PREGHIERA-GIOVANI
in
preparazione all’Ordinazione Presbiterale di don Vitaliano Mandara
guidata da
S. E. MONS. ARTURO
AIELLO
“We were born to shine”
Chiesa Cattedrale
Teano, 13 Maggio 2009
~
Canto:
Vocazione
Nel nome del Padre…
Comincia
in questo momento fino a domani sera, per noi, un tempo sacro. Abbiamo voluto
far precedere alla Celebrazione di domani sera, come per i grandi avvenimenti,
perché è tale, una preghiera vigiliare, perché, come vi ho detto altre volte,
le vigilie preparano il cuore, la mente; le vigilie costituiscono una tensione
verso ciò che sta per accadere: cosa sta per accadere? Che una libertà, una
vita, quella di Vitaliano, un giovane come voi, è pienamente consegnata alla
libertà di Dio, non solo, ma che questo incontro di libertà genera una novità:
un nuovo presbitero per la nostra Chiesa affamata, assetata, che anela,
desidera ardentemente presenze presbiterali. Quindi è importante per “noi-Chiesa”, ma lo è in modo speciale per la nostra. Quindi
ci disponiamo: comincia questo tempo in qualche maniera di silenzio, anche se
poi torneremo a casa e domani andrete a scuola o all’università, ma - e per
questo siamo qui in Cattedrale, con ventiquattr’ore
d’anticipo - sentiamoci in tensione verso questo dono. È un dono fatto alla
Chiesa, alla Chiesa intera ma in particolare alla nostra Chiesa Diocesana e
quindi a ciascuno di voi. I doni bisogna saperli accogliere e per accoglierli
bisogna riconoscerli, bisogna dire è un dono, è un miracolo. Siamo qui per
questo. Ci siamo introdotti nella preghiera con “Vocazione” di Sequeri: cosa
rende un giorno diverso da un altro? L’incontro: è un incontro, l’incontro
decisivo, quello che rende un giorno speciale. Quando realizzo un incontro
importante, quel giorno diventa un giorno solenne, ma questo non vale solo per
Vitaliano, ma anche per ciascuno di noi: Gesù è qui per incontrarti, passa
nella tua vita e ti chiama come nessuno
- dice il testo del canto - sa pronunziare il tuo nome. Tante persone mi
chiamano, tante persone conoscono il mio nome, ma il mio nome fiorisce solo
sulla bocca di Gesù. Per questo ripetiamo: quante
volte un uomo con il nome giusto mi ha chiamato / una volta sola l’ho sentito
pronunziare con amore. Ripetiamo:
Era l’alba triste e senza vita…
***
Fa’, o
Signore, che ci apriamo a questo Evangelo, a questa buona notizia che Tu vuoi
dare alla nostra Chiesa: prepara il nostro cuore, prepara il cuore della nostra
Chiesa; fa’ che
Dal Vangelo di Luca (6, 12-16)
Anche
Gesù vive un vigilia: come la vive? L’importante è che
Luca - in particolare nel Vangelo di Luca - raccontandoci la chiamata dei
Dodici, racconti anche di una notte. Gesù si ritirò su un monte a pregare e vi
stette tutta la notte. Che succede questa notte? Dormirà Vitaliano, stanotte?
Ma non sarà solo lui a vegliare e ad avere difficoltà a dormire. Anche Gesù
avrà difficoltà ad addormentarsi, perché questa notte
(adesso ci riferiamo al Vangelo) è una notte di parto. Qui ci sono delle donne
che avranno partorito: la notte prima del parto,
quando sapevate che c’era già
qualche contrazione, avete dormito?, siete riuscite a dormire? L’orologio era a
portata di mano, il giorno sembrava non venire, il bambino non voler nascere.
