PREGHIERA-GIOVANI

 

guidata da

 

S. E. REV. MA MONS. ARTURO AIELLO

 

“Natale è un viaggio”

 

Cattedrale di Teano

 

Venerdì, 19 Dicembre 2008

~ ~ ~

 

Prima di iniziare guardiamo il titolo di questa Preghiera: “Natale è un viaggio”. Sarebbe bene, all’inizio, mettere un punto interrogativo: “Natale è un viaggio?”. A detta del proverbio “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”, sembrerebbe di no se dobbiamo stare raccolti intorno al camino, in famiglia. Ma è questo il Natale cristiano? Lo andremo a scoprire nel prosieguo della nostra Preghiera.

 

Viaggio nella vita


Avevo tanta voglia di viaggiare.

Tu mi dicesti vai ed io partii.

Son vivo dissi allora ad una donna,

a te amico mio pensaci tu.
RIT. Prendimi per mano Dio mio,

guidami nel mondo a modo tuo.

La strada è tanto lunga e tanto dura,

però con te nel cuor non ho paura.
Io sono ancora giovane Signore,

ma sono tanto vecchio dentro al cuore.

Le cose in cui credevo mi han deluso,

io cerco solo amore e libertà. RIT.
Un giorno mi han proposto un altro viaggio,

il cuore mi diceva non partire.

Quel giorno ero triste e me ne andai,

a strada per tornar non trovo più. RIT.
Per me vicina è ormai la grande sera,

il sole muore verso l’orizzonte.

Io sento che il tuo regno è più vicino,

son pronto per il viaggio mio con te. RIT.

 

Nel nome del Padre…

 

Abbiamo iniziato con “Viaggio nella vita” che ci ha presentato alcune foto dell’esistenza, di una esistenza; la foto del bambino che nasce e la mamma che gli dice: “Pensaci tu, arrangiati adesso. Ti butto nel mondo”. Siamo stati gettati nel mondo il giorno del nostro Natale. Questo distacco dal grembo materno - è sempre un distacco per tutti - è stato un distacco tragico, terribile, doloroso. Seconda scena, seconda foto: un giovane è stanco di vivere (“Io sono ancora giovane, Signore, ma sono tanto vecchio dentro al cuore”). Ho 18 anni ma è come se ne avessi 80; ho 20 anni ma è come se ne avessi 70: è la situazione di tante persone che pensano di trovare immediatamente la felicità e invece la felicità non è dietro l’angolo e quindi cantano questa sorta di disfatta. Terza foto (la più terribile): quella di un tossicodipendente che in una sera – basta una sera per perdersi, ragazzi – in cui non aveva dove andare, ha imboccato una strada scura da cui non sa più tornare. L’ultima scena, che non vi riguarda ancora ma che vi riguarderà, è quella di un anziano, di un’anziana che ormai vede il sole al tramonto: è già passata una vita. Ma sia che io stia nascendo – e tutti stiamo nascendo in questo momento – sia che io sia giovane e stanco – e probabilmente lo siamo – sia che io sia un tossicodipendente (permettetemi di dirvi: lo siamo in qualche maniera! Non mi riferisco solo a quelli fra voi che fumano spinelli, ma a certe dipendenze che, in un modo e in un altro, ci legano, ci imbrigliano, certe catene da cui non riusciamo a liberarci) diciamo al Signore: “Prendimi per mano, tirami fuori da questa strada buia”. Sta per venire Natale, sta per scoccare anche il Natale 2008, forse non sono preparato e stasera vorrei utilizzare quest’ora di preghiera insieme con tanti giovani per riprendere la strada di casa, per riprendere questo viaggio. È per questo che ripetiamo il ritornello.

 

Prendimi per mano Dio mio,

guidami nel mondo a modo tuo.

La strada è tanto lunga e tanto dura,

però con te nel cuor non ho paura.

Ovviamente in questo incontro con Gesù è la Sua Parola come sempre al centro e anche la Parola che state per ascoltare (tre brani diversi di tre vangeli natalizi) ha un comune denominatore.

 

Dal vangelo di Matteo (1, 18-25)

18 Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20 Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21 Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". 22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. 24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l`angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, 25 la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.

 

Dal vangelo di Luca (2, 1-20)

1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3 Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4 Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5 per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6 Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c`era posto per loro nell`albergo. 8 C`erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10 ma l`angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". 13 E subito apparve con l`angelo una moltitudine dell`esercito celeste che lodava Dio e diceva: 14 "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". 15 Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". 16 Andarono dunque senz`indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19 Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. 20 I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com`era stato detto loro.

