PREGHIERA-GIOVANI
guidata da
S.
E. MONS. ARTURO AIELLO
Voglia
di vivere:
“I am OK!”
Chiesa Cattedrale
Teano, 24 Aprile 2009
~
Aggiorniamoci sulla
lunghezza d’onda: ricordiamoci perché siamo qui, dove siamo, cosa vogliamo
fare, perché sono venuto all’Incontro-Giovani. Ho bisogno di riscaldare
Ringraziamo il Signore per essere
qui. Come vi avrò già detto l’anno scorso,
Faccio una piccola premessa alla lettura che ascolterete.
È una lettera di Paolo a un suo discepolo, Timòteo.
Innanzi tutto è bello questo brano di lettera perché è umano. Dice di un padre
e di un figlio - non solo - ma rispetto a questo figlio, il “padre” Paolo si
ricorda delle lacrime, la nostalgia di lui, vorrebbe rivederlo e poi fa memoria
di sua nonna, di sua mamma, quindi delle radici di Timòteo. Poi gli affida un compito: quello di trasmettere
la gioia pasquale e lo fa dal carcere. Questo è importante: è una lettera dal
carcere. Voi vi aspettereste una lettera piena di lacrime, triste, e invece
Paolo si gloria delle difficoltà che sta affrontando e utilizza un’espressione
che poi riprenderemo: “Io so a chi ho dato fiducia”. Questa parola (fiducia),
anche se non la troverete nella traduzione (la nostra traduzione dice: “So in
chi ho creduto”), è una parola chiave della Pasqua. Facciamo difficoltà a
sorridere: si dice che per il sorriso non so quanti muscoli facciali siano in
movimento, invece per piangere bastano le lacrime che scendono, si può anche
restare fermi, impietriti. Invece per il sorriso si mettono in moto una serie
indefinita di muscoli facciali. La difficoltà sta anche in un’esperienza umana
che è quella della fiducia: ci sono delle persone tra voi, giovani depressi o
in odore di depressione, che davanti al primo ostacolo si fermano, che quando
non va bene l’esame o la ragazza li lascia sono capaci di suicidarsi. Ce ne
sono altri invece con una grinta… Gli psicologi hanno tradotto in
un’espressione sintetica che conoscete, che è nel titolo della Preghiera di
stasera, il modo con cui si esprime un senso positivo di sé: “I am OK”. “I
am OK” è l’espressione che dice che una persona
avverte una positività. Pensate a dirvelo: significa che io sono consapevole
dei doni ricevuti, non sono uno sprovveduto, ho una base umana, soprattutto di
affetti, solida. “I am OK” è
di queste persone che riescono a fare tanto nella vita e – questo è il segreto
- che hanno ricevuto fiducia, cioè sono persone ottimiste, perché hanno avuto
una madre che cantava quando loro erano bambini, hanno incontrato degli
insegnanti che anziché penalizzarli (“Sempre tu! Non capisci niente!”), hanno
detto: “Bravo!” (fra voi c’è qualche insegnante sicuramente, ne vedo alcune).
