PREGHIERA-GIOVANI

 

in preparazione all’Ordinazione Presbiterale di don Vitaliano Mandara

 

guidata da

 

S. E. MONS. ARTURO AIELLO

 

“We were born to shine”

 

Chiesa Cattedrale

 

Teano, 13 Maggio 2009

 

~

 

Canto: Vocazione

 

Nel nome del Padre…

Comincia in questo momento fino a domani sera, per noi, un tempo sacro. Abbiamo voluto far precedere alla Celebrazione di domani sera, come per i grandi avvenimenti, perché è tale, una preghiera vigiliare, perché, come vi ho detto altre volte, le vigilie preparano il cuore, la mente; le vigilie costituiscono una tensione verso ciò che sta per accadere: cosa sta per accadere? Che una libertà, una vita, quella di Vitaliano, un giovane come voi, è pienamente consegnata alla libertà di Dio, non solo, ma che questo incontro di libertà genera una novità: un nuovo presbitero per la nostra Chiesa affamata, assetata, che anela, desidera ardentemente presenze presbiterali. Quindi è importante per “noi-Chiesa”, ma lo è in modo speciale per la nostra. Quindi ci disponiamo: comincia questo tempo in qualche maniera di silenzio, anche se poi torneremo a casa e domani andrete a scuola o all’università, ma - e per questo siamo qui in Cattedrale, con ventiquattr’ore d’anticipo - sentiamoci in tensione verso questo dono. È un dono fatto alla Chiesa, alla Chiesa intera ma in particolare alla nostra Chiesa Diocesana e quindi a ciascuno di voi. I doni bisogna saperli accogliere e per accoglierli bisogna riconoscerli, bisogna dire è un dono, è un miracolo. Siamo qui per questo. Ci siamo introdotti nella preghiera con “Vocazione” di Sequeri: cosa rende un giorno diverso da un altro? L’incontro: è un incontro, l’incontro decisivo, quello che rende un giorno speciale. Quando realizzo un incontro importante, quel giorno diventa un giorno solenne, ma questo non vale solo per Vitaliano, ma anche per ciascuno di noi: Gesù è qui per incontrarti, passa nella tua vita e ti chiama come nessuno - dice il testo del canto - sa pronunziare il tuo nome. Tante persone mi chiamano, tante persone conoscono il mio nome, ma il mio nome fiorisce solo sulla bocca di Gesù. Per questo ripetiamo: quante volte un uomo con il nome giusto mi ha chiamato / una volta sola l’ho sentito pronunziare con amore. Ripetiamo:

Era l’alba triste e senza vita…

 

***

Fa’, o Signore, che ci apriamo a questo Evangelo, a questa buona notizia che Tu vuoi dare alla nostra Chiesa: prepara il nostro cuore, prepara il cuore della nostra Chiesa; fa’ che la Preghiera di stasera possa essere un ricamo perché domani la nostra Chiesa di Teano-Calvi possa essere più bella. Tu sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

 

Dal Vangelo di Luca (6, 12-16)

12 In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. 13 Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: 14 Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, 15 Matteo, Tommaso, Giacomo d`Alfeo, Simone soprannominato Zelota, 16 Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.

 