Quindi c’è un travaglio in questa notte e c’è un travaglio anche stanotte per
noi. Allora fu il travaglio per Gesù, ma io immagino che anche Simone, benché
non ancora chiamato, Andrea, Bartolomeo, Matteo, avessero difficoltà quella
notte, si giravano e rigiravano nei loro giacigli: ma che è?,
che succede?, perché non riesco a dormire? È solo perché è arrivata finalmente
la primavera con tanto ritardo?, non sto bene?, c’è
qualcosa che mi rimorde? Vedete che sono in tredici a vegliare. Uno ne è
consapevole (ed è Gesù) perché sta per fare una scelta importante per Lui, ma
anche per la storia della Chiesa, perché sta per scegliere dodici colonne, come
le colonne della nostra Cattedrale, a sostegno del grande edificio che avrebbe
abbracciato i secoli. Quindi, questo grande architetto deve scegliere tra le
colonne di riporto, come si dice in gergo tecnico (queste perlopiù sono colonne
di riporto) e perché colonne di riporto? Perché prima di stare qui facevano
parte, almeno alcune, di ville romane e quindi sono state prese e utilizzate
per essere le colonne portanti della Cattedrale. Questo succedeva spesso,
all’inizio della vita della Chiesa, quando si distruggevano i templi pagani e
con gli stessi elementi poi si costruivano le chiese. Perché dico “colonne di
riporto”? Perché Andrea, Simone, Giacomo, Giovanni, Matteo, Bartolomeo non sono
nati stasera: erano già nati. Avevano già una loro vita, avevano già una loro
struttura. Se noi li avessimo interrogati quella
sera…: “Ma tu pensi che possa succedere una cosa nuova nella tua vita?”. “No!
Io ormai ho qui la mia famiglia, il mio mestiere, ho fatto le mie scelte… Credo
che le cose importanti siano già successe”. Quindi era una villa romana che
pensava di restare una villa, era un tempio pagano che pensava di restare un
tempio e invece no. C’era un architetto quella notte
che andava in giro per le case, dove c’erano questi elementi di riporto, per
dire: ma quali colonne devo scegliere per edificare la mia Chiesa? Allora immaginatela questa notte: Gesù in preghiera, Gesù che sente
i dolori del parto, che sente le contrazioni, che conosce già tanti, ma tra
questi tanti ne deve scegliere dodici e non è una scelta casuale: queste
persone emergono dalla notte, emergono dall’anonimato. Lui li chiamerà
ed essi verranno, lasceranno l’assemblea, come domani sera Vitaliano, e si
avvicineranno a Lui e costituiranno le dodici colonne della Chiesa. È bello
questo particolare del Vangelo di Luca: Gesù stette una notte intera in
travaglio e senza saperlo stettero in travaglio, furono agitati nel sonno o
presi addirittura dall’insonnia, anche quei dodici
giovani e adulti che stavano per essere estratti da un edificio per costituire
elementi di un nuovo edificio che è
Questa
notte che divide in due, per sempre, la vita di Vitaliano è una notte di parto.
Ovviamente è tutto già pronto, ci sono stati grandi manovre per la preparazione
di questa Ordinazione, ma capite che gli aspetti esteriori sono secondari.
Quello che adesso a Gesù importa è il cuore di Vitaliano e noi siamo qui anche
per incoraggiarlo, per dirgli: non avere paura di essere una colonna di una
villa, non temere, perché l’architetto più grande, più fantasioso che sia mai
esistito, si chiama Gesù di Nazareth. Vitaliano lo sa bene, perché lo ha
vissuto, crede in questo, ha attraversato anche tanti portali di studio, ma
stasera - che volete? - la nostra presenza è importante per dirgli: coraggio,
questa notte è la notte decisiva della tua vita che apre un’alba, l’alba di un
giorno solenne. E così succede nel racconto del Vangelo che abbiamo ascoltato;
Gesù, riavutosi dal travaglio, scende dal monte, sicuro, non tentenna più
(questo o quello?): “Simone, Andrea, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,
Matteo…”, dice con voce forte, con autorità. Le persone avvertono una sorta di
attrazione: che mi succede? È un terremoto nella mia vita, crollano gli edifici
che mi ero costruito, mi consegno al Mistero.