Ci sono delle frasi assassine e ci sono delle frasi che fanno nascere delle
persone; “Bravo!” è una espressione che libera una
positività nella persona; “Sciagurato! Non capisci niente! Sei sempre tu! Sei
una frana!” sono espressioni assassine. Allora “I am OK” è l’indole positiva che certamente ha Paolo e che
Paolo ha trasmesso anche a Timòteo, perché Paolo, per
affrontare tutti i viaggi, tutte le difficoltà che hanno contraddistinto la sua
vita – sapete che stiamo nell’Anno Paolino che ormai volge al termine – doveva
avere una personalità forte. Adesso la personalità forte è frutto di un proprio
impegno, ma è anche frutto di persone che ci hanno messo la mano sulla spalla e
hanno detto: “Non ti preoccupare, va’ avanti. Tu ce la puoi fare”. “I am OK” è Paolo. “I am OK” è Paolo che educa un suo
discepolo ad avere questa visione positiva. Allora, attenti a quelli fra voi
che dicono: “No, ma io non sono ‘I am
OK’. Io sono un perdente, io appartengo - per dirla col Verga (non so se mai vi siete imbattuti in questo
signore) - al “ciclo dei vinti”, io sono uno che fa al massimo il gregario, ma
non posso essere il presidente, non posso essere il sindaco, non posso essere
un leader”. Quelli fra voi che stanno pensando questo, devono ricredersi,
perché ciascuno di voi, dopo un tragitto, anche di fede, può dire “I am OK”. “I
am OK” è il frutto della Pasqua, cioè ogni cristiano
potrebbe dire “I am OK”, anche se sei uno scalognato,
anche se tutte le disgrazie arrivano su di te, anche se ti senti perseguitato,
perché
Dalla seconda Lettera di San Paolo apostolo a Timòteo (2 Tm 1, 1-14)
1 Paolo, apostolo di Cristo Gesù
per volontà di Dio, per annunziare la promessa della vita in Cristo Gesù, 2 al diletto
figlio Timòteo: grazia,
misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro. 3 Ringrazio
Dio, che io servo con coscienza pura come i miei antenati, ricordandomi sempre
di te nelle mie preghiere, notte e giorno;
Che ne dite: Mario che ha letto,
è uno che dice “I am OK” o è
un depresso? Era un po’ emozionato, ma io lo conosco e devo dirvi che Mario ha
una buona grinta, è uno di quelli “I am OK”. Mentre leggeva, mi sono ricordato che ero da pochi
mesi qui (avevo appena conosciuto qualcuno) e passeggiavo dicendo rosari a
Roccamonfina. Si ferma un ciclista che io non conosco ovviamente e…
“Eccellenza!”. Chi è? Chi mi ha riconosciuto in questo deserto? Era lui: si è
tolto gli occhiali e ho conosciuto Mario che da Piccilli in bicicletta era
arrivato a Roccamonfina. Ci vuole grinta, sapete, per andare in bicicletta: in
auto sappiamo andarci tutti. Mario è iscritto a Ingegneria, si alza presto la
mattina, alle sei, per seguire i corsi, torna tardi, fa l’educatore ACR a
Piccilli. Poi qualche Preghiera fa è venuto a dirmi: “Eccellenza, vi presento
la mia ragazza”. Questo avveniva dopo che era venuto a
raccontarmi qualche pena d’amore (ma al Vescovo si vanno a raccontare anche le pene d’amore? Ohibò! Un
Vescovo è un padre e quindi…). Scusami, Mario, se ti ho tirato in ballo, ma non
ho detto niente di segreto, l’ho detto per dirvi: Mario è uno “I am OK”. Io avrei letto, Mario,
soltanto questa espressione con maggiore grinta, ma
credo che sia dovuto all’emozione: Dio infatti
non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza.
Non vergognarti… A volte pensiamo che un giovane cristiano o anche un
adulto cristiano debba essere il fantozzi
della situazione. Il fantozzi è il timido per
eccellenza, il timido imbranato, impacciato, che non sa parlare, che va in
vacanza e ha la nuvoletta, e quindi piove sulla sua auto (solo sulla sua). A volte pensiamo ad un credente così e invece no: Dio non ci ha dato uno Spirito di timidezza,
ma di forza ed è su questa forza che io vorrei portarvi a riflettere,
stasera, come dono della Pasqua;
"Dare to live"
di Andrea Bocelli e
Laura Pausini
Try looking at tomorrow not yesterday
And all the things you left behind
All those tender words you did not say
The gentle touch you couldn't find
In these days of nameless faces
There is no one truth but only pieces
My life is all i have to give
Dare to live until the very last
Dare to live forget about the past
Dare to live giving something of yourself to others
Even when it seems there's nothing more left to give
Ma se tu vedessi l'uomo
Davanti al tuo portone
Che dorme avvolto in un cartone,
Se tu ascoltassi il mondo una
mattina
Senza il rumore della pioggia,
Tu che puoi
creare con la tua voce,
Tu, pensi i pensieri della
gente,
Poi, di Dio c'e solo Dio.