Anche Gesù vive un vigilia: come la vive? L’importante è che Luca - in particolare nel Vangelo di Luca - raccontandoci la chiamata dei Dodici, racconti anche di una notte. Gesù si ritirò su un monte a pregare e vi stette tutta la notte. Che succede questa notte? Dormirà Vitaliano, stanotte? Ma non sarà solo lui a vegliare e ad avere difficoltà a dormire. Anche Gesù avrà difficoltà ad addormentarsi, perché questa notte (adesso ci riferiamo al Vangelo) è una notte di parto. Qui ci sono delle donne che avranno partorito: la notte prima del parto, quando sapevate che c’era già qualche contrazione, avete dormito?, siete riuscite a dormire? L’orologio era a portata di mano, il giorno sembrava non venire, il bambino non voler nascere. Quindi c’è un travaglio in questa notte e c’è un travaglio anche stanotte per noi. Allora fu il travaglio per Gesù, ma io immagino che anche Simone, benché non ancora chiamato, Andrea, Bartolomeo, Matteo, avessero difficoltà quella notte, si giravano e rigiravano nei loro giacigli: ma che è?, che succede?, perché non riesco a dormire? È solo perché è arrivata finalmente la primavera con tanto ritardo?, non sto bene?, c’è qualcosa che mi rimorde? Vedete che sono in tredici a vegliare. Uno ne è consapevole (ed è Gesù) perché sta per fare una scelta importante per Lui, ma anche per la storia della Chiesa, perché sta per scegliere dodici colonne, come le colonne della nostra Cattedrale, a sostegno del grande edificio che avrebbe abbracciato i secoli. Quindi, questo grande architetto deve scegliere tra le colonne di riporto, come si dice in gergo tecnico (queste perlopiù sono colonne di riporto) e perché colonne di riporto? Perché prima di stare qui facevano parte, almeno alcune, di ville romane e quindi sono state prese e utilizzate per essere le colonne portanti della Cattedrale. Questo succedeva spesso, all’inizio della vita della Chiesa, quando si distruggevano i templi pagani e con gli stessi elementi poi si costruivano le chiese. Perché dico “colonne di riporto”? Perché Andrea, Simone, Giacomo, Giovanni, Matteo, Bartolomeo non sono nati stasera: erano già nati. Avevano già una loro vita, avevano già una loro struttura. Se noi li avessimo interrogati quella sera…: “Ma tu pensi che possa succedere una cosa nuova nella tua vita?”. “No! Io ormai ho qui la mia famiglia, il mio mestiere, ho fatto le mie scelte… Credo che le cose importanti siano già successe”. Quindi era una villa romana che pensava di restare una villa, era un tempio pagano che pensava di restare un tempio e invece no. C’era un architetto quella notte che andava in giro per le case, dove c’erano questi elementi di riporto, per dire: ma quali colonne devo scegliere per edificare la mia Chiesa? Allora immaginatela questa notte: Gesù in preghiera, Gesù che sente i dolori del parto, che sente le contrazioni, che conosce già tanti, ma tra questi tanti ne deve scegliere dodici e non è una scelta casuale: queste persone emergono dalla notte, emergono dall’anonimato. Lui li chiamerà ed essi verranno, lasceranno l’assemblea, come domani sera Vitaliano, e si avvicineranno a Lui e costituiranno le dodici colonne della Chiesa. È bello questo particolare del Vangelo di Luca: Gesù stette una notte intera in travaglio e senza saperlo stettero in travaglio, furono agitati nel sonno o presi addirittura dall’insonnia, anche quei dodici giovani e adulti che stavano per essere estratti da un edificio per costituire elementi di un nuovo edificio che è la Chiesa. In qualche maniera, cari fratelli e sorelle, Gesù ci cambia i connotati. Questa è una parola un po’ a doppio senso nel nostro dialetto: quando diciamo “ti cambio i connotati” significa che magari sono così violento nei tuoi confronti che sarai irriconoscibile; possiamo dire però che l’incontro, l’impatto con Gesù ci cambia. Questa colonna non sarà più la colonna di un atrio o di un solarium di una casa romana o greca, ma sarà la colonna della Chiesa. Anch’io penso di sapere chi sono, tu pensi di sapere chi sei, pensi che ormai hai finito, hai consegnato il “progetto” come architetto della tua vita; magari lo hai già realizzato e se Gesù viene e sconvolge questo piano, se Gesù interviene e, dopo averti pensato, ti chiama, ti reclama, che cosa succede? Saprai rispondere? Saprai essere disponibile per questa rivoluzione della tua vita? E, ovviamente, avendo fede che la colonna che tu sei nell’edificio che Gesù ha in mente sarà mille volte più valorizzata, più bella, ammirata da tante persone. Questo richiede una morte: richiede che io rinunci a quello che voglio io, per affidarmi ad una volontà più grande di me.