Ovviamente quello che ho detto non riguarda solo Vitaliano, riguarda tanti di
voi, tanti di noi che hanno difficoltà a rimettersi in moto, a rimettersi in
gioco, a dire: Gesù può utilizzare anche questo capitello, anche questa
colonna, anche questo timpano buttato che sembra essere una vita fallimentare. La pietra scartata dai costruttori è
divenuta testata d’angolo cioè la pietra che architetti, ingegneri… “No,
questa non serve”, nella costruzione di Dio - questa è l’espressione riferita a
Gesù negli Atti degli Apostoli e espressione di un Salmo - questa pietra dal
Padre è posta come pietra angolare; anche noi che ci diciamo seguaci di Gesù,
cristiani di Cristo, possiamo essere questa pietra che gli altri hanno
scartato. “Non servi, non mi servi”. A volte questa parola ci brucia dentro,
quando si tratta di una proposta di lavoro, di un desiderio di lavoro: “Non mi
servi”. Invece nelle mani di Gesù questa pietra scartata diventa una pietra
bella, una pietra dove convergono tutte le spinte e le controspinte
di un’architettura. Ci fermiamo un attimo. Questo miracolo avviene adesso,
stanotte: questa è una notte speciale.
***
Pensate
che domani mattina Vitaliano abbia bisogno di una sveglia? No. Ma, d’altra
parte, se chiedo a quelli che si sono sposati, se il giorno del Matrimonio
hanno avuto bisogno d’essere strattonati dai genitori, come succedeva di
solito, mi risponderete la stessa cosa: mi sono alzato prima del tempo. Accadde
così anche ai Dodici. Accadde anche a Gesù che si alza
dopo la preghiera. Immaginate che comincia ad albeggiare (quel color turchese del passaggio –
spero l’abbiate visto qualche volta – dal blu notte o dal nero della notte alla
luce): le stelle risplendono in una maniera tutta speciale prima di congedarsi
e c’è questo cielo turchese che annuncia il giorno. È il racconto di questa
sveglia speciale che affidiamo a Bocelli.
BECAUSE WE BELIEVE
Di Andrea Bocelli
Guarda fuori è già mattina
Questo è un giorno che ricorderai
Alzati in fretta e vai
C'è chi crede in te
Non ti arrendere
Once in every life
There comes a time
We walk out all alone
And into the light
The moment won't last but then,
We remember it again
When we close our eyes.
Like stars across the sky
E per avvincere
Tu dovrai vincere
We were born to shine
All of us here because we believe
Guarda avanti e non voltarti mai
Accarezza con i sogni tuoi
Le tue speranze e poi
Verso il giorno che verrà
C’è un traguardo là
Like stars across the sky
E per avvincere
Tu dovrai vincere
We were born to shine
All of us here because we believe
Non arrenderti
Qualcuno è con te
Like stars across the sky
We were born to shine
E per avvincere
Dovrai vincere
E allora vincerai
C’è
una grande forza in questo testo un po’ a cavallo tra la musica leggera e
quella classica: utilizzatela per i giorni in cui non avete voglia di alzarvi,
non avete grandi progetti o è un giorno difficile. Guarda fuori, è già mattina - dice Simone che sta per ricevere un
nome nuovo e dice Gesù, ma anche gli altri discepoli che stanno per essere
chiamati - Questo è un giorno che
ricorderai. Cosa c’è di importante dopo il giorno dell’Ordinazione
Presbiterale? La morte, cioè non succede più niente. Qualcuno starà pensando: “Ma
potrà essere fatto Vescovo, Vitaliano!”. Diciamo che questa è un’eccezione, ma,
normalmente, dopo
BECAUSE WE BELIEVE
Di Andrea Bocelli
Guarda fuori è già mattina
Questo è un giorno che ricorderai
Alzati in fretta e vai
C'è chi crede in te
Non ti arrendere
Once in every life
There comes a time
We walk out all alone
And into the light
The moment won't last but then,
We remember it again
When we close our eyes.