Vivere, nessuno mai ce l'ha insegnato,
Vivere, non si può vivere senza passato,
Vivere è bello anche se non l'hai chiesto mai,
Una canzone ci sarà, qualcuno che la canterà
Dare to live searching for the ones you
love
(Perché, perché, perché, perché non vivi questa sera?)
Dare to live no one but we all
(Perché, perché, perché, perché non vivi ora?)
Dare to live until the very last
(Perché, perché, perché la vita non è vita)
Your life is all you have
to give (Perché)
non l'hai vissuta
Vivere!
Dare to live until the very last
(Perché, perché, perché Ia vita non è vita)
Your life is all you have to give (Perché)
non l'hai vissuta
I
Say dare to live
Dare to live
Quando scelgo una canzone faccio riferimento a due cose (vi svelo un segreto): il testo innanzi tutto, ma poi anche l’orditura musicale, perché ci sono delle canzoni con testi bellissimi ma che non trasmettono adrenalina e ci sono belle musiche ma con testi banalissimi. Bisogna trovare - ed è anche il caso di stasera (almeno spero che mi diate ragione) - un testo interessante, un testo letterario, ma poi espresso da voci, ma anche con una melodia, con un’orditura musicale che trasmetta il senso delle parole. Per esempio, qualcuno di voi, per quanto abbiamo messo una traduzione non proprio letterale, anche se semplicemente sente, dice “Non ho capito niente della parte della Pausini”, ma c’è qualcosa che si trasmette anche semplicemente nell’ascolto. Cosa dice questa donna? Cosa dice la melodia? Dice voglia di vivere. Questo è un canto alla vita come dovrebbero cantarli i cristiani. Forse vi ho già citato qualche volta Nietzsche, il filosofo ateo che dice ai cristiani: sì, mi convertirò, ma cantatemi bei canti. “Dovreste cantarmi canti migliori” diceva Nietzsche e aveva ragione, perché i cristiani sono sempre piagnucolosi, sempre brutti: siamo “L’armata di Brancaleone”… Magari un bel giovane non può essere cristiano, una bellissima ragazza non può essere cristiana: “Quella è una bella ragazza, quello è un vip non può essere cristiano!”. “Dovreste cantarmi canti migliori”, cioè dovreste cantarmi la vita e allora mi convertirò. Purtroppo Nietzsche non aveva trovato chi gli cantasse, alla Laura Pausini, questa voglia di vivere per dire: questa è la nostra fede. Allora guardiamo brevemente il testo, ovviamente guardo la traduzione. Bisogna guardare avanti: tomorrow o yesterday? È vero che c’è la canzone dei Beatles che ha segnato la nostra generazione e anche la vostra, ma guardiamo avanti o ieri, il passato? E poi: tutte le cose che hai lasciato, le parole dolci che non hai detto, i gesti gentili che non hai posto, in questi giorni ancora senza nome che sono i vostri giorni: che farà questo giovane?, che farà Mario nella vita?, che farà Antonio?, si laureeranno?, riusciranno? I vostri sono giorni ancora senza nome, cioè una vita ancora tutta da dipingere. In questi giorni, che sono i vostri, “giorni senza nome”, dice: non c’è una verità, dammi una soluzione: “Eccellenza, datemi una soluzione: vado a casa e faccio quello che dite voi”. Sarebbe facile! Ognuno di noi deve sudare per cercarla questa verità. Sappiamo che questa verità è Gesù, ma poi va riedita tante volte, puntualmente, e allora non c’è una verità, ma solo ciò che puoi dare della tua vita. In effetti è il contrario di quello che fate, cioè prendere la paghetta… “Hai stirato la camicia?, è tutto pronto?”