 

Dal vangelo di Matteo (2, 13-15)

13 Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo". 14 Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall`Egitto ho chiamato il mio figlio.

 

Avete già voi tirato le somme del comune denominatore dei vangeli natalizi. Ne avremmo potuti proporre molti altri, tutti con lo stesso comune denominatore: il viaggio. Nella prima scena abbiamo visto Giuseppe in un momento di crisi; vede crescere il pancione di Maria e si chiede: “Ma questo figlio, da dove viene?”. A differenza di quello che succede, a volte, tra voi, Giuseppe era innocente. Quindi comincia un cammino, comincia un tormento: la lascio?, non la lascio?, l’abbandono?, la faccio lapidare? Aveva anche questa possibilità Giuseppe secondo la legge: Maria non era stata ai patti, era promessa sposa e l’avrebbe tradito. Maria non sa spiegarsi e come spiegare?, è venuto un angelo? E Giuseppe non sa darsi ragione e quindi Maria e Giuseppe tormentati, non riescono a dormire, perché il Natale non è facile, perché il Natale non è quello delle scene dolci e romantiche. Il Natale è un tormento: il tormento di chi vuol capire e per questo si mette a cercare. In questa ricerca c’è un angelo che dice a Giuseppe: non temere, prendi pure Maria, assumila, difendila, perché in lei avviene questa maternità secondo Dio. Immaginate questi due giovani, benché Giuseppe sia sempre con questa barba bianca, anziano e “fuori concorso”: no, era giovane anche lui, giovanissimo. Immaginate questi due giovani (Maria è appena adolescente) che si mettono in cammino per capire: che sta succedendo dentro di me?, dentro di te?, dentro di noi come coppia?, che non saremo più una coppia normale, una coppia felice… Avevano motivo per pensarlo sul piano umano.

Seconda scena (l’ascolteremo la notte di Natale nelle nostre parrocchie): c’è un “grande” di questo mondo che decide di mettere in moto tutti gli abitanti del suo impero e questa cosa riguarda anche la Palestina che è una colonia, una provincia romana. Vuole sapere quanti sono i suoi sudditi perché allora non c’erano i comuni, non c’erano i certificati, non c’era la computerizzazione e quindi immaginate questa immane popolazione, che si mette in moto in tutti gli angoli dell’Impero Romano, per soddisfare i desideri di un “grande”. Dio, dice il Salmo 2, se ne ride dei grandi di questo mondo e Dio fa una storia meravigliosa in questo sommovimento di popoli che vanno e che vengono, di gente che va a farsi registrare: io mi chiamo Giuseppe, io mi chiamo Maria, io mi chiamo Giovanni, questo è mio figlio, tre figli, due figli… Gesù nasce per le strade, non nasce a casa, non nasce in clinica come siete nati voi, in ospedale con tutti i crismi, cioè con tutto l’occorrente a disposizione: Gesù nasce per strada e dunque il Natale è per strada. E poi questa nascita mette in moto altre persone, mette in moto gli angeli e attraverso di loro, il loro annuncio, mette in moto i pastori: “Andiamo a vedere cosa è successo a Betlemme!”. Pellegrinaggi… Nella terza scena dolorosa, dolorosissima, questa famiglia che finalmente è tornata a casa e può cominciare ad avere una vita normale, è tirata fuori e sbalzata in Egitto, perché c’è un altro potente di turno che attenta alla vita del bambino: Maria, Giuseppe e Gesù in pellegrinaggio, stranieri (ci sarebbe tanto da dire su questa nostra paura degli stranieri alla luce del Natale) in terra straniera. Forse anche oggi rischiamo di mettere alla porta del nostro Stato, delle nostre leggi - è un extra-comunitario!, non ha il passaporto! - Gesù di Nazareth. Allora il viaggio di Giuseppe e Maria è un viaggio interiore, il viaggio di tutti quelli che vanno a registrarsi, il viaggio di Gesù nel ventre di Maria e poi il viaggio dei pastori e il viaggio degli angeli, il viaggio di Giuseppe, Maria e Gesù verso l’Egitto. Avrei potuto aggiungere il viaggio di Maria verso la casa di Elisabetta, ma bastano queste tre scene per tematizzare il Natale come viaggio. Ma attenti che prima che il viaggio di Maria, di Giuseppe…, è il viaggio di Dio. Natale è il viaggio di Dio: se Maria e Giuseppe non trovano pace, neanche Dio trova pace, non trova pace rispetto a quel progetto che aveva fatto e che l’uomo ha distrutto e vuole tirar fuori qualcosa di bello rispetto a questa tragedia che è la storia. Allora Dio si mette in cammino. Adesso per visualizzare questo nostro metterci in cammino, vi mettete in piedi anche voi e poi vi girate verso la porta (non vi preoccupate di dare le spalle al Vescovo). Alzate lo sguardo e questo nostro sguardo stasera è una benedizione per queste tre tavole, un trittico (ho voluto che l’inaugurazione avvenisse con voi, con i giovani, con il futuro della nostra Diocesi). Col nostro guardare, noi inauguriamo questo trittico di Casentini, si chiama così il pittore che ha realizzato queste opere, dove c’è la Crocifissione, la Deposizione, la Resurrezione. Date uno sguardo ad ogni quadro per dire: “Benvenuto! Adesso fai parte del patrimonio della mia Diocesi! Lo vedrà anche mio figlio, li vedranno questi quadri anche i miei nipoti, i miei pronipoti, quelli che verranno”. Perché inauguriamo questo trittico adesso? E non c’è nessuna immagine natalizia, come vedete! Perché il viaggio di Dio, cominciato a Natale, finirà là e per la verità non finirà neanche nel terzo quadro, quello alla nostra destra che rappresenta la Resurrezione, dove Gesù sembra andarsene, perché il Dio che ha fatto il viaggio per venire da noi, ha deciso di stabilirsi con noi per sempre: “Ecco io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”. Ci fermiamo un attimo in silenzio e accarezzate con lo sguardo: il pittore l’ha fatto credo in circa due o tre mesi. Questo tempo c’è voluto per la realizzazione di queste tavole, aggiungendo tonalità, sfumature, di giorno in giorno, di ora in ora. Adesso sta a noi continuare la patinatura. Guardatele e dite: questo è Dio crocifisso, questo è Dio deposto, questo è Dio che vince la morte. Ovviamente è il Dio rivelato e reso concreto in Gesù di Nazareth.