Questa notte che divide in due, per sempre, la vita di Vitaliano è una notte di parto. Ovviamente è tutto già pronto, ci sono stati grandi manovre per la preparazione di questa Ordinazione, ma capite che gli aspetti esteriori sono secondari. Quello che adesso a Gesù importa è il cuore di Vitaliano e noi siamo qui anche per incoraggiarlo, per dirgli: non avere paura di essere una colonna di una villa, non temere, perché l’architetto più grande, più fantasioso che sia mai esistito, si chiama Gesù di Nazareth. Vitaliano lo sa bene, perché lo ha vissuto, crede in questo, ha attraversato anche tanti portali di studio, ma stasera - che volete? - la nostra presenza è importante per dirgli: coraggio, questa notte è la notte decisiva della tua vita che apre un’alba, l’alba di un giorno solenne. E così succede nel racconto del Vangelo che abbiamo ascoltato; Gesù, riavutosi dal travaglio, scende dal monte, sicuro, non tentenna più (questo o quello?): “Simone, Andrea, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo…”, dice con voce forte, con autorità. Le persone avvertono una sorta di attrazione: che mi succede? È un terremoto nella mia vita, crollano gli edifici che mi ero costruito, mi consegno al Mistero. Ovviamente quello che ho detto non riguarda solo Vitaliano, riguarda tanti di voi, tanti di noi che hanno difficoltà a rimettersi in moto, a rimettersi in gioco, a dire: Gesù può utilizzare anche questo capitello, anche questa colonna, anche questo timpano buttato che sembra essere una vita fallimentare. La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo cioè la pietra che architetti, ingegneri… “No, questa non serve”, nella costruzione di Dio - questa è l’espressione riferita a Gesù negli Atti degli Apostoli e espressione di un Salmo - questa pietra dal Padre è posta come pietra angolare; anche noi che ci diciamo seguaci di Gesù, cristiani di Cristo, possiamo essere questa pietra che gli altri hanno scartato. “Non servi, non mi servi”. A volte questa parola ci brucia dentro, quando si tratta di una proposta di lavoro, di un desiderio di lavoro: “Non mi servi”. Invece nelle mani di Gesù questa pietra scartata diventa una pietra bella, una pietra dove convergono tutte le spinte e le controspinte di un’architettura. Ci fermiamo un attimo. Questo miracolo avviene adesso, stanotte: questa è una notte speciale.

 

***

 

Pensate che domani mattina Vitaliano abbia bisogno di una sveglia? No. Ma, d’altra parte, se chiedo a quelli che si sono sposati, se il giorno del Matrimonio hanno avuto bisogno d’essere strattonati dai genitori, come succedeva di solito, mi risponderete la stessa cosa: mi sono alzato prima del tempo. Accadde così anche ai Dodici. Accadde anche a Gesù che si alza dopo la preghiera. Immaginate che comincia ad albeggiare  (quel color turchese del passaggio – spero l’abbiate visto qualche volta – dal blu notte o dal nero della notte alla luce): le stelle risplendono in una maniera tutta speciale prima di congedarsi e c’è questo cielo turchese che annuncia il giorno. È il racconto di questa sveglia speciale che affidiamo a Bocelli.

 

BECAUSE WE BELIEVE

Di Andrea Bocelli

Guarda fuori è già mattina  
Questo è un giorno che ricorderai  
Alzati in fretta e vai  
C'è chi crede in te  
Non ti arrendere  
 
Once in every life  
There comes a time  
We walk out all alone  
And into the light  
The moment won't last but then,  
We remember it again  
When we close our eyes.  
 
Like stars across the sky  
E per avvincere  
Tu dovrai vincere  
We were born to shine  
All of us here because we believe  
Letra de Because We Believe - Andrea Bocelli - sitiodeletras.com

 
Guarda avanti e non voltarti mai  
Accarezza con i sogni tuoi  
Le tue speranze e poi  
Verso il giorno che verrà  
C’è un traguardo  
 
Like stars across the sky  
E per avvincere  
Tu dovrai vincere  
We were born to shine  
All of us here because we believe  
 
Non arrenderti  
Qualcuno è con te  
 
Like stars across the sky  
We were born to shine  
E per avvincere  
Dovrai vincere  
E allora vincerai

 