. E i genitori che fanno gli schiavetti: pare che voi dobbiate solo ricevere. Invece qui il testo dice non c’è una verità in questi giorni senza nome, che sono la tua giovinezza, ma c’è una cosa che puoi fare: puoi dare. E voi dite: ma che cosa? La risposta la troviamo qui: dare (sempre nella parte in inglese) anche se resti con le mani vuote. Ho tradotto io, questo è il senso, cioè non dare un’elemosina, dare quello che non mi serve. Spesso fanno così: facciamo la raccolta per i poveri! E allora la gente apre gli armadi, tira fuori i vestiti fuori moda, quelli che non servono. Magari quelli che fanno la raccolta, fanno due cose buone: aiutano i poveri e poi aiutano anche i ricchi a togliersi tutto quello che è inutile. Ma non serve così, cioè se tu dai tutto quello che non ti serve, tu non hai dato niente. Bisogna dare del proprio, bisogna dare – qui dice - anche restando a mani vuote. Quindi la voglia di vivere la si sperimenta e la si celebra non in questo lamento: non sono stato amato, ho ricevuto delle ingiustizie nella mia infanzia, sono stata violentata, etc… tutte cose che appartengono purtroppo ai nostri ricordi, ma la voglia di vivere la si celebra nel momento in cui io dico: nonostante tutto quello che è accaduto, io voglio dare. Questo è il messaggio della prima parte della canzone. Poi interviene Bocelli, non vedente: ma se tu vedessi (guardati un po’ intorno, ci sono delle povertà), se tu ascoltassi il mondo una mattina / senza il rumore della pioggia. Lo so che è difficile in questi giorni, perché è una vita che piove! Starete pensando: come si fa ad ascoltare una mattina senza il rumore della pioggia? Da quando abbiamo cantato quel benedetto “Danza, danza, pioverà!”, ha piovuto tutto l’inverno e tutta la primavera: l’anno prossimo troveremo un’altra canzone per aprire la stagione.
Ascolta quello che c’è intorno a te. E poi dice: Vivere, nessuno mai ce l'ha insegnato. È vero! Ma qualcuno vi ha mai insegnato a vivere? Facciamo lezione di vita: cos’è la vita?, come si vive? C’è un’espressione napoletana bellissima (imparare a “campare”): chesta non sape campa’! Sì, è anche un professore universitario, è anche un cervellone, è anche un riccone, ma non sa vivere, cioè non sa l’ABC della vita. A volte i nostri genitori, non ci hanno dato questo, non ci hanno insegnato l’arte di vivere, non le cose, non le nozioni… Anche a scuola, tante ore di studio, tante ore di lezioni ma nessuno dice: “Adesso vi dico la vita”. Cos’è?, che finalità ha?, come si vive? e come utilizzarla al meglio? Qui dice: fino all’ultimo istante (very last), fino all’ultimo momento, perché la mia vita può avere un risvolto meraviglioso anche nell’ultimo istante della mia esistenza: magari sto a piangere e diventerò un grande. Chiediamo al Signore stasera questa lezione sulla vita: insegnami come si vive, come vivere bene e come vivere nella gioia senza stare a piagnucolare (Non ho dato questo, non ho detto questa parola…). Allora mi chiedo: io sono sullo yesterday o sono sul tomorrow? Tu stai guardando indietro o sei uno che guarda avanti? Uno che dice “I am OK”, che affronta la giornata, costi quel che costi, anche se sto in carcere come Paolo? Riascoltiamo.
"Dare to
live"
di Andrea Bocelli e Laura
Pausini
***
Questo è un luogo dove si insegna
a vivere: abbiamo sempre pensato alle nostre chiese come luoghi funerei,
funebri, tristi, ma c’è una vita che pulsa (penso all’Eucaristia che
conserviamo nelle nostre chiese dove c’è una lampada anche di notte). Nelle
chiese c’è la vita e le parrocchie devono tornare a insegnare l’arte di vivere.