Like stars across the sky
E per avvincere
Tu dovrai vincere
We were born to shine
All of us here because we believe
Guarda avanti e non voltarti mai
Accarezza con i sogni tuoi
Le tue speranze e poi
Verso il giorno che verrà
C’è un traguardo là
Like stars across the sky
E per avvincere
Tu dovrai vincere
We were born to shine
All of us here because we believe
Non arrenderti
Qualcuno è con te
Like stars across the sky
We were born to shine
E per avvincere
Dovrai vincere
E allora vincerai
Che
avranno pensato gli altri quel giorno? Gli altri
intendo gli amici di Andrea, di Matteo, di Bartolomeo, di Simone…: “Dove state
andando? Perché ci lasciate?”. Li avranno anche trattenuti e questi Dodici che
si alzano da una grande assemblea sono come degli automi: non si voltano
indietro. Dice il testo: Guarda avanti e
non voltarti mai. Questa cosa è importante per ogni vocazione, perché oggi,
soprattutto nel Matrimonio, ci si volta indietro: “C’è anche quell’altra
ragazza… C’è anche la fidanzata di prima che - magari - si fa viva sul
telefonino… C’è anche quella donna che mi manda un messaggio…”. Uno non guarda
più avanti, finisce col voltarsi indietro. Questa espressione nella Bibbia ha
sempre una connotazione negativa. Pensate che, nel Libro di Genesi, quando vengono distrutte Sodoma e Gomorra, la figlia di Lot, questa
famiglia che è posta in salvo da queste città simbolo della perdizione, si
volta per vedere cosa succede alla sua casa lontana, alla sua città e diventa
una statua di sale, a indicare che chi si volta indietro finisce con
l’amareggiarsi. Ci sono delle statue di sale, delle persone amareggiate, sempre
a guardare indietro. Guarda avanti e non
voltarti mai - diciamo stasera a Vitaliano. Gesù dice: Chi ha messo mano all’aratro e si volge
indietro non è degno di me. Cosa ho lasciato? “Forse queste coppie che
vengono perché io benedica le nozze, che vedo così belle, come due piccioni che
tubano… Ma questi bambini che battezzo… Forse avrei
potuto vivere una mia vita…”. Guarda
avanti e non voltarti mai. I preti, ma spero anche gli sposati, non
soffrono di torcicollo, o meglio, soffrono di torcicollo e quindi hanno sempre
la testa… “Non mi posso girare…”. Devo guardare solo avanti, verso questo
progetto sempre nuovamente da farsi, come dirò più diffusamente domani sera,
perché si diventa preti continuamente. L’altra frase che dico a Vitaliano, e
vale anche per tutti noi, è il titolo di questa preghiera “We were born to
shine”: siamo nati per risplendere, non per fare le
stelle cadenti, un attimo e scompaiono. Allora ciascuno di noi si chieda: ma io
risplendo nella mia famiglia, nella mia coppia, nella mia classe, nella mia
parrocchia? Io risplendo? Un prete deve risplendere, ma non solo i preti, tutti
siamo chiamati ad essere, nel firmamento, una luce: noi siamo nati per
risplendere. Chiediamo perdono per le ottusità che rendono la nostra vita poco
luminosa; in fondo il peccato questo è: una sorta di immersione nelle tenebre
mentre siamo chiamati alla luce.
Adesso
vorrei invitare qui i preti presenti. C’è anche qualche prete di qualche altra
Diocesi... Ovviamente, noi sentiamo questa notte in
una maniera tutta speciale, come a volte gli adolescenti sentono certe notti,
perché solo nell’adolescenza si avvertono certi profumi di notte, certe notti
che tormentano santamente. Tutta la nostra Chiesa è in festa, ma lo è in
particolare il nostro Presbiterio che vediamo anche, in qualche maniera, qui
rappresentato. Non ci sono tutti, ovviamente. Questa è una Preghiera-Giovani e
alcuni pensano: “Ma io ho superato i cinquant’anni!
Non ritengo di dover partecipare”. Tra l’altro ci sono sacerdoti anziani,
pensiamo a don
Guglielmo che nei giorni scorsi è stato un po’ indeciso tra la vita qui e la
vita eterna. Stanno qui a fare corona e a dire: “Noi ci siamo riusciti! È bello
essere prete”, lo dicono a Vitaliano e lo diranno, domani sera, con un gesto
bellissimo che è l’imposizione delle mani. Adesso vorrei chiedere a Vitaliano
di dirci qualcosa. Attenti che stasera non potrete salutarlo, nessuno si
avvicinerà a lui. Ci ritireremo da questo lato, ce ne andremo in sacrestia
perché si custodisca questo uovo che sta per schiudersi, perché non ci siano
distrazioni, neanche gli auguri. Li darete domani, abbondantemente, a fine
Celebrazione. Ascoltiamo di questa insonnia dalla voce di chi domani è creato
presbitero.
