la terra". 4 Che dovrò fare per te, Efraim, che dovrò fare per te, Giuda? Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all`alba svanisce.
Vieni, vieni, popolo mio…
5 Per questo li ho colpiti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge come la luce: 6 poiché voglio l`amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocausti.
Parola di Dio
Rendiamo grazie a Dio
Vieni, vieni, popolo mio…
Avete ascoltato uno dei passi più
appassionati dell’Antico Testamento, tratto dal profeta Osea. Come avete
ascoltato, Dio offre una possibilità al popolo infedele di ritornare, di
riprendere il dialogo. È come quando in una coppia, ad un certo punto, non si
parla più: scende il silenzio, si è sbadati l’uno nei confronti dell’altro, non
si è più attenti come quando si era innamorati e non ci si ricorda tutte le
date. L’amore, come dice una canzone di Scugnizzi, votta a stanca’ nel senso che è un amore
trascinato, non è un amore bello e allora, attraverso le parole del profeta
Osea, Dio invita Israele come fosse una donna e dice:
“Torna nel deserto”. In fondo è quello che abbiamo cantato. Perché deve tornare
nel deserto? Non perché è un luogo aspro, non perché è un luogo pericoloso, ma
perché è il luogo del fidanzamento. Quando sarete sposati, spero un giorno - e
che nessuno di voi dica: “Mai! Non sia mai!” – di
tanto in tanto sarà bene, col marito o con la moglie, tornare nel luogo dove ci
si è conosciuti o nei luoghi importanti dove sono successe delle cose, dove ci
siamo dati il primo bacio, dove ti ho vista per la prima volta: i luoghi
diventano, nella geografia affettiva, “luoghi particolari”,
anche se per la gente comune non significano niente. Magari è un vicolo
oscuro, magari è un luogo per niente panoramico, ma nella geografia del nostro
amore è un luogo speciale. Bene, questo luogo speciale per Israele e Dio si
chiama deserto, cioè è nel deserto che il popolo ha preso coscienza
d’essere popolo e soprattutto d’essere il popolo prediletto ed è cominciata una
storia tra questo popolo e Dio: una storia che i profeti non hanno difficoltà a
raccontare come una storia d’amore. La storia d’amore ha la sua canzone (allora
no, oggi sì), ha i suoi luoghi, ha le sue parole, ha la sua geografia. Nella
geografia affettiva di Dio e del popolo di Israele, questo luogo è il deserto.
Pensate così
***
Vieni, vieni, popolo mio,
vieni con me là nel deserto!
Core a core d’amore ti parlerò!
Spero che i termini vi siano chiari: metto sempre in parallelo l’amore e la fede, le storie d’amore e il nostro vissuto di fede. Stasera dobbiamo scoprire che ci sono tanti flirt in azione. Scoprire un flirt sùbito significa immunizzarlo e dire: “No, a questo gioco non ci sto. No, grazie”. Ma se tu cominci ad avere gusto, come succede… Vado al ristorante, vado a mangiare la pizza col mio ragazzo: ci sta quell’altro, a sua volta con la sua ragazza all’altro tavolo, che ogni tanto mi guarda. Subito mi sento importante e ricambio lo sguardo. Poi faccio finta di guardare altrove, ma poi ci incrociamo di nuovo e il mio ragazzo cosa deve pensare? E cosa pensa il mio Dio quando io mi comporto così, mi lascio affascinare e comincio a flirtare col male? Lo ascolteremo in questa canzone.
Ed io tra di voi
di F. Battiato
Da: Et moi dans mon coin
di Charles Aznavour
Lui di nascosto osserva te
tu sei nervosa vicino a me
lui accarezza lo sguardo tuo
tu ti abbandoni al gioco suo.
Ed io tra di voi se non parlo mai
ho visto già tutto quanto
ed io tra di voi capisco che ormai
la fine di tutto é qui.
Lui sta spiando che cosa fai
tu l'incoraggi perché lo sai
lui sa tentarti con maestria
tu sei seccata che io ci sia.
Ed io tra di voi se non parlo mai
osservo la vostra intesa
ed io tra di voi nascondo così
l'angoscia che sento in me.
Lui di nascosto sorride a te
tu parli forte chissà perché
lui ti corteggia malgrado me
tu ridi troppo hai scelto già.