***

Ti ringraziamo, Signore, per questi tre doni natalizi che riceviamo dalla Provvidenza: grazie perché noi abbiamo bisogno di immagini su cui riposare lo sguardo, immagini che ci rappresentino la fede, la vita di Gesù Tuo figlio; grazie per l’immagine della Crocifissione, per quella della Deposizione, per la tavola della Resurrezione. Benedici i nostri occhi affinché possano vedere oltre il visibile e da questi segni sentire che c’è un viaggio da compiere nel cuore. Amen.

 

***

Se questo è un Natale per strada, un Natale in viaggio, allora bisogna acquistare un biglietto per questo viaggio e stasera abbiamo la possibilità, gratuitamente, di ricevere un biglietto per un viaggio da fiaba. Tu dove vorresti andare?, in Jamaica?, in Cile? Ecco: ognuno ha un sogno. Io per esempio ho il sogno di andare a fare un viaggio in Norvegia: lo cullo da tantissimi anni, non so neanche se mai potrò entrare nei fiordi con il battello postale… Bene, non è vero “Natale con i tuoi”, ma “Natale per strada”, “Natale in viaggio” e allora c’è un’agenzia che questa sera vi offrirà un biglietto gratis per andare nelle zone più lontane, lì dove avete sognato sempre d’andare.

 

Con te partirò

(Andrea Bocelli)

Quando sono solo
sogno all'orizzonte
e mancan le parole
sì lo so che non c'è luce
in una stanza quando manca il sole
se non ci sei tu con me, con me

su le finestre
mostra a tutti il mio cuore
che hai acceso
chiudi dentro me
la luce che
hai incontrato per strada

con te partirò
paesi che non ho mai
veduto e vissuto con te
adesso sì li vivrò
con te partirò
su navi per mari
che io lo so
no no non esistono più
con te io li vivrò

quando sei lontana
sogno all'orizzonte
e mancan le parole
e io sì lo so che sei con me, con me
tu mia luna tu sei qui con me
mio sole tu sei qui con me, con me, con me, con me

con te partirò
paesi che non ho mai
veduto e vissuto con te
adesso sì li vivrò
con te partirò
su navi per mari
che io lo so
no no non esistono più
con te io li rivivrò

con te partirò
su navi per mari
che io lo so
no no non esistono più
con te io li rivivrò
con te partirò. . .