Andate dal vostro parroco: “Parroco, dimmi: come si vive?
Dimmi… Insegnami a vivere, nessuno me lo ha mai insegnato”. Vivere - dice ancora il ritornello - non si può vivere senza passato.
Certamente non dobbiamo dimenticare “yesterday” anche se siamo protesi verso il “tomorrow”,
verso il domani. Questa è un’altra tentazione: tagliare, pensando che siamo i
primi, mentre invece c’è stata una storia prima di noi che ci appartiene,
dolorosa, bella, la storia dei nostri genitori, la storia dei nonni, dei
bisnonni, la storia di Teano, di Mignano o di Pastorano, cinquant’anni fa, cent’anni fa, quando ancora tu non c’eri. Non si può vivere
senza passato. E poi dice: vivere anche se non
l’hai chiesto mai; una parola terribile, questa, ma che a volte sento
soprattutto sulla bocca degli adolescenti. Gli adolescenti - non parlo di voi
già diciottenni, diciannovenni ma dei quindicenni,
quattordicenni - sono a volte di una crudeltà così forte da dire ai genitori:
“Ma perché mi hai fatto nascere?”. Vivere
anche se non l’hai chiesto mai perché la vita è un dono. Perché noi stiamo
qui stasera? Perché due persone, i nostri genitori, si sono giocati tutto per
noi, hanno dato tutto. Vivere è dare agli altri - dice la parte in inglese - è
dare, è donare, anche quello che per te è essenziale, addirittura anche quello
che non hai, barando. Allora anche se non lo hai chiesto, tu sei qui. E perché non vivi stasera? - dice nel
duetto tra l’uomo e la donna, tra
L’ultima annotazione è la scelta che dobbiamo fare in questo momento: I will say no (I will say yes), cioè cosa vuoi dire, alla fine, rispetto a questo progetto, a questa lezione di vita che viene dalla Pasqua? Puoi dire no: “No, il Vescovo come sempre ha tirato fuori dal cilindro le sue cose, ci ha fatto un po’ volare, poi torniamo fuori nelle nostre precarietà, nelle nostre famiglie, nelle nostre parrocchie... No, io dico no”. Ma spero che ci sia qualcuno fra voi che dica: “Io dico sì”, cioè io ci credo, voglio mettermi in questa sintonia, in questa novità pasquale dove so a chi ho dato fiducia. Questo sarà anche lo slogan della giornata per la preghiera per le vocazioni tra 15 giorni. Io so a chi ho dato fiducia, cioè ho posto la mia fiducia nel Signore e quindi in pace mi corico e subito mi addormento (Salmo 4) e si addormentano solo quelli che hanno posto la loro fiducia al sicuro. Paolo dice - lo avete ascoltato – “il mio deposito”, cioè è la vita di Paolo che sta depositata in Dio, quindi lui sta tranquillo e, benché carcerato, dice a Timoteo: “Coraggio, fa’ anche tu così, esponiti, dai anche quello che non hai, non ti limitare, non tenere per te”. Quello che tieni per te lo perdi. Quello che dai lo riavrai. Noi possediamo, cari giovani, solo quello che diamo.