Ed io tra di voi se non parlo mai
ho gonfio di pianto il cuore
ed io tra di voi da solo vedrò
la pena che cresce in me
È una vecchia canzone in francese di Aznavour. Forse quelli più avanti
negli anni come me la ricorderanno: è stata riedita da Battiato in alcuni cd
dove lui riprende alcune canzoni dal titolo “Flowers”,
fiori della letteratura canora. È interessante questo testo nella sua
drammaticità: si è in tre, lui e lei che prima si volevano bene, che si sono
tanto amati, come dice la canzone napoletana, ma adesso c’è l’attenzione di un
altro e il ragazzo, o il marito che sia, passa in secondo piano. Tu sei nervosa vicino a me, cioè quando si entra in questa zona minata, lei (contesa),
con me che sono il suo ragazzo o suo marito, finisce sempre con l’essere
nervosa, non le va mai bene niente, le mie battute sono sciocche, quello che
dico non ha senso, perché ovviamente ha attenzione per un altro. Lui sta
spiando che cosa fai/ tu l'incoraggi perché lo sai/ lui sa tentarti con
maestria/ tu sei seccata che io ci sia: è sempre questo gioco di sguardi e
la presenza dell’amato diventa addirittura incomoda. Tu sei seccata che io ci sia: vorresti che io non ci fossi, perché
in questo momento sono un ostacolo tra voi due che vi state guardando dai due
angoli del ristorante. Lui di nascosto
sorride a te/ tu parli forte chissà perché: magari fai una citazione, una
battuta, ma forte; io sono qui vicino, potrei sentire anche
se tu lo dicessi a bassa voce… No, lo dici alzando la voce perché lui
possa sentire: l’hai fatta per lui la battuta, non per me. Lui ti corteggia malgrado me/ tu ridi troppo
hai scelto già: questa donna è presa nella bolla di sapone di questo gioco
di sguardi, di questa trama; sta cadendo come una mosca nella rete tessuta dal
ragno e non se ne accorge. Chissà quante volte vi è accaduto, ma soprattutto
quello che adesso a me interessa, chissà quante volte noi lo facciamo con Gesù,
perché se vi ho proposto questa canzone è per farvi sentire che questa
sofferenza, che è la sofferenza della gelosia, è sua. Ed io tra di voi - è Gesù che ti parla,
tra te e il male, tra te e questa tentazione, tra te e questa cosa che ti
attira - se non parlo mai/ ho visto già
tutto quanto /ed io tra di voi capisco che ormai/ la fine di tutto è qui,
cioè sta per finire questa storia, questo fatto che tu, Israele (per tornare a
Osea), mi hai seguito nel deserto con impeto, non hai avuto dubbi che io t’avrei
condotta nel paese, nella Terra Promessa. Noi normalmente confessiamo solo i
peccati, ma i peccati sono l’ultima parola di un lungo tragitto che è
cominciato con un flirt. Stasera ho utilizzato un termine un po’ grosso, ma che
è bello: la gelosia di Gesù. Io spero che qualcuno fra voi l’abbia sentita,
almeno una volta nella vita, quando un’altra cosa, un’altra persona, un altro
progetto, un altro capitolo della mia vita lo mette da parte. Se tu fossi nei
panni di “Gesù amato”, come ti sentiresti? E come ti senti quando la tua
ragazza fa così? Ti senti tradito (voi starete pensando “cornuto”,
ma potremmo utilizzare questo termine anche per Lui, se al di là
dell’immagine c’è la sofferenza): “Tu mi volevi bene! Mi hai fatto grandi
promesse e adesso arriva questo, ti ha imbambolata con due parole, con due
piroette ed io non conto più! E non ti ricordi?”. Che dovrò fare per te Efraim - dice il
testo di Osea che avete ascoltato da Carmen – Che dovrò fare? Il tuo amore
è come nube del mattino, cioè mentre c’è, svanisce;
sei discontinuo, ti innamori continuamente di altre persone, hai flirt con
tanta gente, con tante situazioni di male ed
io ho colmo di pianto il cuore.
Ed io tra di voi
di F. Battiato
Da: Et moi dans mon coin
di Charles Aznavour
Lui di nascosto osserva te
tu sei nervosa vicino a me
lui accarezza lo sguardo tuo
tu ti abbandoni al gioco suo.
Ed io tra di voi se non parlo mai
ho visto già tutto quanto
ed io tra di voi capisco che ormai
la fine di tutto é qui.
Lui sta spiando che cosa fai
tu l'incoraggi perché lo sai
lui sa tentarti con maestria
tu sei seccata che io ci sia.
Ed io tra di voi se non parlo mai
osservo la vostra intesa
ed io tra di voi nascondo così
l'angoscia che sento in me.
