Campo 2008: Canneto

Campo 2009: Campitello

Campo 2010: Rovere

Campi 2010:





  • Campo Educatori "Educare: una sfida"
    26-30 luglio 2010
    Hotel Alba Sporting
    Rovere di Rocca di Mezzo (Aq)

    IL TESTO COMPLETO






Campo 2009 - Campitello Matese


23 Settembre 2009: Il Vescovo Arturo Aiello scrive ai giovani che hanno partecipato al Campo-Scuola 2009

Il tuo Vescovo ti scrive...


Carissimo/a,
forse sei ancora là con in mano il palloncino colorato in quel mezzogiorno di fuoco di venerdì 31 luglio sul campo da tennis dell’hotel Kristiania a Campitello Matese. Eravamo all’ultimo atto del Campo Scuola che nel video somiglia tanto a un campo di sopravvivenza dove 180 giovani salgono e scendono vette in un variopinto serpentone vivente. “Aquile o aquiloni?” è l’interrogativo che ancora ti tormenta da allora, da quelle interminabili catechesi, riunioni di gruppo, scalate e celebrazioni. Forse Emanuele da allora è dimagrito! Gli aquiloni non sono quelli variopinti descritti dal “Cacciatore di aquiloni” nell’infelice cielo di Kabul dove in questi giorni hanno perso la vita Antonio, Matteo, Giandomenico, Massimiliano, Davide e Roberto dopo essere stati tranciati come il filo nella battaglia-gioco dei bambini afgani. Alcuni avevano la tua età e la loro libertà se la sono giocata per la libertà degli altri.. Paracadutisti cui le pallottole hanno forato l’ombrello della vita. Eroi.

Gli aquiloni sono i colori legati a un filo, tenuti stretti come la giovinezza, in un gioco di schiavitù. Le aquile sono colori lasciati andare in un gesto di santa follia per salire più su, più su, oltre le cortine della banalità e della volgarità. Oltre. Nella libertà. Oltre la recinzione del campo da tennis dove tu sei restato e da qui, a guardarlo dall’alto, sembra come un pollaio.

Sei ancora là col tuo palloncino colorato in un attimo decisivo. E’ strano come tutta la vita si dia appuntamento in un attimo, come in un lago, in cui tutto confluisce, da cui tutto defluisce. Ricordi? Il vento soffiava verso destra, verso l’albergo, verso l’altopiano di Campitello dove la sera prima avevamo celebrato l’Eucarestia come perla al centro di una conchiglia, e verso la Tenda del Convegno dove ci eravamo fermati nella notte in adorazione davanti a Gesù Eucaristia dopo aver ricevuto il perdono dei peccati in confessione. Avevamo indossato la polo “freedom” ed eravamo in tanti ad alzare la destra con lo stelo su cui si apriva la corolla variopinta della libertà…, eravamo in tanti, ma ciascuno era solo come avviene davanti alle grandi scelte della vita. Di che colore era il tuo palloncino? Lo ricordi? Bianco di verginità…, rosso di sangue…, rosa di confetto…, azzurro di cielo…, celeste di ingenuità…, verde di speranza…, giallo di regalità?

“Quante volte ho guardato il cielo…, ma il mio destino è cieco e non lo sa! E non c’è pietà per chi non crede e si convincerà che non è solo una macchia scura… il cielo”. La voce di Renato Zero e la sua canzone ancora ti martellano la mente: “Quante volte avrei preso il volo… ma le ali le ha bruciate già la mia vanità e la presenza di chi è andato già, rubandomi la libertà… il cielo!”. Il fiore della libertà colto e tenuto stretto in mano appassisce, è cercato dai ladri di libertà pronti a convincerti che è un affare barattarlo per l’accesso al “paese delle meraviglie”. Resta una terza possibilità: donarlo.

Ti vedo scettico davanti al messaggio centrale del Campo Scuola: La libertà è un dono da donare! Nell’attimo stesso in cui prendi coscienza di essere libero puoi innamorarti della tua libertà ed essere avvinto dalla tua scoperta, schiavo di te stesso in un gioco di specchi che ti rimanda sempre e solo la tua immagine deformata. C’è una sola via di uscita dal dedalo della libertà conquistata ed è decidersi di sacrificare la propria libertà per ciò che più conta: il Cielo? Medita la parola di Gesù che era nel vangelo proclamato il 30 luglio “Se osserverete i miei comandamenti sarete miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.

Sei ancora là con in mano lo stelo del tuo palloncino che vuole volare. Smetti d’essere un aquilone, scegli di prendere il volo come un’aquila. Cosa distingue un’ aquila da un aquilone? Il filo! Lascialo andare. Libera la tua libertà! Tutta la tua vita è nell’istante in cui la pressione del pollice sull’indice si allenta nella scelta di offrire al Cielo la tua libertà perché il filo-stelo non ti si avvolga intorno al collo con nodo scorsoio. Ecco, bravo: è andato. Finalmente!

Non uno, ma cento, centottanta palloncini prendono il volo tirandosi dietro il filo e il cuore. Un applauso accompagna i nasi in su che guardano i colori della libertà sul fondo verde degli alberi, su quello rosa-ocra del Miletto cui segue l’azzurro luminoso del cielo. Su, su, salgono svelti e leggeri mentre, inattese, scendono le lacrime sul tuo volto. Si sono rotte le acque! Sei tu che stai nascendo. La vita è adesso. Benvenuto nella terra della libertà!

Ti benedice il tuo Vescovo.
† Arturo




Campo 2008 - Canneto



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