 

Eccovi un biglietto pronto per il viaggio: è il viaggio di questo Natale ma, a differenza di quello che hai pensato, quando io ti ho detto “Adesso ti do un biglietto” e tu hai deciso dove andare, dove sognare d’andare, la destinazione di questo viaggio non la decidi tu. È un biglietto che ti viene dato e questo biglietto si chiama “fede” e in questo momento liturgico si chiama “Fede nell’evento del Natale del Signore”: tu con questo biglietto sali su un aereo senza sapere dove andrai, ti imbarchi su un transatlantico che non sai dove ti porterà, sali su un treno di cui non conosci la destinazione. Non è un giallo, ma una bellissima fiaba. Come sempre cominciamo a fare una piccola analisi del testo: “Quando sono solo sogno all'orizzonte / e mancan le parole / sì lo so che non c'è luce / in una stanza quando manca il sole / se non ci sei tu con me”. Noi siamo stati solo un sogno all’orizzonte: è l’evento della nostra nascita ed è stato anche l’evento della nascita del Signore, che ha voluto nascere come noi, senza sconti (non dovete prestar fede a quelli che dicono: Maria ha generato senza soffrire), è una nascita come le nostre per la Madre e per il Figlio. La poesia della nostra infanzia diceva: “Maria divinamente affranta… e il campanile scocca la mezzanotte santa”, quasi a dire “non ha sofferto”: esce Gesù e… le stelle… gli angeli… Ha sofferto, perché la nascita è una sofferenza. “Quando sono solo sogno all’orizzonte”: tutti siamo in qualche maniera solo “sogni all’orizzonte”, cioè promesse, possibilità. Tu puoi diventare grande, tu puoi essere uno scienziato, tu potrai diventare una grande ballerina, ma succederà? Siamo sogni all’orizzonte, come quando in una stanza buia – dice il testo qui –, dove non c’è il sole, non si vede nulla, non ci sono colori, non ci sono forme; allora è questa situazione dell’indistinto, del piatto, del tutto grigio – come diceva il filosofo – della “notte in cui tutte le vacche sono nere”. Spero che questo ricordi qualcosa a qualcuno di voi che studia Filosofia o lo ha fatto in passato, cioè la notte accomuna tutti, azzera tutto. “Quando sono solo sogno all'orizzonte e mancan le parole”, perché non sono ancora nato, perché anche se ho 20 anni, 30 o anche 50 e 70, non mi sono ancora deciso a partire, a fare questo viaggio senza ritorno, che è il viaggio della fede, ma tutto questo è perché “non ci sei tu con me”. Ma ecco che sta nascendo un amore: “Su le finestre / mostra a tutti il mio cuore / che hai acceso / chiudi dentro me / la luce che / hai incontrato per strada”. Allora lui esce di casa di corsa e si decide a partire “con te”. Ovviamente questa è una canzone d’amore e come tutte le canzoni d’amore, d’altra parte, è lei che lo sveglia alla vita, è lei che lo risveglia ai significati, è lei (o lui a seconda che stiate pensando al maschile o al femminile) che lo porta alla vita. Per questo: “Con te partirò”. È importante questo presupposto per capire l’importanza e la solennità di questo ritornello un po’ bandistico, con un ritmo incalzante, a dire che voglio partire, che ho deciso di smettere di aspettare, perché ho deciso di nascere. Cari amici, questo Natale è solo il Natale del Signore o anche il nostro?, cioè dobbiamo solo cantare “Tu scendi dalle stelle” e poi tutto finisce lì a scambiarci gli auguri, i doni, o siamo chiamati in questo Natale a nascere anche noi? O a rinascere? O a nascere per la prima volta? Perché anche se hai 20 anni, o 30, o 40, non sei ancora nato, perché non sei ancora partito, perché ti tieni ancora alle sicurezze, perché hai paura