Lui di nascosto sorride a te
tu parli forte chissà perché
lui ti corteggia malgrado me
tu ridi troppo hai scelto già.
Ed io tra di voi se non parlo mai
ho gonfio di pianto il cuore
ed io tra di voi da solo vedrò
la pena che cresce in me
L’incontro di stasera, e quello
di venerdì tra quindici giorni, è in preparazione alla possibilità, per chi lo voglia, qui in Cattedrale, di confessarvi. Non stasera, ma
tra quindici giorni. Allora stiamo facendo questo cammino per capire: ma allora
il peccato cos’è?, com’è? Di che cosa dobbiamo
chiedere perdono? In qualche maniera è come se io vi stessi conducendo per
mano, facendovi cogliere anche cose che a voi al momento non sembrano negative.
Riascoltando questa canzone mi sono chiesto: ma perché lui non se ne va come
avreste fatto voi, come avrei fatto io, sbattendo la porta - Ho capito tutto! -
facendo la sceneggiata? Forse è debole? È troppo buono?,
come diciamo noi, o vuole veramente bene a questa donna? Una cosa è certa: Dio
non se ne va mai, non se ne va, resta lì a vedere la tua intesa, la tua nuova
storia, il tuo nuovo amore, la tua nuova scoperta e tu ridi,
perché le cose quando cominciano sono sempre entusiasmanti. Dio resta in un angolino a piangere, ma non se ne va.
Questo vorrei che vi restasse impresso: Dio è geloso e chissà se qualcuno di
voi stasera se ne va di qui con questo messaggio meraviglioso, perché se è
geloso significa che per Lui io sono importante. È geloso, ma rimane anche
quando tu cominci a flirtare col male, aspettando che tu ti riprenda, che tu
torni quello di prima, che tu, cadendoti le squame come al cieco nel Vangelo,
ti rendi conto che questa cosa non c’è, è un’illusione, perché lui ti sta
chiudendo in una morsa e quando ti avrà se ne andrà, perché vuole solo
conquistarti: fa così il male. Ogni esperienza che abbiamo fatto di peccato è
stato questo: essere avvinti da una cosa che ci sembrava meravigliosa e poi -
mi diceva uno, adesso non dico chi (sta là in fondo alla chiesa)
- quando è finito…: “E questo è? È tutto qui?”. Allora capiamo che siamo
stati ingannati, perché il male che attira lo sguardo, è scintillante, è
un’illusione. C’è un testo, nel Libro della Sapienza, che dice che la sapienza
s’è costruita una casa, ma anche il peccato: la donna peccaminosa si è
costruita una casa e invita le persone. La sapienza dice: “Venite, ma guardate
che la via è dura”. Invece lei dice: “No… Le acque furtive sono dolci”. Mi ha
sempre colpito questa espressione “Le acque furtive sono dolci”, a dire: quello
che è nascosto, quello che è vietato, è bello. Siamo stati illusi tutti tante
volte, anche in questa giornata, e poi ci rimane un pugno di mosche in mano,
perché siamo stati traditi, buggerati, perché il peccato non mantiene mai la
promessa, perché la tentazione è bellissima, ma poi quando veniamo al dunque,
ci accorgiamo che era tutto falso, tutto virtuale. Allora vorrei che facessimo
questi quindici giorni esaminandoci di più e diventando anche più scaltri
rispetto a queste danze del male intorno a noi. Noi diciamo: ma che fa che mi
connetto su questo sito? Che fa che sto a scrivere a questa ragazza che non conosco? Che
fa che mi vedo questo film in un orario strano dove certamente non trasmettono Bernadette
Soubirous e
Marzo: nu poco chiove
e n’ato ppoco stracqua
torna a chiovere, schiove,
ride ‘o sole cu ll’acqua.
Mo nu cielo celeste,
mo n’aria cupa e nera,
mo d’’o vierno ‘e tempesta,
mo n’aria ‘e Primmavera.
N’ auciello freddigliuso
aspetta ch’esce ‘o sole,
ncopp’’o tturreno nfuso
suspireno ‘e vviole.
Fin qui la mia maestra ci
fece imparare la poesia, perché il resto non avremmo
potuto capirlo. Solo diventato grande ho capito che c’era un’altra strofa che
dice così:
Catarì!…Che buo’ cchiù?
Ntiénneme, core mio!
Tu ‘o ssaie, marzo mio si’
tu,
e st’ auciello songo io.