C’è una grande forza in questo testo un po’ a cavallo tra la musica leggera e quella classica: utilizzatela per i giorni in cui non avete voglia di alzarvi, non avete grandi progetti o è un giorno difficile. Guarda fuori, è già mattina - dice Simone che sta per ricevere un nome nuovo e dice Gesù, ma anche gli altri discepoli che stanno per essere chiamati - Questo è un giorno che ricorderai. Cosa c’è di importante dopo il giorno dell’Ordinazione Presbiterale? La morte, cioè non succede più niente. Qualcuno starà pensando: “Ma potrà essere fatto Vescovo, Vitaliano!”. Diciamo che questa è un’eccezione, ma, normalmente, dopo la Grazia del Presbiterato, c’è solo la Grazia della morte. Adesso, non prendetelo come il solito “avviso di garanzia” che consegno ogni volta che parlo. Questo giorno è così importante che, tutti i giorni precedenti nella vita di Vitaliano, ma anche prima che egli fosse cosciente d’essere un chiamato alla vita presbiterale, erano in cammino verso questo giorno: ci sono giorni crocevia di giorni, ci sono momenti dove si dà appuntamento tutta la vita, tutto il passato e  tutto il futuro, anche perché non ci sarà giorno della vita di Vitaliano, in futuro, che non abbia il timbro della Grazia del Sacramento dell’Ordine che riceverà domani. È importante questo: carica l’alba, l’attesa di questo giorno in una maniera formidabile. Alzati in fretta e vai c’è chi crede in te, non ti arrendere. Questo vorrei dire a Vitaliano con forza, ma anche  a tanti di voi, anche ai sacerdoti presenti: c’è chi crede in te. Il testo dice “perché noi crediamo” ma, in qualche maniera, fa intendere anche “perché qualcuno crede in me”: io credo perché Qualcuno crede in me, Vitaliano crede perché Gesù crede in lui. Questo è un effetto psicologico della fede, cioè la fede dà la forza, l’ottimismo: se io sono nato è perché dovevo esserci - ve l’ho detto tante volte - se sono nato è perché Qualcuno crede in me e la nostra fede in Dio, la nostra fede di uomini che crediamo in Dio è prima la fede di Dio che crede in noi uomini. Quindi c’è chi crede in te, non ti arrendere: non ti sta chiamando uno qualsiasi (Andrea, Simone, Filippo, Bartolomeo…), ma Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio incarnato, cioè non ti può chiamare nessun impresario, nessun generale, nessun presidente degli Stati Uniti, nessuno che possa avere il potere, la forza, l’attrazione, la bellezza di Gesù di Nazareth. Questo è un fatto formidabile, tutto il Sacramento, domani, può essere riassunto in queste poche parole, anche se non le sentirete da nessuna parte, in nessuna orazione, in nessun gesto preparatorio o esplicativo del Sacramento. “Io credo in te, Vitaliano - dice Gesù, come ha creduto in Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo… - Quindi non ti arrendere”. È chiaro che la gente non ti sta aspettando a braccia aperte per confessarsi (“Aspettiamo che Vitaliano sia prete per confessarci!”). Folle immani che bussano… che aspettano che il Vescovo dia a Vitaliano la facoltà di confessare … Non sarà così, Vitaliano. Troverai i deserti che hai già sperimentato nel tuo Ministero Diaconale, che vedi nella nostra Diocesi, nelle nostre parrocchie, ma non ti arrendere, c’è chi crede in te e per questo noi crediamo (because we believe): noi crediamo perché qualcuno crede in noi. E poi c’è la parte in inglese: arriva in ogni vita un momento in cui ci incamminiamo tutti soli, solitari. Adesso siamo in tanti, potremmo dire: “Forza, Vitaliano!”, magari facciamo un “ohhh” da stadio… Non serve. Domani magari farete un applauso fragoroso e alla fine vi affollerete per dargli gli auguri, ma a certi appuntamenti si arriva, con tutto il bagaglio del proprio passato, in una meravigliosa solitudine, cioè non possiamo appoggiarci, non possiamo chiedere aiuto... No, andiamo da soli, ci incamminiamo come in un viale alberato da soli e anche se questo momento dura poco - quanto durerà l’Ordinazione di domani?, un’ora e mezza?, due al massimo? - in quel momento c’è una forza che abbraccia tanti decenni. Noi lo ricorderemo sempre / ogni volta che chiuderemo gli occhi. / Come le stelle del cielo / e per avvincere tu dovrai vincere (c’è qualche ritorno… “all’alba vincerò!”. Ho chiesto prima la consulenza, è la Tourandot: all’alba vincerò!). Di che vittoria si tratta? Forse è un po’ presuntuoso dire: un prete vince, è un vincitore, è un vincente. Per certi aspetti è un perdente, sappiatelo. Lo sa già, Vitaliano, è un perdente, ma è vero questo verso: per avvincere tu dovrai vincere. “Avvincere” significa che se io, per esempio, riuscissi ad avvincervi, voi stareste tutti attenti: “Vediamo cosa dice il Vescovo”. Ma per avvincere tu dovrai vincere: do una lettura spirituale, ovviamente. Letto così potremmo dire: una frase antievangelica. Gesù direbbe: per vincere tu devi perdere. Ma se diciamo “per avvincere tu dovrai vincere te stesso” ci siamo. Per avvincere tu dovrai vincere: c’è bisogno di una forza, che è la forza del Sacramento, ma è anche la forza del Sacramento che agisce anche attraverso una umanità che va contro se stessa, che va contro il proprio volere, che va contro il desiderio di avere una donna, che va contro il desiderio di avere dei figli propri. Quindi questa vittoria “per avvincere” è il frutto di tante sconfitte volute. Tu dovrai vincere te stesso. Prepariamo quest’alba in cui le stelle brilleranno, ci sarà questo cielo turchese meraviglioso. Alzati, è già mattino, non è una mattina qualsiasi: questo è il giorno in cui cambia la tua vita.