di uscire per strada, hai paura di imbarcarti in questa avventura del Vangelo, hai paura di lasciarti coinvolgere da questo ritmo incalzante “Con te partirò”. E dove vanno questi due?, e dove andiamo noi con Gesù? È chiaro che nella lettura spirituale non faccio il commento alla canzone d’amore. “Con te partirò / paesi che non ho mai / veduto e vissuto con te / adesso sì li vivrò”: andrò dove non sono mai andato, farò cose che non ho mai fatto. Questo è l’augurio che vi sto formulando: che questo Natale sia un Natale esplosivo, che vi stani, vi tiri fuori dalle tombe dove vi state rinchiudendo, come il baco da seta nel suo bozzolo, vi faccia uscire a dire: ma sono giovane!, ho delle potenzialità!, la vita è bella!, ci sono delle cose da vedere!, ci sono dei luoghi da visitare! C’è da lasciarmi prendere per mano perché “sono cieco”... Questa canzone ha effetto perché Bocelli è un non-vedente, come si dice con un eufemismo. Allora ci chiediamo: ma questi paesi che non ha mai visto, poi li vedrà veramente visto che non ci vede? L’amore lo condurrà su queste strade a vedere meglio di quanto non vediamo noi: “Adesso sì, li vedrò - e poi, attenti, sembra contraddittorio - con te partirò / su navi per mari / che io lo so / non esistono più / ma con te io li vivrò”. Alcuni magari staranno pensando “Ma il Vescovo come sempre farnetica in questi incontri giovani” oppure vi vedranno partire e … “Ma questi sono illusi!, perché questi paesi non esistono più!, questi valori non ci sono più!, questo amore è solo nei romanzi: la vita è dura, la realtà non ha tutta questa poesia!”. Invece “Sì, con te io li rivivrò questi mondi che sembrano non esistere più”. Cari giovani, mi rivolgo in particolare a voi: se questi mondi non esistono è colpa vostra, perché non li sapete far esistere. Ci sono dei mondi che nascono con noi o dei mondi che non nascono mai, abortiti per sempre, perché tu non sei partito, perché tu non hai detto sì, perché tu non ti sei imbarcato. Vogliamo credere che questo Natale ci condurrà verso mondi nuovi che magari gli altri ritengono d’altri tempi? Mi riferisco ai valori del Vangelo, mi riferisco all’amore con la “a maiuscola”, mi riferisco alla fraternità, mi riferisco all’accoglienza anche dei diversi (parlavo prima degli stranieri). Questi mondi non esistono perché tu chiudi gli occhi, perché tu non ti arruoli, perché tu non ti lasci prendere da questo ritmo incalzante e decidi di partire. Questo Natale potrebbe essere decisivo perché io mi risolva, cioè mi decida per Gesù, che il viaggio lo ha compiuto inabissandosi nella storia e mi decida per far risorgere mondi che dipendono dal mio sì. Parto, ok, ci sto, seguo questa utopia che il Vescovo mi sta disegnando, voglio rischiare, perché il viaggio è un rischio: chi non sa rischiare non viaggia. Ci fermiamo: Bruno ci fa un sottofondo, perché la tensione si è fatta forte. Decidetevi: “Ma sì…”. Ricordo tanti anni fa, un giovane animatore, rispetto ad una storia d’amore era stato sempre piuttosto restio, benché non fosse più un adolescente e quando mi confidava questa cosa diceva, alla fine: “Ma sì… Ma sì! Mi butto!”. Questo vorrei trasmettervi come voglia di questo Natale che non deve abortire, che non deve farci ritrovare il 26 Dicembre tristissimi, il primo, il due gennaio in depressione, il 7 a scuola, all’università con i problemi di sempre. Chiediamo al Signore in questo istante: “Se tu sei partito, se tu hai lasciato la tranquillità, per venire in questo caos che è il mondo, aiutami a fare altrettanto, a venirti dietro. Con te partirò”.