Ovviamente un bambino di seconda
elementare non poteva capire che questa descrizione dell’alternanza,
dell’intemperanza di marzo, era la descrizione dell’umore altalenante della
donna amata che poi ho scoperto chiamarsi Catarì,
come tutte le cose importanti (c’è anche una canzone bellissima “Catarì”). Adesso questa cosa può farvi
richiamare alla mente…: “Anche la mia amica fa così: mo’ dice sì, mo’ dice no…
Chissà oggi come la trovo…”. È marzo. Poi la cosa più bella di questa poesia è l’ultima strofa, quella della versione
per un bambino delle elementari, e cioè N’ auciello
freddigliuso aspetta ch’esce ‘o sole. Immaginate questo passerotto - stasera è
calata anche la temperatura - che aspettava la primavera e invece è venuto di
nuovo il freddo: Oh! Il freddo dopo tanta pioggia!
N’ auciello freddigliuso
aspetta ch’esce ‘o sole,
ncopp’’o tturreno nfuso
suspireno ‘e vviole.
È un’immagine bellissima, ma anche tristissima: questo uccellino,
questo passerottino infreddolito aspetta che finisca
la pioggia. Ma lo sapete che questo uccellino infreddolito si chiama Gesù? E
che Catarì songo io, sì tu?
Questa donna che si lascia abbindolare, che è chiusa, che ora sorride, ora
porta il broncio all’amato…. Catarì!…Che buo’ cchiù?,
cioè che altro devo fare? Ntiénneme,
core mio! Ascoltami, capiscimi! Tu ‘o ssaie,
marzo mio si’ tu, e st’ auciello songo io. Cari
amici, anche Salvatore Di Giacomo ha qualcosa da dirci sul piano spirituale,
come vedete, perché io faccio così con Gesù che aspetta, aspetta, aspetta,
aspetta e aspetta… Aspetta che tu gli dica sì, aspetta che tu ti apra, che tu
la smetta di fare le smorfie con l’altro, che tu la smetta di avere flirt col
male e ti apri a Lui come all’unico Amore della tua vita.
Marzo: nu poco chiove
e n’ato ppoco stracqua
torna a chiovere, schiove,
ride ‘o sole cu ll’acqua.
Mo nu cielo celeste,
mo n’aria cupa e nera,
mo d’’o vierno ‘e tempesta,
mo n’aria ‘e Primmavera.
N’ auciello freddigliuso
aspetta ch’esce ‘o sole,
ncopp’’o tturreno nfuso
suspireno ‘e vviole.
Catarì!…Che
buo’ cchiù?
Ntiénneme, core mio!
Tu ‘o ssaie, marzo mio si’
tu,
e st’ auciello songo io.
Forse ve ne tornate un po’ tristi perché non solo l’ordito musicale
della canzone, ma tutto il messaggio dice di un amore tradito
continuamente e che rimane, che aspetta, che ti ha dato anche l’opportunità di
un’altra Quaresima e tu stai ancora a fare marzo: nu
poco chiove/ e n’ato ppoco stracqua, a essere
discontinuo, discontinua, a non aver fatto ancora una scelta definitiva per
l’unico Amore che non tradisce e per cui non dovrai mai dire “Tutto qui?”,
perché ti darà molto più di quello che tu immagini. Però questa tristezza -
lasciatemi dire - è santa. Léon Bloy, grande autore, mistico del
Novecento, dice che non esiste che una sola tristezza: quella di non essere
santi e i santi sono quelli che rispetto ai flirt sùbito
capiscono, chiudono, abbassano lo sguardo, spengono il televisore, si
disconnettono dal sito (fosse pure Facebook col
cardinale tal dei tali: mi disconnetto, perché questa cosa non mi fa
bene). Allora coraggio, perché il cammino della Quaresima è
l’opportunità che l’Amore per eccellenza ti dà, perché tu sia libero da tutte
queste illusioni. Fateci caso (e spero in questi quindici giorni di più):
continuamente siamo tentati non a peccare (poi ci si arriva), ma inizialmente a
flirtare col male. Ci teniamo insieme per mano e diciamo, così vi riscaldate un
po’:
Padre nostro…
Benedizione del
Vescovo
Concludiamo col
canto.
Canto: Chi mi
seguirà?
Grazie perché avete
superato la difficoltà del freddo e anche questa è una prova d’amore, ma
continuiamo a lottare: attenti ai flirt. Buona serata.
***
Il testo, tratto direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto
dall’autore.