 

BECAUSE WE BELIEVE

Di Andrea Bocelli

Guarda fuori è già mattina  
Questo è un giorno che ricorderai  
Alzati in fretta e vai  
C'è chi crede in te  
Non ti arrendere  
 
Once in every life  
There comes a time  
We walk out all alone  
And into the light  
The moment won't last but then,  
We remember it again  
When we close our eyes.  
 
Like stars across the sky  
E per avvincere  
Tu dovrai vincere  
We were born to shine  
All of us here because we believe  
Letra de Because We Believe - Andrea Bocelli - sitiodeletras.com

 
Guarda avanti e non voltarti mai  
Accarezza con i sogni tuoi  
Le tue speranze e poi  
Verso il giorno che verrà  
C’è un traguardo  
 
Like stars across the sky  
E per avvincere  
Tu dovrai vincere  
We were born to shine  
All of us here because we believe  
 
Non arrenderti  
Qualcuno è con te  
 
Like stars across the sky  
We were born to shine  
E per avvincere  
Dovrai vincere  
E allora vincerai

 

Che avranno pensato gli altri quel giorno? Gli altri intendo gli amici di Andrea, di Matteo, di Bartolomeo, di Simone…: “Dove state andando? Perché ci lasciate?”. Li avranno anche trattenuti e questi Dodici che si alzano da una grande assemblea sono come degli automi: non si voltano indietro. Dice il testo: Guarda avanti e non voltarti mai. Questa cosa è importante per ogni vocazione, perché oggi, soprattutto nel Matrimonio, ci si volta indietro: “C’è anche quell’altra ragazza… C’è anche la fidanzata di prima che - magari - si fa viva sul telefonino… C’è anche quella donna che mi manda un messaggio…”. Uno non guarda più avanti, finisce col voltarsi indietro. Questa espressione nella Bibbia ha sempre una connotazione negativa. Pensate che, nel Libro di Genesi, quando vengono distrutte Sodoma e Gomorra, la figlia di Lot, questa famiglia che è posta in salvo da queste città simbolo della perdizione, si volta per vedere cosa succede alla sua casa lontana, alla sua città e diventa una statua di sale, a indicare che chi si volta indietro finisce con l’amareggiarsi. Ci sono delle statue di sale, delle persone amareggiate, sempre a guardare indietro. Guarda avanti e non voltarti mai -  diciamo stasera a Vitaliano. Gesù dice: Chi ha messo mano all’aratro e si volge indietro non è degno di me. Cosa ho lasciato? “Forse queste coppie che vengono perché io benedica le nozze, che vedo così belle, come due piccioni che tubano… Ma questi bambini che battezzo… Forse avrei potuto vivere una mia vita…”. Guarda avanti e non voltarti mai. I preti, ma spero anche gli sposati, non soffrono di torcicollo, o meglio, soffrono di torcicollo e quindi hanno sempre la testa… “Non mi posso girare…”. Devo guardare solo avanti, verso questo progetto sempre nuovamente da farsi, come dirò più diffusamente domani sera, perché si diventa preti continuamente. L’altra frase che dico a Vitaliano, e vale anche per tutti noi, è il titolo di questa preghiera “We were born to shine”: siamo nati per risplendere, non per fare le stelle cadenti, un attimo e scompaiono. Allora ciascuno di noi si chieda: ma io risplendo nella mia famiglia, nella mia coppia, nella mia classe, nella mia parrocchia? Io risplendo? Un prete deve risplendere, ma non solo i preti, tutti siamo chiamati ad essere, nel firmamento, una luce: noi siamo nati per risplendere. Chiediamo perdono per le ottusità che rendono la nostra vita poco luminosa; in fondo il peccato questo è: una sorta di immersione nelle tenebre mentre siamo chiamati alla luce.