***
Adesso
i sacerdoti si mettono in piedi e facciamo il contrario di quello che accadrà
domani. Domani noi, anche il Vescovo, baceremo le mani di Vitaliano. Dovete
sapere - è bello anche che vi educhiate in questo senso - che per otto giorni
(l’Ordinazione ha, nell’Unzione delle mani col Crisma, un segno esplicativo ma importante), chi bacia le mani di un ordinato
presbitero, nell’ottava, usufruisce anche di un’indulgenza: non sono cose
secondarie, ne abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di questi bonus che
***
Guidati
dallo Spirito di Gesù e illuminati dalla sapienza del Vangelo osiamo dire: Padre nostro…
Prima
di concludere, ci impegniamo in questa notte ad avere un pensiero anche per
altri “parti”. C’è il parto di un’Ordinazione e c’è anche il parto che è il
passaggio “dalla vita-alla morte-alla
vita”. C’è una persona, in particolare, che vogliamo ricordare, ed è un
giovane: si chiama Paride. Alcuni di voi lo conoscono: sta combattendo contro
il cancro da molto tempo ed è ovviamente in grande difficoltà; nonostante la
crisi respiratoria si è ricordato che oggi era l’Anniversario della
Pubblicazione della Nomina del Vescovo e mi ha mandato gli auguri, una cosa
dolcissima che dice anche un sentire della Chiesa. Come sempre la vita e la
morte si baciano, la gioia e le lacrime, il dolore e la festa sono tutt’uno, non sono due realtà diverse. Quindi oltre a pensare a
Vitaliano, abbiate anche un pensiero per questo giovane in difficoltà da tanto
tempo, da tanti mesi. Chi poi fa chemio e terapie analoghe, sapete a quante
difficoltà va incontro. Trovano difficoltà gli adulti e gli anziani,
immaginarsi un giovane che vuole vivere… Voi siete l’emblema della vita che
vuole vivere e non sempre il desiderio di una vita qui può realizzarsi.
Chiediamo al Signore la forza per lui ma, anche per noi, la chiarezza di capire
che dobbiamo risplendere stanotte, perché non sappiamo per quanto ancora
staremo nel firmamento della storia. Noi sempre
risplenderemo, per tutti i secoli dei secoli, ma qui, nel tempo, abbiamo poco
tempo per risplendere: non rimandate le cose importanti, le scelte esenziali…
Non dite: “Va be’, poi ci penso… poi si vedrà… tanto
c’è tempo…”. Questo tempo non c’è e, anche se c’è, è brevissimo. Mi
viene da dire con un’espressione stravolta del Vangelo, purtroppo lì rivolta a
Giuda, ma, nella mia accezione, raccolta in senso positivo: Quello che devi fare fallo presto, cioè
se devi fare qualcosa di buono, se devi dire una parola buona, se devi fare una
telefonata, fallo presto, fallo adesso, non rimandare. Se devi fare una scelta,
falla adesso. Vitaliano è contento, perché adesso è vicinissimo, dopo tanta
attesa, alla sua Ordinazione: è un invito per voi giovani a non rimandare
quello che posso fare ora di bene.
Benedizione
del Vescovo
L’appuntamento
domani sera è alle ore 19:00. Al prossimo Incontro (la
data è sul foglietto) riceverete le indicazioni per tutte le iniziative
dell’estate, ci saranno tutti gli appuntamenti. Quindi è un Incontro a cui non mancare, altrimenti perdete l’orientamento.
Facciamo il canto finale; dopo noi, di qua, ce ne
andiamo in sacrestia per custodire Vitaliano e voi potete uscire.
Canto:
Vieni e seguimi
***
Il testo, tratto direttamente dalla
registrazione, non è stato rivisto dall’autore.