 

***

Questa musica un po’ nostalgica sembra dire: “Non partire”. Si chiama Recuerdos de la Alhambra di Tárrega. Invece ricordatevi che i ricordi li posseggono solo quelli che partono, non quelli che restano: chi parte può conservare un ricordo, può avere un’immagine di una terra come questo autore che ricorda Alhambra. Adesso vi ripropongo il tema “Con te partirò” con una coreografia non fatta da me, state tranquilli. Ho incaricato un mio figlio sacerdote (si chiama Don Gennaro) con alcuni giovani della sua parrocchia, di offrirci una coreografia su questo canto.

 

***

A volte un’emozione può essere trasmessa anche con la danza e questa danza è preghiera. La ballerina che ha cominciato dall’altare è colei che invita, quindi nel caso nostro è Gesù che viene a portar fuori – ricordate il mito delle caverne? – questi uomini che ancora stanno a guardare le ombre e non sanno cos’è il sole. Fuori c’è il sole. Quindi viene a portare fuori questo popolo di perduti, di standardizzati, di ghettizzati dalle loro caverne: va per prendere questo popolo, quest’uomo che sta nascosto nelle grotte e lo attira. Ovviamente questo ha chiesto e chiede ancora oggi una dinamica d’amore. Perché il Natale? Per amore! E l’amore genera amore. E allora chi va, poi attira e alla fine questo gruppo (immagine dell’umanità) va dietro al Maestro e si decide a partire. Cari fratelli, è questo Natale. Mi dispiace per Ungaretti, per la poesia che io amo, dove dice: “Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade…”. Non è questo Natale: non è il Natale del focolare, non è il Natale delle capriole di fumo, non è il Natale del pranzo, non è il Natale del “Tu scendi dalle stelle” come esperienza intimistica, ma il Natale (Natale del Signore) è una chiamata alla sequela e quindi la voglia di cominciare un viaggio. È per questo che adesso ci mettiamo in piedi e con la nenia, dopo “Tu scendi dalle stelle”, più conosciuta, “Astro del ciel”, ci decidiamo a partire. Luce dona alle menti, infondi forza ai nostri cuori perché siano all’altezza del compito che ci affidi e il compito è grande: è diventare Dio. Dio si fa uomo (ce lo ricordano i padri antichi) perché l’uomo torni a diventare Dio, creato a Sua immagine. Ma l’immagine deturpata adesso deve essere restaurata e perché questo possa accadere c’è bisogno di intraprendere un viaggio.



Astro del ciel

 

Astro del Ciel, pargol divin,

Mite agnello, Redentor,

Tu che i vati da lungi sognar,

Tu che angeliche voci annunziar,

luce dona alle menti,

pace infondi nei cuor! (2)

 

Astro del Ciel, pargol divin,

Mite agnello, Redentor,

Tu di stirpe regale decor,

Tu virgineo, mistico fior,

luce dona alle menti,

pace infondi nei cuor! (2)

 

 

 

Aiutaci, Signore, ad andare al di là delle forme, delle emozioni del Natale, per aderire al nucleo del messaggio. Rendici certi della Tua presenza di Salvatore, ancora oggi in mezzo a noi, e dacci una mano per uscire fuori dal nostro essere statue, per diventare uomini e donne. Infondi in noi la tua Grazia in questa celebrazione liturgica, perché ci innamoriamo di Te e iniziamo il santo viaggio. Come dice il salmista: “Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio”.

 

Astro del Ciel, pargol divin,

Mite agnello, Redentor,

Tu disceso a scontare l'error,

Tu sol nato a parlare d'amor,

luce dona alle menti,

pace infondi nei cuor! (2)

 

Prima di concludere e darvi la benedizione, c’è l’appuntamento del mese di Gennaio, il 30. Per chi lo voglia, il 21 e il 22 Gennaio all’Auditorium, la nostra Diocesi organizza una “due-sere” alle ore 19:00 su Don Lorenzo Milani, un prete un po’ strano, un po’ rivoluzionario, un po’ scomodo, ma affascinante del Novecento della storia italiana. Ci sarà una sera in cui parla il Vescovo e la sera dopo ci sarà un attore che farà un monologo sui testi di Don Lorenzo Milani. “Buon Natale” dunque è “Buon viaggio”. Spero che tanti di voi, il mese prossimo, non ci siano: “Non vedo Pasquale, Nicola, Antonietta”. “Sono partiti, Eccellenza!”(non con la testa, eh?), cioè hanno preso sul serio il Natale e hanno iniziato un viaggio, il viaggio della vita, il viaggio che è Natale. Ci teniamo per mano e diciamo insieme:

 

Padre nostro…

 

Benedizione del Vescovo

 

Concludiamo con “Con te partirò” con la coreografia. Alla fine ci sono 300 piccoli presepi pronti, ma attenti, saranno serviti innanzi tutto ai giovani. In fondo alla Chiesa alcuni sacerdoti ve li daranno, perché ognuno nella sua stanza deve avere un presepe. Poi se dovessero rimanere, allora ce ne sono anche per gli adulti: diamo la precedenza ai giovani.    

 

***

Grazie ai giovani della Parrocchia di Ponte Persica; grazie a Don Gennaro che è il loro coreografo, oltre che il loro parroco. Buon viaggio! Buon Natale!

 

 

Il testo, tratto direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto dall’autore.