GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2008

 

Veglia di preghiera

“Guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1 Cor 9,16)

Chiesa Ss. Cosma e Damiano

Vairano Scalo, 18 ottobre 2008

 

Omelia di S. E. Mons. Arturo Aiello

 

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Cari fratelli e sorelle,

 

questa Veglia Diocesana ci prepara, prepara il cuore, la mente e anche le comunità parrocchiali alla celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale, appuntamento di grazia dove la Chiesa riscopre la sua identità, e la sua identità è essere missionaria. La Chiesa - è stato detto - o è missionaria, o non è, cioè non esiste. Non esiste una Chiesa che non sia presa dall’ansia di annunciare il Vangelo, di raggiungere i lontani - e oggi i lontani sono in tanti, anche tra noi -, che non senta il pungolo di condividere la ricchezza che Ella possiede, cioè la Parola di Dio, con altri. È il senso della richiesta che abbiamo ascoltato all’inizio del Vangelo, che è rivolta a Filippo: “Vogliamo vedere Gesù”. Magari oggi questa richiesta non la ascoltiamo così chiara, così diretta. Non troverete o troverete difficilmente, anche nelle vostre parrocchie, nella nostra comunità diocesana, nella nostra cultura, delle persone che vi accostano, chiedendovi: “Fammi vedere Gesù. Parlami di Gesù”. Ma anche se questa domanda, questa richiesta non è esplicita, è implicita, c’è tanta voglia di felicità che attraversa non solo il mondo giovanile, ma l’intera umanità. Tutti vogliono essere felici, ma non sanno come, e s’industriano a modo loro, spesso sposando, scegliendo, una grande infelicità. Esiste una sola grande felicità: quella di rinunciare alla propria visuale, alla propria libertà, consegnandosi interamente al Signore Gesù. Noi, questo, lo crediamo fermamente e nella misura in cui noi lo crediamo, dobbiamo anche contagiare altri di questa santa malattia che abbiamo ricevuto il giorno del Battesimo. Alla fine del Vangelo, che Vitaliano ha proclamato, Gesù dice: “Quando sarò innalzato da terra - è un Vangelo che prepara alla Passione - attirerò tutti a me”. Gesù in croce è diventato il centro dell’universo, il centro del mondo. E ciascuno di noi, anche tu, se vuoi avere il centro, non puoi prescindere dal centro della storia che è il Signore Gesù. Allora capite come il diffondere il Vangelo, il ministero della predicazione che anche svolgono i catechisti nelle nostre parrocchie, i laici, i genitori con i figli, è un aiutare gli altri ad essere felici, riscoprendone il centro, perché se tu non hai un centro di gravità permanente - diceva una canzone di un po’ di anni fa - tu rischi di girare a vuoto. Allora, la domanda che il Vescovo vi fa stasera: tu ce l’hai un centro?, un centro così importante da affasciare, da far girare armoniosamente tutti gli aspetti della tua vita? Questa sera, sia pur brevemente, io vi annuncio Gesù centro del mondo e centro della storia e delle nostre vite, indicandovelo con tre aggettivi che ce lo fanno comparire innanzi in tutta la sua avvenenza ed urgenza. Innanzi tutto è un centro significativo. Voi alla mia domanda – se mi state seguendo – avrete risposto: “Sì, veramente ce l’ho un centro: la mia ragazza, il mio ragazzo, mio marito, mia moglie, il lavoro, questo progetto”. Ma questi centri, anche belli, anche onorevoli e degni, non possono essere il centro della vita, perché la ragazza ti lascia, tua moglie può abbandonarti, questa persona cara può morire: allora che ne sarà della tua vita? Abbiamo bisogno di un centro che “accentri” tutte le altre dimensioni, anche quella affettiva, anche quella lavorativa. Questo centro non può essere che Gesù, significativo nel senso che dà significato alla vita e alla morte: diffidate di centri per i giorni di festa, diffidate di centri solo per