Adesso vorrei invitare qui i preti presenti. C’è anche qualche prete di qualche altra Diocesi... Ovviamente, noi sentiamo questa notte in una maniera tutta speciale, come a volte gli adolescenti sentono certe notti, perché solo nell’adolescenza si avvertono certi profumi di notte, certe notti che tormentano santamente. Tutta la nostra Chiesa è in festa, ma lo è in particolare il nostro Presbiterio che vediamo anche, in qualche maniera, qui rappresentato. Non ci sono tutti, ovviamente. Questa è una Preghiera-Giovani e alcuni pensano: “Ma io ho superato i cinquant’anni! Non ritengo di dover partecipare”. Tra l’altro ci sono sacerdoti anziani, pensiamo a  don Guglielmo che nei giorni scorsi è stato un po’ indeciso tra la vita qui e la vita eterna. Stanno qui a fare corona e a dire: “Noi ci siamo riusciti! È bello essere prete”, lo dicono a Vitaliano e lo diranno, domani sera, con un gesto bellissimo che è l’imposizione delle mani. Adesso vorrei chiedere a Vitaliano di dirci qualcosa. Attenti che stasera non potrete salutarlo, nessuno si avvicinerà a lui. Ci ritireremo da questo lato, ce ne andremo in sacrestia perché si custodisca questo uovo che sta per schiudersi, perché non ci siano distrazioni, neanche gli auguri. Li darete domani, abbondantemente, a fine Celebrazione. Ascoltiamo di questa insonnia dalla voce di chi domani è creato presbitero.

 

***

 

Adesso i sacerdoti si mettono in piedi e facciamo il contrario di quello che accadrà domani. Domani noi, anche il Vescovo, baceremo le mani di Vitaliano. Dovete sapere - è bello anche che vi educhiate in questo senso - che per otto giorni (l’Ordinazione ha, nell’Unzione delle mani col Crisma, un segno esplicativo ma importante), chi bacia le mani di un ordinato presbitero, nell’ottava, usufruisce anche di un’indulgenza: non sono cose secondarie, ne abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di questi bonus che la Chiesa ci offre. Stasera vorrei che accadesse il contrario, in preparazione. Vitaliano entra nel presbiterio; è importante che lui sappia e che voi vediate che noi siamo un corpo, siamo una famiglia, non siamo singoli sparsi, ognuno per i fatti suoi. Perciò è bello porre questo gesto da parte sua, cioè baciare le mani dei presbiteri che domani si imporranno sul suo capo, baciare queste mani attraverso cui ci viene la Grazia, l’Assoluzione, la Consacrazione, l’Unzione, tutti Sacramenti, in qualche maniera, che passano attraverso le mani del presbitero (come anche la Benedizione degli sposi). Queste mani che sono le mani della Chiesa e che da domani saranno anche le mani di Vitaliano, adesso lui le venera alla vigilia della sua Ordinazione, baciando le mani di quelli che da domani saranno i suoi confratelli. Fate attenzione sempre alle nostre mani, perché sono un mistero. Quando le guardiamo anche a distanza di anni, di decenni dall’Ordinazione, diciamo: “Ma com’è possibile che queste mani, queste mie mani possano contenere questo Mistero, trasmettere questa forza, dare questa spinta sacramentale?”. Gesù ha avuto bisogno delle nostre mani, ha avuto bisogno delle mani di Andrea, di Filippo, ma anche delle mie e dei sacerdoti qui presenti. Allora domani baceremo le tue e stasera Vitaliano passa a baciare le mani dei preti qui presenti. Voi accompagnate con lo sguardo questo gesto.