"Dare to
live"
di Andrea Bocelli e Laura
Pausini
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Prima di concludere alcune note organizzative per questo nostro “fare i rivoluzionari”, perché io ho sempre questa idea: quando ci riuniamo qui, facciamo come un incontro di carboneria, mettiamo le “bombe di bene” nel cuore delle persone, facciamo esplodere certe situazioni. Innanzi tutto, quelli che erano presenti alla Messa Crismale, mercoledì, già lo sanno, ma lo diciamo per tutti: il 14 maggio Vitaliano è ordinato presbitero. È uno che dà anche quello che non ha e in questi “giorni senza nome” (la sua giovinezza) offre tutto quello che ha: il suo passato, il suo presente, il suo futuro… Quindi siamo invitati per quella sera. Per questo il prossimo Incontro lo faremo come preghiera della vigilia, quindi il 13 (come vedete sul vostro foglietto) alle ore 21:00 qui in Cattedrale. Questa sera vi sarà ridistribuito Ghibli: ringraziamo, non l’ho mai fatto pubblicamente, questo gruppo di rivoluzionari che riescono a mettere su questo foglio volante, fatto dai giovani per i giovani, di notizie che rimbalzano e di riflessioni che vanno da una parrocchia all’altra. C’è un luogo, un appuntamento dove imparare a vivere, ma so già che risponderanno fra voi forse 4, 5, 10 persone, ma non fa niente (i rivoluzionari come me vanno anche con un piccolo gruppo di rivoluzionari). Mi riferisco agli Esercizi Spirituali ad Avezzano, 4-7 Maggio. Chi fra voi stasera dice: “Ma a me nessuno ha mai insegnato a vivere”, venga. Bartolomeo potrebbe dire là in fondo: “Io l’anno scorso qualcosa ho imparato ad Avezzano” e quelli che hanno già fatto gli Esercizi mi dicono: “Vogliamo tornare!”. Ed io ho detto: “No, mi dispiace. Quest’anno diamo spazio solo a chi non l’abbia mai fatto”. Io vi augurerei una volta nella vita di fare questa esperienza: una volta, non bisogna ripeterla a iosa. Quindi se c’è qualcuno che, mosso a compassione da questo avviso, vuole unirsi al drappello, si riferisca a Dolores, a Carmen, a don Liberato, a chi volete, per dare il proprio assenso. Poi c’è un’altra iniziativa di ordine culturale di cui avrete sentito menzione su Presenza ed è una rassegna teatrale che è organizzata qui da noi a Teano. Sono quattro spettacoli teatrali a partire dall’11 Maggio: c’è nientemeno che “In nome della madre” di Erri de Luca, rappresentato. Ovviamente per questo ci sarà bisogno di un piccolo abbonamento, quasi simbolico, di 20 euro per chi lo volesse. Non sono ancora disponibili per la verità, saranno a disposizione in alcuni punti della Diocesi e certamente nell’ufficio della Pro Loco qui sul corso. Ho ricordato tutto? Ho dimenticato qualcosa? Ecco, benvenuti - quello è un gruppo di rivoluzionari – a quelli che vengono da Ischia e fanno questo tragitto: per me sono dei rivoluzionari. Metteranno una bomba da qualche parte sulla loro isola perché, vedete, non si può spiegare che questi fanno tutto questo tragitto e adesso si mettono in macchina, poi sul battello, poi arrivano al porto, poi devono risalire a Panza che non si trova giù, ma verso il monte Epomeo e Dio sa quando arriveranno. Io dico di nuovo “bravo” a Francesco e agli altri perché dicono: lì a Teano stanno organizzando una rivoluzione e vogliamo partecipare. Chiara mi ricorda che domani c’è una giornata regionale ad Aversa: si va in pullman, si incontrano giovani di tutta la regione; se qualcuno vuole occupare qualche posto ancora libero può farlo. Do il benvenuto anche a Peter che è venuto a sentire cosa si sta bruciando a Teano. Ci mettiamo in piedi, ci teniamo per mano e diciamo insieme: Padre nostro…
Benedizione del Vescovo
Andate in pace e in guerra dopo aver ricevuto questa botta di vita che è la preghiera. Adesso concludiamo con il canto che spero abbia l’anima di quello che ho detto.
Canto: Resurrezione
Dimenticavo di dirvi che domenica
le quattro parrocchie di Calvi superano tutta
***
Il testo, tratto direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto
dall’autore.