le vacanze, magari esotiche, diffidate di centri che vi aiutano ad essere felici una sera. Un centro è tale, se è significativo, ed è significativo se mi aiuta anche in un momento in cui tutti gli altri mi abbandonano, se mi sorregge anche all’atto di una tragedia, se mi sostiene anche quando dovessi sperimentare la morte di una persona cara. Quindi un centro significativo è Gesù, perché solo lui dà significato a tutto, giorno e notte, vita e morte, gioia e tristezza, realizzazione e fallimento, salute e malattia. Secondo: questo centro è attraente. Non sempre, purtroppo, dalla nostra predicazione appare questo aspetto “attraente”. “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” significa che Gesù sulla croce è attraente, anche se lo vediamo piagato. Attira! Attira le persone, attira gli sguardi, attira tutte le componenti di te, non un aspetto, attira perché affascina. Questo centro, che è Gesù, che la Chiesa proclama nel Vangelo, che è il Vangelo – guai a me se non predicassi il Vangelo, è lo slogan, l’espressione paolina slogan di questa Giornata Mondiale Missionaria – se questo “evento-Gesù” non vi attraesse così come vi può attrarre un ragazzo, una ragazza, una persona, un artista, la bellezza, un’opera d’arte, allora non stiamo parlando di Gesù di Nazareth, che è “il più bello tra i figli dell’uomo”, dice il Salmo 44. Quindi un centro significativo. Due: un centro attraente, e terzo – e concludo – un centro esigente. Lo sa bene Padre Angelo, che tra poco parlerà e le sue parole, questa sera, valgono più di quelle del Vescovo, perché è un testimone di questa vita missionaria della Chiesa, perché è il fiore all’occhiello della nostra Diocesi. Forse ci salveremo per lui, perché una Chiesa che non produca missionari, può chiudere i battenti. C’è ancora Padre Angelo a dire: la nostra è ancora una Chiesa. Il Vangelo, nella vita di Padre Angelo, è stato significativo, e lo è per la comunità che egli guida: è attraente. Egli è stato preso nella sua giovinezza da Gesù che lo ha condotto per strade che Egli non avrebbe mai immaginato. Ma Padre Angelo sa anche che questo centro è esigente, cioè non possiamo giocare al Vangelo, non possiamo partecipare alla vita parrocchiale, perché non abbiamo altro da fare, o perché è l’unico modo per incontrare una ragazza e fidanzarci, o un ragazzo, perché così troviamo partito o marito. È esigente! Esigente significa che questa attrazione poi genera anche degli imperativi, genera anche uno stile di vita, genera anche una conversione, genera anche un cambiamento. In Padre Angelo, l’annuncio di Gesù, l’incontro con Gesù, l’impatto con Gesù è stato così esigente da portarlo fuori della sua nazione, fuori dell’Europa, in un’altra avventura, in un altro continente, ad annunciare quel Gesù che egli aveva incontrato. Questo è l’aspetto esigente: magari a noi non sarà chiesto questo, ma sappi che anche per te l’incontro con Gesù, com’è accaduto a Paolo, è un incontro esigente. Non puoi continuare a fare i tuoi traffici sotto-banco, un po’ a Gesù e un po’ a Maria, come dice il proverbio napoletano, cioè un poco al mondo e un po’ “accendo la candela”. Esigente! Perché un centro che ti attragga, ti chiede anche, come abbiamo ascoltato dal Vangelo – e chiudo – ti chiede anche di costruire la tua vita, perché il chicco di grano se, caduto in terra, non muore e non rimane solo, non porta frutto: questo significa che il Vangelo è esigente, Gesù è esigente. Ecco, io vi auguro di cuore, di trovare questo centro (e non lo troverete, con queste caratteristiche così forti, fuori di Gesù), di decidervi per Lui, di sentire che il Vangelo è significativo, di sentire che il Vangelo è attraente, di avvertire che il Vangelo è esigente.

 

 

Il testo, tratto direttamente dalla registrazione, non è stato rivisto dall’autore.