 

***

 

Guidati dallo Spirito di Gesù e illuminati dalla sapienza del Vangelo osiamo dire: Padre nostro…

Prima di concludere, ci impegniamo in questa notte ad avere un pensiero anche per altri “parti”. C’è il parto di un’Ordinazione e c’è anche il parto che è il passaggio “dalla vita-alla morte-alla vita”. C’è una persona, in particolare, che vogliamo ricordare, ed è un giovane: si chiama Paride. Alcuni di voi lo conoscono: sta combattendo contro il cancro da molto tempo ed è ovviamente in grande difficoltà; nonostante la crisi respiratoria si è ricordato che oggi era l’Anniversario della Pubblicazione della Nomina del Vescovo e mi ha mandato gli auguri, una cosa dolcissima che dice anche un sentire della Chiesa. Come sempre la vita e la morte si baciano, la gioia e le lacrime, il dolore e la festa sono tutt’uno, non sono due realtà diverse. Quindi oltre a pensare a Vitaliano, abbiate anche un pensiero per questo giovane in difficoltà da tanto tempo, da tanti mesi. Chi poi fa chemio e terapie analoghe, sapete a quante difficoltà va incontro. Trovano difficoltà gli adulti e gli anziani, immaginarsi un giovane che vuole vivere… Voi siete l’emblema della vita che vuole vivere e non sempre il desiderio di una vita qui può realizzarsi. Chiediamo al Signore la forza per lui ma, anche per noi, la chiarezza di capire che dobbiamo risplendere stanotte, perché non sappiamo per quanto ancora staremo nel firmamento della storia. Noi sempre risplenderemo, per tutti i secoli dei secoli, ma qui, nel tempo, abbiamo poco tempo per risplendere: non rimandate le cose importanti, le scelte esenziali… Non dite: “Va be’, poi ci penso… poi si vedrà… tanto c’è tempo…”. Questo tempo non c’è e, anche se c’è, è brevissimo. Mi viene da dire con un’espressione stravolta del Vangelo, purtroppo lì rivolta a Giuda, ma, nella mia accezione, raccolta in senso positivo: Quello che devi fare fallo presto, cioè se devi fare qualcosa di buono, se devi dire una parola buona, se devi fare una telefonata, fallo presto, fallo adesso, non rimandare. Se devi fare una scelta, falla adesso. Vitaliano è contento, perché adesso è vicinissimo, dopo tanta attesa, alla sua Ordinazione: è un invito per voi giovani a non rimandare quello che posso fare ora di bene.

 

Benedizione del Vescovo

 

L’appuntamento domani sera è alle ore 19:00. Al prossimo Incontro (la data è sul foglietto) riceverete le indicazioni per tutte le iniziative dell’estate, ci saranno tutti gli appuntamenti. Quindi è un Incontro a cui non mancare, altrimenti perdete l’orientamento. Facciamo il canto finale; dopo noi, di qua, ce ne andiamo in sacrestia per custodire Vitaliano e voi potete uscire.

 

Canto: Vieni e seguimi

 

***

 

Il testo, tratto direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto dall’autore.