GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2009

“Vangelo senza confini”

Veglia di preghiera

Roccamonfina, 24 ottobre

Santuario dei Lattani

 

LETTURE

At 10, 24.34-38.44-48

Mt 28, 16-20

 

Intervento di S.E. Rev.ma Arturo Aiello

 

“Vangelo senza confini” significa che il Vangelo, innanzi tutto, non ha confini geografici, come abbiamo appena ascoltato nella consegna, da parte di Gesù ai discepoli, dell’imperativo ad evangelizzare. Ma la lettura di un Vangelo senza confini geografici è ancora superficiale, perché poi c’è una Vangelo senza confini di tempo, cioè non esiste un tempo, una stagione storica, anche quelle che seguiranno alla nostra, che non possano essere fecondati dal Vangelo. Quindi, il Vangelo in ogni luogo, il Vangelo in ogni tempo. Ma “Vangelo senza confini” ha un terzo significato che riguarda le culture, perché oltre la geografia, c’è anche la storia e la storia dei popoli che è un evolversi di culture. Il Vangelo può parlare ad ogni cultura, ad ogni stagione della vita dell’uomo, ad ogni latitudine e longitudine e, quindi, ha cittadinanza sempre e dovunque. Ovviamente, ha cittadinanza anche nel territorio della nostra Diocesi di Teano-Calvi che è qui riunita in preghiera: è una preghiera efficace, siamo più di due, quindi bastiamo a fare la Chiesa. Inoltre c’è il Vescovo e – senza presunzione – dove è il Vescovo, là è la Chiesa. Preghiamo perché questa percezione di extraterritorialità del Vangelo possa essere raccolta innanzi tutto da noi qui, perché ci sono delle difficoltà ad accogliere il Vangelo ritenuto ormai tramontato, muto (magari a causa nostra), ritenuto non alla moda, non rispondente agli interrogativi dell’uomo d’oggi. Invece, il Vangelo è senza confini.

La nostra Diocesi è reduce da un pellegrinaggio in Turchia, con grande sacrificio per il Vescovo che non ama camminare e girare, ma una cosa l’ho raccolta drammaticamente e la consegno ai pochi eletti di stasera: una regione attraversata da Paolo in lungo e in largo (noi abbiamo iniziato il pellegrinaggio da Tarso e abbiamo concluso a Istanbul), ora nel silenzio… E non solo silenzio di canti, di fede, di celebrazione, ma silenzio di chiese morte - la cosa più dolorosa che ha contraddistinto il nostro pellegrinaggio - perché a Tarso ci hanno permesso di celebrare, dopo aver presentato domanda per tempo, in una chiesa che è un museo.

Abbiamo percorso la Cappadocia, che era un luogo dove il monachesimo aveva trovato una larga eco (forse avrete sentito parlare dei Padri Cappadoci); per non parlare delle sette chiese dell’Apocalisse: morte.

Efeso (la Chiesa di Efeso fondata da Paolo, a cui Paolo ha scritto): un sito archeologico meraviglioso, pietre… La chiesa del Concilio con ancora il perimetro: demolita… Delle sette chiese del Libro dell’Apocalisse è ancora viva solo Smirne (Laodicea, Pergamo… sono ormai siti archeologici).

Per finire, a Istanbul ho pensato al grande Vescovo Grisostomo (“Bocca d’oro”) che parlava nella sontuosa Cattedrale di Santa Sofia, oggi museo. Anche queste pietre che vi riporto non debbono scoraggiarci, ma certamente metterci in guardia: diventerà un sito archeologico anche la Chiesa di Teano-Calvi? È possibile. Ovviamente, una Chiesa smette di vivere quando smette di annunciare, quando smette di pregare, quando smette di celebrare i Sacramenti, quando smette di testimoniare la carità. La nostra non è ancora una Chiesa moribonda, ma quelle chiese morte sono per noi un richiamo costante, a dire: conservate la fede, perché la fede è un patrimonio preziosissimo che può andare perduto. Ma lascio la parola a Suor Paola che parlerà a questo piccolo gruppo, a questa piccola cellula. Magari, Suor Paola, quello che dirai sortirà un effetto più grande se avessi parlato a Basilica affollata.

 

Testimonianza di Suor Paola del PIME

 

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Il testo, tratto dalla registrazione, non è stato rivisto dall’autore.